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Rubrica: CULTURA

DISTOPIA: DOSTOEVSKIJ E I DEMONI

Chi uccide i sogni dei giovani ?
mercoledì 1 giugno 2011

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Personaggi famosi/storici

Un tempo la letteratura russa era molto amata dai giovani. Quanti libri abbiamo letto, quanti film, sceneggiati, opere teatrali, abbiamo visto in Tv!” ho detto ai miei amici guardando il film “I Demoni di San Pietroburgo” e ricordando con nostalgia quei tempi in cui da giovani sognammo di cambiare il mondo

In una sorta di realtà romanzata, il regista G. Montaldo in effetti presenta nel suddetto film eventi storici nella Russia zarista di metà ‘800, una sorta di background alle vicende biografiche del grande F. M. Dostoevskij (1821-1881).

In una San Pietroburgo avvolta dalla nebbia lo scrittore, ormai vecchio, riceve informazioni su un grave attentato organizzato da una società segreta di giovani sovversivi, convinti seguaci delle idee rivoluzionarie da lui espresse negli scritti giovanili. An 10000000000000BC0000010C57280332gosciato, si aggira per strade e luoghi della città cercando di fermare i terroristi, tormentato dai suoi “demoni”: scelte del passato, senso di colpa, dubbi, malattia, miseria, dipendenza da alcool e droga. In fondo egli si chiede se sia giusto da giovani accettare ciecamente ideali astratti, strumentalizzati poi dall’altrui delirio di onnipotenza che stravolge e uccide proprio quegli stessi ideali in una spirale di odio e violenza: i giovani sognano sempre di cambiare il mondo, anche la gioventù russa, oppressa dallo zarismo, sognò giustizia, libertà ed equità sociale, ma quanto sangue e quante delusioni costarono quei sogni!

10000000000000BF0000010739D8086FCome il tormentato scrittore, San Pietroburgo, una delle città più belle ed affascinanti del mondo, teatro di grandi eventi storici e culturali, forse è specchio fedele della Russia, vasto territorio tra oriente ed occidente in cui s’incontrano e si scontrano elementi opposti e contrastanti: ricerca di verità e giustizia, sensualità e spiritualità, delitto, castigo e redenzione, fatalità, tragedia e sofferenza, ma anche gioia e grande brama di vivere. “ Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, amo ardentemente la vita, amo la vita per la vita”, Dostoevskji scrisse.

10000000000000BC0000010CCA1F3D3B Fu nel gennaio 1839 che egli entrò nella scuola superiore militare di San Pietroburgo per studiare ingegneria per volontà del padre uomo duro, violento, alcolizzato che contrastò il suo amore per la letteratura. Diventò quindi sottotenente, ma poi rinunciò alla carriera militare e cominciò a scrivere suoi primi romanzi “Povera Gente”, “Il Sosia”, “Le Notti Bianche”. Nel 1849 venne arrestato come affiliato di una società segreta con a scopi sovversivi e condannato a morte. Mentre era sul patibolo fu informato che la pena capitale era stata commutata in lavori forzati. Lo shock causò gravi attacchi di epilessia che segneranno tutta la sua vita: tracce se ne trovano anche in alcuni personaggi come il principe Myskin (“l’Idiota”). Deportato in Siberia, nella fortezza di Omsk, visse tragiche e sconvolgenti esperienze che narrò in “Memorie dalla Casa dei Morti” e in “Delitto e Castigo”. Nel 1854, rilasciato per buona condotta, scontò il resto della pena servendo come soldato semplice nel 7° battaglione siberiano a Semipalatinsk, lungo il confine cinese. Qui nel 1857 sposò Marija Dimitrvna dopo varie vicissitudini.

Nel 1859, congedato dall’esercito, finalmente si stabilì con sua moglie a Tver, vicino a San Pietroburgo e ricominciò a scrivere e a pubblicare le sue opere con l’aiuto del fratello Micail. Nel 1864, dopo la morte della moglie e del fratello, si recò in Europa dove giocò disperatamente alla roulette per pagare i suoi debiti, perse e peggiorò la sua condizione finanziaria (esperienza narrata nel “Giocatore”). 10000000000000AE00000121BE08DA69Rinunciò per fortuna al vizio del gioco e cominciò a scrivere alacremente con l’aiuto di Anna Grigor’evna, un’abile stenografa divenuta poi sua seconda moglie e così riuscì a liberarsi dai debiti, grazie anche al successo del romanzo “I Demoni”, in cui espresse tutti i dubbi sulle passate scelte politiche. In questa fase della sua vita che segnò la caduta delle illusioni giovanili, strinse amicizia con Konstantin Pobedonoscev, intellettuale conservatore. Diventò quindi direttore della rivista Grazdanin dove in vari articoli di attualità, evidenziò le sue nuove tendenze conservatrici, nonché purtroppo anche il suo antisemitismo.

10000000000000BC0000010C1651B1E3 Nel frattempo la sua vita familiare veniva segnata da tragedie, come la morte di due figli, e dalle malattie che continuavano a minarlo. Oltre all’epilessia, venne colpito da un enfisema polmonare nel 1979. Continuò comunque a scrivere su giornali riviste e compose il suo romanzo più voluminoso, “I Fratelli Karamàzov” che ebbe un enorme successo. Dopo poco morì nel 1881 a San Pietroburgo per l’aggravarsi dell’enfisema. Nel suo appartamento ora c’è un museo a lui dedicato. L

10000000000000A6000001301DB9AFE1Forse una lettera a sua padre ci offre un’importante chiave di lettura dell’anima di questo grande tormentato scrittore, una lettera nella quale affermò che l’uomo è un mistero che bisogna comprendere e approfondire: “Io studio questo mistero, poiché voglio essere un uomo” egli scrisse. E in effetti egli s’immerse nei profondi abissi dell’animo umano per scoprire il senso della vita, dell’eterna lotta tra Bene e Male, tra abbrutimento e bellezza salvifica, caos e intensa spiritualità.

“Distopia” è il nome del male di Dostoevskij, un male che colpisce spesso intere generazioni di giovani, come quella dei grandi scrittori romantici che abbracciarono con entusiasmo gli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza della Rivoluzione Francese, ma poi si ritrassero inorriditi dinanzi al Regime del Terrore e all’imperialismo napoleonico. Forse anche la generazione del ’68 oggi sta soffrendo dello stesso male: la caduta delle ideologie.

Gli ideali vengono spesso definiti “utopie”, quasi a voler scoraggiare a priori la possibilità che si possano realizzare. Chi uccide gli entusiasmi dei giovani, la loro speranza di poter cambiare il mondo? Un Potere freddo, burocratico, egoistico, calcolatore, sempre presente nella storia, oggi sempre più forte e “globalizzato”. Potrà mai essere sconfitto? Winston Smith personaggio creato da G. Orwell, altro malato di distopia, in “Nineteen eighty-four ” dice ai suoi torturatori: - Non so come, ma qualcosa vi sconfiggerà, lo so che fallirete, c’è qualcosa che non riuscirete mai a dominare: lo spirito dell’Uomo -.



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