Nel frastuono scintillante delle passerelle della moda, dove luci e flash sembrano sospendere la realtà, s’intrecciano i destini di tre donne, raccontando aspetti che raramente si mostrano: la fragilità dietro la perfezione, la resilienza silenziosa che abita i corpi e le anime delle donne.
Alice Winocour, regista francese già autrice di Proxima e Revoir Paris, affronta in questa nuova opera gli aspetti più intimi, arrivando al cuore delle protagoniste, esplorando il mondo della moda per raccontare, in realtà, la vita, la malattia e la solidarietà femminile.
Il film si apre con la figura di Maxine (Angelina Jolie), regista americana appena arrivata a Parigi per girare un video che aprirà la sfilata, fresca di divorzio che affronterà una mastectomia al seno. L’altro personaggio è Ada (Anyier Anei), giovane modella sud-sudanese in cerca di libertà da un destino imposto e il suo sogno di diventare farmacista. Poi c’è Angèle (Ella Rumpf), truccatrice donna in un mondo piuttosto maschile, che all’ombra delle passerelle lavora e sogna di raccontare quello che vede accadere davanti ai suoi occhi, l’umanità frenetica e fragile che popola la moda.
Tre donne lontane per origine e condizione, ma unite da un filo invisibile di solidarietà e sopravvivenza. «Ognuna di loro ha qualcosa da riparare», spiega Winocour. «Volevo raccontare personaggi a diverse età della vita — i vent’anni, i trenta, i quaranta — tutte di fronte a un bivio, a un atto di resistenza personale».
Il film nasce da un anno d’immersione della regista dietro le quinte della moda: truccatrici, sarte, modelle, “piccole mani” della haute couture, che l’hanno colpita nel profondo. «La moda è una corsa contro il tempo - dice Winocour -. Appena un abito nasce, è già vecchio. Mi ricordava la canzone di Françoise Hardy, “Mon amie la rose”: la bellezza e la morte che camminano insieme».
Coutures ritrae il corpo come luogo di tensione e di cucitura accostando la pelle ferita e malata di una delle protagoniste e quella delle modelle misurate dalle sarte. «Un chirurgo mi ha detto: quando opero, è come cucire», racconta la regista. «La chirurgia e la moda condividono lo stesso gesto: rimettere insieme ciò che si è rotto»

- Angelina Jolie
Per interpretare Maxine, Winocour ha scelto Angelina Jolie, che qui si mostra in una versione inedita: vulnerabile, ferita, ascetica «Angelina è una star ma anche una ribelle, una solitaria», dice la regista. «Dietro la sua forza c’è una grande purezza. Volevo mostrarla fragile, non invincibile», una forza che è fragilità e purezza. Oltretutto, Jolie ha una connessione personale, sua madre e sua nonna materna sono morte di cancro al seno, lei stessa si è sottoposta ad un’operazione per evitare di ammalarsi, ha deciso di imparare il francese proprio per omaggiare le donne della sua famiglia franco-canadese.
Anyier Anei, modella sud-sudanese alla sua prima prova cinematografica e Ella Rumpf, la truccatrice dallo spirito ribelle e compassionevole che interpreta Angèle, vero angelo silenzioso che nasconde le imperfezioni con il trucco e allo stesso tempo traduce i pensieri degli altri divenendo la voce narrante del film.
Tra gli interpreti maschili, Vincent Lindon, nel ruolo del chirurgo, e Louis Garrel, nel ruolo dell’amore inatteso che riaccende in Maxine la volontà di vivere.
Già nel titolo “Coutures” (“Cuciture”), gioca sul doppio significato: dei punti che tengono insieme un abito e quelli che ricuciono un’anima e nel film le suture tra passerelle, sale operatorie, stanze d’albergo e atelier sono visibili, come la trama di un tessuto che tiene insieme tutte le vicende umane.
Il finale della tempesta, segna la fine e la trasformazione, come quando un abito non funziona e bisogna strappare per ricominciare, voltare idealmente una pagina, rendersi conto che la vita ci permette di guardare in faccia le nostre illusioni per ricominciare un’esistenza più vera.
Le musiche della svedese Anna von Hausswolff, intrecciate a quelle di Filip Leyman, sottolinenano l’aura mistica, tra sacro e gotico.
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