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Rubrica: TERZA PAGINA

Ragazzo di quartiere

mercoledì 10 ottobre 2007

Un giovane minuto, gracile, che si spostava da un lato all’altro del marciapiede, che passava con la busta bianca piena di carne, si fermava, salutava con piccoli gesti. Quando veniva a cambiare del danaro, lo faceva con grande umiltà. Un ragazzo normale, ordinario. Ma il suo era un fare elegante, di continua disponibilità. Spostava l’auto, caricava la merce, la scaricava, faceva piccole commissioni, a volte fungeva da messaggero. Ogni cosa era fatta con scrupolo, impegno, pregio che non avresti trovato in molti altri.

Sto parlando al passato, di qualcuno che non c’è più. Un’auto l’ha travolto in un incidente assurdo.

Strada bagnata, scivolosa, forse era autostrada. Un camion, una frenata brusca, uno scendere veloce per rendersi conto di ciò che era accaduto e portare eventuale soccorso.

Ma non poteva rendersi conto di quello che sarebbe accaduto. Un fatto terribile - portato dal vento e dagli scrosci d’acqua - accaduto solo un giorno prima della sua grande festa di matrimonio.

Tutto era pronto. La casa, le suppellettili comprate con lunga rateazione , l’abito scuro elegante e lo spezzato sportivo per il breve viaggio di nozze.

La cerimonia si sarebbe svolta di buon mattino, con tanti amici invitati e felici di essere presenti. La sua bontà sarebbe stata giustamente premiata in questo mondo che si fa sempre più arido

Si, la pazienza e la simpatia vincono, mentre l’odio e l’antipatia perdono. Un rumore forte. Un’auto addosso a un’altra auto. Un urto senza scampo. Un ammasso di carne per un uomo che aveva lavorato, sofferto, che si stava preparando per il suo giorno più bello. Il giorno più bello è stato anticipato dal giorno più brutto

Chi ha voluto? Chi ha potuto? E con quali criteri scriteriati?

Esiste allora una predestinazione, quella che in soldoni chiamiamo destino?

E se esiste, perché ci diamo tanto da fare?

Non è forse vero il discorso del pecca fortiter, sed crede fortius ?

Vale per il peccatore, occasionale o incallito. Ma se uno agisce ogni giorno in piena umiltà, senza fare del male neppure ad una mosca, educato con tutti, pronto a toglierti d’impiccio, se uno è tutto questo, perché è atteso al varco su una strada asfaltata da un destino baro e crudele?

Mi è stato detto che fin dal mattino gli andò male: era stato investito da un’auto, che lo aveva sbalzato verso il marciapiede. Cosa fu, quella, una prova generale del destino o piuttosto un invito a restare a casa? Chi può dare la risposta?

Restano i ricordi, restano le azioni, restano donne disperate, che aspettavano il bellissimo momento del si. Un si atteso, desiderato fortemente; ma su di esso prevalse un no categorico.

Chi l’ha voluto?

Se fossi un fervente cristiano, direi che l’ha voluto il Signore, che ha deciso di chiamare il suo fedele servitore e premiarlo, tenendolo vicino, dandogli copiose ricompense celesti.

Se fossi un fervente cristiano, ma non lo sono.

Allora penso solo ad un povero cristo, che ha tirato la carretta, che s’è fatto avanti a piccolissimi passi, ma che poi è stato fermato, travolto prima di fare il passo più bello.

Ciao, amico dagli occhiali spessi.

Ciao, simpatico ragazzo di quartiere.



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