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Rubrica: CULTURA

E’ così che si uccide (Longanesi 2015)

Le indagini del Commissario Enrico Mancini

La nuova voce del thriller italiano
lunedì 1 febbraio 2016

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Mirko Zilahi

Una trama solida e strutturata, una scrittura limpida e curata nei dettagli danno il ben venuto al romanzo di esordio di Mirko Zilahy, “E’ così che si uccide”, edito da Longanesi.

Zilahy, già editor di varie case editrici e appassionato lettore di noir e horror nonché studioso di letteratura irlandese (Ha conseguito un Ph. D. a Dublino, presso il prestigioso Trinity College), ha deciso di passare “dall’altra parte della barricata” con questo suo lavoro che è già diventato un caso letterario.

L’Ombra, un efferato assassino, si aggira per una Roma finalmente narrata fuori dallo stereotipo del turista munito di santini, o dalla descrizione apollinea delle piazze storiche: è una capitale la cui storia è fatta di sangue, acciaio, e sudore, di strutture quasi sempre dimenticate. Una città finalmente esplorata nelle sue realtà e negli spazi pulsanti, dove uomini e donne trascorrono le loro vite. E spesso vi trovano la morte. È il commissario Mancini, con la sua squadra, che dovrà risolvere il rebus di orribili omicidi dislocati in aree inconsuete e anche periferiche (Gazometro, Mattatoio). Non diremo nulla della trama; spetta al lettore scoprirla.

Ciò che interessa sottolineare, perché è una delle componenti più convincenti di questo libro voluminoso ed importante, è la perfetta esplorazione delle psicologie dei personaggi. Zilahy ne descrive le sfumature fin nei minimi dettagli, senza cadere mai nell’ovvietà o nel consueto. I fantasmi che attraversano la sua Roma si riversano pure in questi poliziotti intenti anche a rincorrere i propri spettri. Fiction e biografia si fondono ma non invadono mai gli spazi l’una dell’altra, rendendo la narrazione custode di molteplici sfumature interpretative.

Le indagini del Commissario Mancini potrebbero seguire le orme di altri famosi poliziotti, e venir ospitate sul grande schermo, per inaugurare una sorta di fiction alla True Detective, la famosa serie americana campione d’incassi. Se infatti la carta ospita i personaggi nella loro sede naturale, le atmosfere psicologiche sembrano favorevoli alla stesura di una sceneggiatura vera e propria, viste anche le diverse location e una storia scandita da ritmi televisivi. Nella lettura si intuisce il legame, da parte dello scrittore, con quei polizieschi degli anni ’70/’80 che raccontano di una capitale ormai scomparsa e che Zilahy sembra voglia ricordare con affetto, insieme ad altri rimandi di spessore culturale, insoliti per il livello medio del genere thriller/noir offerto oggi al pubblico.

Un debutto quindi che reclama già un seguito, e di cui speriamo l’autore possa presto regalare ai suoi nuovi lettori un nuovo capitolo.



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