Sì, ma intanto io non so come passare queste due ore. Accidenti… Ma è mai possibile che un uomo come me debba disorientarsi per una cosa da nìente ? Insomma: cosa si fa quando ti capita fra capo e collo un po’ di tempo libero ? Già ma a me non capita quasi mai ! E quando mi capita, che faccio ? Adesso che ci penso, io uscivo. Passeggiavo sempre, e mi guardavo i titoli dei giornali fuori dalle edicole, e poi tutte le donne che passavano. Ma un momento: io questo lavoro l’ho fatto sino all’altro giorno ! Perché oggi ci sto a pensare ? Forse perché non mi va di uscire. Già, deve essere così.
Ma perché non mi va di uscire ? Ah, non lo so. E poi, che sto a scervellarmi, mi sembro un filosofo. Tò, guarda, sono passati cinque minuti. Però, come è comodo ! Uno si mette a pensare, e il tempo passa.
E quando dicono che fa bene pensare a se stessi, ogni tanto, forse hanno ragione. Così, avere dei rientri…
Sì, ma adesso che mi sono accorto che mi sono accorto che penso…accidenti, come sono diventato complicato ! Quasi quasi non mi capisco più !...
Dunque, ricapitolando… bè, lasciamo stare… Però ora mi annoio più di prima. E sto diventando furioso. Proprio mi arrabbio. Voglio trovare qualcosa da fare. Per forza.
Ah, ho trovato ! Finalmente ho trovato. Farò un solitario. E ! sono solo: faccio un solitario. Ecco qua: le carte, le sigarette… Vediamo un po’… Una volta conoscevo un solitario, ma da anni non ne faccio più. Dunque, come si faceva ? Mi pare così: una croce di carte: una due tre quattro cinque. Sì: ma poi veniva come una rosa. Come mai ? Ah, erano gli assi. Eh sì, quando escono gli assi, si mettono tra le assi della croce. E come si va avanti ? Dunque: quando c’è una carta maggiore di un’altra, si mette sopra… O no ? Un momento, è il contrario, se no come si fa a mettere sopra gli assi ? Già, è così. Proviamo un po’.
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Ora ne faccio un altro di solitario, però non mi va, ne ho già fatti due. Ecco che mi annoio. Mi ricordo che da piccolo, quando facevo le casette con le carte… e mamma mi ci soffiava sopra… ed io mi arrabbiavo piangendo e ridendo nello stesso tempo. E mamma rideva, poi subito smetteva, e mi faceva tutto un palazzo con le carte. Ora ci provo io. Ma… mi posso mettere a fare le casette ?
Ma oggi proprio mi sbalordisco. Prima mi annoio, poi non mi va di uscire, poi… mi metto a fare i solitari come le zitelle; ora le casette ! oh, che mi sto invecchiando ?
Già… forse è proprio così. Invero, se questa è la vecchiaia, han ragione di dire che è brutta: è orribile ! Adesso mi par di capire perché dicono che i vecchi son scontrosi. E già… si annoiano sempre !
Però, che sto dicendo ? Io, capisco i vecchi ? E sì; forse proprio sì. E allora anche io… Dio, come si cambia nella vita… e tutto oggi…
Meglio che non pensi più. Per oggi ne ho abbastanza di me stesso. Non voglio immalinconirmi ancora di più: più uno pensa, e più si scava la fossa del proprio pensiero. Non m’importa più di quel che facevo: lo facevo e basta. Anzi, voglio far qualcosa di strano, illogico…
Ecco, faccio una partita ! Sì, una partita: da solo ! Ecco, tre carte a me e tre a… al morto ! Ecco (basta che non si muovano !). E adesso ? Adesso… gioco.
Ecco, se io tiro questa, lui prende; se tiro questa, prende; se tiro questa qui invece…prende lo stesso ! Accidenti che cartacce ! Bè, andiamo avanti: vediamo che m’è venuto. Eh, eh, stavolta mi sa che prendo tutto, pure dal tavolo. E sì, perché io tiro così, lui non può fare altro, e sì…
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Accidentaccio, sto perdendo a rotta di collo: di 4 partite ne ho vinta una sola. Meno male che non lo sa nessuno: io che godo fama d’essere un fortissimo giocatore, e poi, me ne sono sempre gloriato. È strano, quando si hanno le carte degli altri, si perde. Veramente, quali altri ?
In fondo le carte le muovo tutte io. Dunque – potrei stare da una parte come dall’altra… però non si può fare a meno di tenere per una parte di sé, e per quella che perde ! In verità, io ho perso con me stesso: che sciocchezza, eppure è vero.
Una cosa è certa: che v’è qualcosa in noi indivisibile, ma anche qualcosa che può come sdoppiarsi. Io ho potuto giocare con me stesso: però una parte ha vinto, ma ha anche perso, ed io mi sono addolorato della mia perdita al gioco.
Cioè ho assunto la personalità della parte che ha perso. Ma… perché non sento il piacere della parte che ha vinto ? Forse perché sono debole ? O forse perché amo sempre mettermi dalla parte del più debole ? Non lo so, potrebbe essere tutte e due. Del resto, adesso che ci penso, tutto questo ha importanza ? No: dunque !
Vediamo un po’ che ore sono. Caspita, si è fatto tardi ! Guarda un po’: il tempo non mi passava mai, alla fine me ne è passato troppo. E sai come ? pensando a quelle stupidaggini.
Sono rovinato ! Ho perso un patrimonio. Maledizione a quando mi è venuta l’idea di segnare quanto perdevo. Come posso io, da solo, perdere un numero tale di partite ? E quello che è più terribile è che io conosco le carte in gioco, le mie e le sue… roba da matti.
Già, sto diventando matto sul serio…. Non riesco più a lasciare queste maledettissime carte. Gioco, gioco… chissà che mi gioco ? Voglio vedere se posso ristabilire le sorti della serata…
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E’ notte, purtroppo! Giuro che mi sono venute tutte le combinazioni delle carte, ma io perdo sempre. Faccio pena a me stesso… Io, così forte a questo gioco, perdere così… in questo modo pauroso. Ecco qui: su 27 partite, ne ho vinte 5. Ne ho perse 22: ventidue, capisci ? Non ne posso più, ho paura di me stesso: credo che questa sia la pazzia.
Ma se fosse , non lo capirei. Oppure il pazzo capisce di esserlo, ma non si accorge di fare cose strane. Forse… io sono pazzo. Chissà in questo momento cosa sto facendo… ho sentito dire tante volte che i pazzi soffrono. Già, ed io soffro, soffro davvero… e sono pazzo, sono pazzo… di esserlo.