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Rubrica: PASSATO E PRESENTE

REFERENDUM SULLE RIFORME COSTITUZIONALI

Superficialità, disinformazione, strumentalizzazioni
martedì 1 novembre 2016

Argomenti: Attualità
Argomenti: Politica

C’è molta confusione sul Referendum costituzionale, eppure la nostra Costituzione è senz’altro una garanzia di democrazia e libertà. Bisognerebbe informarsi bene, valutare ogni aspetto delle riforme costituzionali con grande serietà e votare poi senza subire condizionamenti. Intanto costatiamo che mentre il centro - sinistra è diviso, i partiti di destra, fino ad ora in conflitto tra loro, ritrovano una certa unità d’intenti proprio in vista del Referendum.

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L’attenzione in effetti si è spostata dalla Costituzione ad una competizione politica e la destra, storicamente meno legata a valori democratici, assume il ruolo che un tempo era del centro-sinistra. E’ proprio un mondo che va alla rovescia! In realtà tutti i partiti dell’Opposizione non sembrano tanto interessati a difendere la Costituzione, quanto piuttosto a mettere in difficoltà il Pd.

Ci sono poi coloro che voteranno SI solo perché temono la perdita della stabilità politica con la caduta dell’attuale governo e il conseguenziale attacco di speculatori finanziari, pronti a calare sull’Italia come falchi. Il Referendum si è trasformato così in “Renzi SI/Renzi NO”. Personalmente non vedo i motivi per i quali egli dovrebbe dimettersi se prevalesse il NO.

Alla fine mi son chiesta cosa rappresenti la nostra Costituzione, quali valori siano da essa difesi. Facendo ricerche su Internet, ho trovato il discorso di Piero Calamandrei rivolto a un gruppo di studenti il 26 gennaio 1955 e l’ho letto con molto interesse.

Eccone i punti salienti: - L’art. 34 della costituzione dice: ’I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi’. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: ’E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo - ’L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro ’- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale (...).

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Piero Calamandrei

E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere (...). Quando l’art. 3 vi dice: ’ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana’ riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. (...) La costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica (..) E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica.

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Firma della Costituzione italiana

La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai (...) Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto - questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa Costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ’l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale’, o quando leggo, nell’art. 11, ’l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli’, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, ’tutte le ’la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali’, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, ’l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica’ esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, ’non è ammessa la pena di morte’, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani.

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Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione-.

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Giuseppe Fonseca

Ho trovato poi anche il link con la registrazione del discorso, pronunciato da Calamandrei con forza, convinzione ed emozione: https://www.youtube.com/watch?v=2j9i_0yvt4w

Dopo aver letto ed ascoltato tale discorso mi è venuto in mente una conferenza tenuta alla Feltrinelli di Napoli il 20 gennaio 2011, quando fu presentato il libro di G. Fonseca “La Costituzione. Il pilastro di Cristallo” (La Scuola di Pitagora Editrice). Ne discussero con l’autore autorevoli personaggi, come F. P. Casavola (Presidente della Corte Costituzionale negli anni 1992-95), G. D’Agostino, M. Villone, M. Marotta. Mi colpirono soprattutto gli interventi di Casavola e Villone.

Casavola definì gli stati come “organismi viventi”, quasi come corpi umani facilmente disgregabili, ma mentre la fine dei corpi è opera della Natura, quella degli stati dipende dall’Uomo e dal tipo di leggi che sceglie. Se andiamo indietro nel tempo attraverso un rapido excursus storico, da Platone ai nostri giorni, costatiamo che il costituzionalismo vero e proprio appartiene all’epoca pre-moderna e moderna e che le prime costituzioni europee, all’inizio per lo più denominate Statuti, subirono l’influsso del modello francese. Per evitare sia l’urto violento e rivoluzionario sia il pericolo della dittatura della maggioranza, il passo successivo fu il trasferimento del potere del popolo ai rappresentati eletti in Parlamento. Nonostante tutto ciò, alla base delle costituzioni moderne rimane ancora il concetto di Forza: il popolo deve difendersi dalla Forza del Potere e gli stessi poteri dello Stato devono salvaguardare la loro legittimazione, ben diversa dal “Gratia Dei” dei monarchi assoluti. La Costituzione italiana del ‘48, invece cerca di superare il concetto di Forza, poiché tiene conto anche della “Carta Universale dei Diritti dell’Uomo”, redatta nello stesso anno sull’onda dell’orrore suscitato da tante violenze e atrocità, in particolare quelle dell’Olocausto. La nostra Costituzione va dunque difesa poiché è basata sul riconoscimento della “persona umana”.

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F.P. Casavola

M. Villone d’altro canto mise in risalto “la fragilità” della nostra Costituzione che, pur essendo un pilastro, deve essere gestita con cura: potrebbe diventare fragile come il “cristallo” se venissero alterati i delicati equilibri tra i poteri dello Stato, con perdita di democrazia e libertà. In effetti secondo lui oggi la situazione italiana sembra alquanto preoccupante per il degrado culturale di una parte del paese, una generale perdita di valori, l’incapacità della politica nel salvaguardare gli interessi della nazione (più incline a conservare il potere che a risolvere i problemi), la debolezza dell’Opposizione che non riesce ad offrire una valida alternativa.

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Giuseppe Fonseca

La conclusione della discussione fu affidata all’autore, G. Fonseca, il quale si mostrò più ottimista nell’indicare come strada alternativa una ripresa costruttiva del dialogo attraverso “la capacità di mediare” per consolidare l’Unità nazionale, il rilancio di cultura, informazione e formazione con progetti che coinvolgano soprattutto i giovani, tra i quali ve ne sono già tanti che non si lasciano così facilmente condizionare e strumentalizzare, come molti erroneamente credono.

Personalmente dopo tale dibattito provai già a quei tempi grande preoccupazione, come un presagio dei tempi attuali. E come al solito cerco di non fermarmi alla bagarre scatenata dai partiti in Italia, ma mi piace allargare lo sguardo al mondo e alle dinamiche ora in atto: lo scenario internazionale mi sembra davvero poco centrato sulla difesa di libertà, democrazia, lotta alla corruzione, diritti umani e civili, difesa di cultura, istruzione, lavoro, ambiente e vivibilità. Allora perché non combattere per tutto ciò invece di modificare la nostra Costituzione?



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