Dopo 2 anni di conflitti disumani tra Israele e Palestina, finalmente si parla di “pace”, più o meno effettiva e sicura, ma resta la certezza che rimangono gravi problemi insoluti e, soprattutto, la situazione finale appare di non molto invariata, con due stati vicini e, allo stesso tempo, divisi e nemici da sempre.
A Gaza i bombardamenti israeliani hanno causato oltre 62.000 morti e 156.000 feriti (fonte Ministero della Sanità palestinese), che si vanno a sommare alle oltre 1.500 vittime israeliane. Per non parlare di 64.000 bambini che sono stati uccisi, feriti o mutilati in tutta la Striscia di Gaza e tra questi addirittura mille appena nati.
Un conflitto assurdo, una strage, da molti indicata come “genocidio” che non trova alcuna minima giustificazione morale o razionale.
A nulla sono serviti moniti e disapprovazione da parte dei numerosi Stati di tutto il mondo, costretti a guardare, ogni giorno, nuovi sanguinosi eccidi, distruzioni complete di abitazioni, ospedali, scuole ed, infine, la costrizione rivolta agli abitanti della Striscia di Gaza a lasciare immediatamente il loro territorio e tutto ciò che avevano e a cercare asilo altrove, con minaccia di morte.
Una crudeltà oltre ogni limite umano di cui i responsabili dovranno rendere conto a Dio e all’umanità intera.
Ora, mentre si festeggia una possibile pace, il risultato finale del conflitto prevede, comunque, la realtà di due Stati che, da secoli, sono in lotta tra loro, mentre si rivendica, anche erroneamente, da parte di qualche Paese europeo il successo della soluzione finale della guerra.
L’intervento del Presidente USA Trump è stato, certamente, risolutivo, come hanno influito sull’opinione pubblica mondiale, tutte le manifestazioni svoltesi in Europa pro Palestina, contrariamente alla pubblicità fatta tempo fa sul possibile utilizzo della striscia di Gaza a scopi turistici di lusso, che era risultata, a dir poco offensiva, ed inopportuna…
Staremo a vedere.
Mentre si stanno effettuando gli scambi dei prigionieri, molti dei quali deceduti, è impossibile non compiangere una popolazione stremata, decimata, sofferente ai limiti estremi, privata di ogni diritto di sopravvivenza, solo per ambizione, odio storico e desiderio di conquista a tutti i costi, con una guerra, oltre ogni limite, che si sarebbe potuta evitare.
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