Rubrica: ITINERARI E VIAGGI |
![]() LIVING IN AMERICAEsperienze di vita in viaggio per il mondo
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mercoledì 1 giugno 2011
Argomenti: Ricordi Nel 2006 il carissimo amico professor Arturo Capasso mi fece dono del libro “La democrazia in America”, riguardante il viaggio che il politico e storico francese Charles Henry Clérel de Tocqueville compì negli Stati Uniti nel 1831, con lo scopo ufficiale di studiarne il sistema penitenziario e quello ufficioso di osservare l’America.
Alla fine del 1999, alla stessa età di Tocqueville e cioè 25 anni, decisi di partire per gli States motivata dal desiderio di imparare la lingua inglese, di reperire materiale per la mia tesi, di fare un’esperienza di vita e, last but not least, di conoscere il sistema politico e la vita sociale del Paese più potente del mondo. Il mio soggiorno durò diciotto mesi; un tempo sufficiente per capire, ammirare, condividere e dissentire. Nei primi nove mesi lavorai come cameriera presso un ristorante italiano situato a Palm Bay, vicino Orlando in Florida, e contemporaneamente frequentai un corso intensivo d’inglese presso il Community Brevard College di Coco Beach. Il lavoro al ristorante mi piaceva perché potevo conoscere (ed osservare) ogni giorno persone nuove. Tuttavia, alcuni clienti lo frequentavano con assiduità, sicché potei approfondire la loro conoscenza. Tra questi c’era Robert, un uomo sui 36 anni, che cenava al ristorante una volta a settimana, il giovedì. Non era un ospite molto gradito perché, essendo obeso, spesso faceva stramazzare la sedia su cui era seduto. Robert accompagnava il suo pasto con della birra, ma il più delle volte non finiva né l’uno né l’altra perché sopraffatto dal sonno. L’obesità é una malattia molto diffusa negli Stati Uniti. Le cause sono riconducibili alle cattive abitudini alimentari, la vita sedentaria, lo stress.
Ad ogni modo, di fronte alla scena di Robert che si agitava sul pavimento come uno scarafaggio che cerca di rigirarsi nel verso giusto, non c’era tempo per interrogarsi sulle cause dell’obesità in America: bisognava tirarlo sú. Un altro cliente altrettanto indesiderato era il capitano Richards, un uomo dalla figura esile di circa sessant’anni, reduce della guerra in Vietnam. Soffriva di crisi depressive ed assumeva perciò psicofarmaci che mandava giù con generose sorsate di birra: un cocktail da delirio! Vestiva sempre con la giacca verde della mimetica e lasciava mance troppo modeste per le mie colleghe che, quindi, litigavano tra loro su chi dovesse servirlo. Più di una volta mi sono offerta di farlo io, da un lato perché m’inteneriva e dall’altro per riportare la quiete nel “pollaio”. Mi chiedeva di sedere per qualche minuto al tavolo con lui ed ascoltarlo; cominciava a parlare del Vietnam, dei cecchini, delle assordanti esplosioni, dei bambini uccisi. Il racconto a tratti s’interrompeva a causa del pianto, poi si asciugava le lacrime scusandosi. Improvvisamente si alzava per andare in bagno e mi pregava di aspettarlo. Quando tornava si metteva sull’attenti e mi chiedeva se i capelli fossero in ordine e le scarpe opportunamente lucidate. Rispondevo: sí signore!
Un’apprezzabile qualità di questo Paese é sicuramente il suo essere multietnico e multiculturale, dunque open minded e lo dimostra l’elezione a presidente del giovane afroamericano Barack Obama. Dati statistici mostrano come la quota della popolazione bianca sia in progressiva diminuzione nella composizione dell’intera popolazione americana, mentre aumenta la presenza di Ispanici, Asiatici e per l’appunto Neri. Le contraddizioni certo non mancano e riguardano la permanenza di ampie fasce di povertà; gli oltre 40 milioni di cittadini che non hanno alcuna copertura medica; la diffusione delle armi ed il fenomeno degli school shooter, causa di numerose vittime l’anno; la pena di morte, ecc. Dopo averli osservati da vicino, mi sono chiesta quali fossero allora i fattori che facevano degli USA una superpotenza a livello mondiale. La risposta che mi sono data riguarda la loro way of thinking, fortemente improntato al positivismo; le loro grandi doti organizzative; il pragmatismo; il senso di civiltà; le capacità innovative; ecc. E saranno proprio questi fattori a far superare agli Stati Uniti l’attuale crisi economica globale. Diritti di copyright riservati |