Presentato nella sezione “Grand Public” alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale dal 23 ottobre, “La vita va così” è la nuova commedia di Riccardo Milani che mescola ironia, malinconia e riflessione civile.
Il film racconta la storia di “Efisio Mulas”, un pastore sardo che vive in solitudine lungo una costa incontaminata del sud dell’isola. Custode di un mondo antico, Efisio rappresenta la memoria di un tempo in cui la terra era sacra, tramandata come un dono e non come una merce.
Il suo equilibrio viene sconvolto dall’arrivo di “Giacomo” (Diego Abatantuono), un imprenditore del nord deciso a costruire un lussuoso resort proprio sui terreni del pastore. L’offerta che gli sottopone l’imprenditore è per il pastore una minaccia silenziosa che non solo cancellerà ogni legame con le radici ma priverà le generazioni future di un bene comune. Giacomo è convinto che tutto abbia un prezzo e manda sul posto “Mariano” (Aldo Baglio), capocantiere siciliano dal carattere pratico e cocciuto, con l’incarico di persuadere Efisio a vendere. Efisio rifiuta ogni offerta, sostenuto solo dalla figlia “Francesca” (Virginia Raffaele), divisa tra il desiderio di cambiare vita e la fedeltà a un padre che difende la propria dignità come ultimo atto di libertà.
Milani costruisce una storia ispirata a un fatto realmente accaduto in Sardegna, unendo commedia e dramma per mostrare quanto sia facile smarrire il senso della misura di fronte al denaro. Tra corruzione, abusi e false promesse, la contesa finirà in tribunale, dove a decidere sarà “Giovanna“ (Geppi Cucciari), giudice originaria di quei luoghi, consapevole delle ferite inflitte da anni di speculazioni edilizie.

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Mentre la comunità, accecata dall’illusione del progresso, accusa Efisio di ostinazione e di egoismo, il vecchio pastore resta fermo nei suoi principi, convinto che “la vita va così”, e che ogni scelta – anche la più solitaria – contribuisca a costruire o distruggere il futuro comune. Il suo gesto diventa simbolo di resistenza, un richiamo a difendere ciò che appartiene a tutti.
Con un linguaggio semplice e diretto, Milani firma un film che diverte e fa riflettere, ricordando che la tutela del “bene comune“, come le spiagge e il paesaggio, è un valore fragile ma essenziale, troppo spesso minacciato da chi confonde lo sviluppo con lo sfruttamento.