Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE |
![]() PARAGONE DEGLI INGEGNI MODERNI E POSTMODERNIdi Paolo Rossi Ed.Il Mulino 2009
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martedì 2 febbraio 2021
Argomenti: Recensioni Libri La conoscenza è democratica! Il pensiero filosofico è spesso troppo zelante nel ricostruire macrocategorie dove vengono stipati fatti ed epoche storiche decisamente lontani e diversi fra loro. Questa operazione, oltre a essere inopportuna perché semplifica quanto in realtà è multiforme e complesso, ha anche il torto di essere funzionale a metanarrazioni decisamente poco innocenti. Ne è esempio tipico la cosiddetta ordinaria distinzione tra moderni e postmoderni, oppure le varie filosofie che parlano della storia dell’occidente come di un percorso “destinato” o “folle” perché uscito fuori dai binari di una verità oggi compresa solo da pochi – e da pochi spiegabile. In Paragone degli ingegni moderni e postmoderni, saggio del 1989 ma ancora attualissimo, il filosofo Paolo Rossi si cimenta quindi in un compito arduo, quasi donchisciottesco: combattere il main steam culturale presente in Italia e in tante università straniere dedite a sposare con troppa leggerezza tesi e idee tutt’altro che scontate o necessarie – se non a far fare carriera a chi le promuove. Le critiche rivolte a grandi pensatori del Novecento – da Heidegger a Severino, da Volpi a filosofi star della sinistra – hanno l’obiettivo di riportare l’attenzione dello studioso e del lettore a un metodo più scientifico e ad analisi meno ammantate di sacralità. Cosa significa? La critica dell’autore è cristallina: molti filosofi vestono il loro pensiero di un vocabolario ermetico, oscuro, quasi mistico per affermare una idea di verità contraria alla mentalità progressista e democratica. Ciò che è vero, per Rossi – e concordiamo con lui - può e deve appartenere a tutti, essere verificabile e condivisibile. Gli scienziati, con le loro scoperte, ne sono un esempio. Un esperimento effettuato in Nuova Zelanda può essere riprodotto in Argentina, smentito o confermato. Coloro i quali, invece, propongono un sapere iniziatico, ermetico, non solo negano le fondamenta della conoscenza d’oggi, ma fanno una scelta politica mascherandola per ‘naturale’. Nodo centrale dell’analisi di Rossi è proprio palesare quanto si insinua tra le trame del pensiero aurorale, misterico. Similmente ad Adorno ne Il gergo dell’autenticità, (pensatore non risparmiato dalla critica), lo studioso rileva che i filosofi attratti da una tale prospettiva elitaria e antidemocratica non sono altro se non seguaci del pensiero conservatore antimodernista. Ossessionati da un tempo in cui dicono (mentendo) regnasse la verità, la purezza e l’innocenza, si scagliano con tutte le forze contro l’età moderna, giudicata fonte di ogni male. La scienza, la tecnica, il progresso sarebbero i tre elementi che hanno allontanato l’uomo da un Vero storicamente mai esistito. La risposta dunque non è altro che reazione: da Evola a Severino, troppi filosofi contemporanei sono semplicemente “figli di Heidegger”, bollato definitivamente non solo come un uomo nazista, ma come l’autore di una filosofia nazista.
“Insistere sulla varietà e molteplicità delle tradizioni, sulla irrimediabile varietà delle idee, sul molto rumore e sui molti disaccordi che caratterizzano la storia, sulle discordanze di cui è pieno il mondo delle idee genera in molti un invincibile senso di fastidio”. Questo fastidio genera chiusura, ovviamente. L’unica alternativa è continuare a credere nella cultura inclusiva e non elitaria, ma soprattutto combattere qualsiasi idea monocolore. Testo potente e ricco di stimoli, Paragone degli ingegni moderni e postmoderni dovrebbe, a mio modesto avviso, essere un punto di riferimento per i tanti studenti che studiano (anche per non esserne d’accordo, perché no?) - e andrebbe utilizzato per una riforma complessiva del mondo dell’istruzione, troppo spesso ancorato a un nostalgico passato o ad autori decisamente necessari solo a loro stessi. Diritti di copyright riservati |