Rubrica: COSTUME E SOCIETA’ |
ALL’ELISEO UN CONFLITTO FAMILIARE TRATTO DA BERGMAN di
lunedì 28 aprile 2008
Argomenti: Teatro Dal film (1978) di Ingmar Bergman "Sinfonia d’autunno"
Sinfonia d’autunno, il noto film (1978) di Ingmar Bergman interpretato dalla memorabile coppia composta da Ingrid Bergman e Liv Ulmann, ha trovato in Maurizio Panici il regista sobrio che ne ha fornito una indovinata edizione teatrale, imperniata sulla tesa drammaticità di Rossella Falk e Maddalena Crippa (Eliseo). Una madre, famosa concertista, va a trovare in una lontana canonica la figlia Eva, sposata ad un pastore protestante: non si vedono da molti anni e subito lo spettatore comprende come le due donne siano separate da una distanza psicologica assoluta. La prima, Charlotte, è tutta presa dalla sua carriera fortunata, in un egocentrismo assoluto che non può lasciare alcuno spazio ai sentimenti, tanto più che la seconda, Eva, subisce ancora i contraccolpi di una antica incomprensione in sede familiare e della successiva tragica perdita del figlio: i colloqui tra loro sono quindi spietati sino a colpire ogni corda delle rispettive ansietà. Adesso, dopo che anche la madre risente gli effetti della perdita del proprio compagno di vita, vi potrebbe essere la possibilità di una maggiore reciproca vicinanza. Ma i dolori subíti legano entrambi alle rispettive esperienze, ampliando anzi le distanze. Ed in poche ore riemerge quella separatezza che le ha sempre contrapposte. Né il passato né il presente né la pietà né un senso del perdono può cancellare quella lacerazione profondo. In Eva è viva una capacità straordinaria di dare affetto agli altri – come nel caso della sorella inferma da lei accolta in casa – e forse potrebbe ancora darne alla madre, ma Charlotte è troppo chiusa nel proprio egoismo per potersi aprire alla figlia, la cui emotività non la tocca minimamente, e così non le resterà che riprendere la strada del suo isolamento. Le interpreti, dirette con intelligente compenetrazione dal valente regista, hanno gareggiato in una vera prova di bravura, offrendo al pubblico lo strazio dolente delle due donne bruciate nelle loro vite, l’una incapace di aprirsi schiettamente, l’altra desiderosa di sentire quell’autentico affetto che non ha potuto avere né da ragazza né dal marito. Rimane così ancora una volta delusa dalla speranza di un diverso modo di vivere e di essere compresa. La religiosità che nel film Bergman sapeva irradiare è qui invece coperta dal misterioso senso dell’impossibilità d’amore, più forte delle singole volontà. Spettacolo a tutto tondo in un palcoscenico semplice e di tipo tradizionale, con chiare scene (di Aldo Berti) nelle quali il bianco evoca una innocenza appena intravista. Il ruolo del pastore è affidato a Marco Balbi. Costumi di Lucia Marini ed encomiabile resa delle musiche di Chopin. Carlo Vallauri Diritti di copyright riservati |