Dal 18 luglio al 28 settembre 2025 la sua mostra “Echi del tempo”, a cura di Andrea Romoli Barberini, è ospitata a Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi e del relativo museo di arte novecentesca gestito e valorizzato da CoopCulture.
Ricordiamo che questo palazzo, nel rione Esquilino, sin dalla sua nascita è un punto di riferimento del confronto multiculturale a Roma attraverso l’arte e già nel 2023 ha portato in Italia nella collettiva UP una selezione di giovani artisti cinesi emergenti. Non è questo il caso di Zhang Xiaotao, che è considerato uno dei più raffinati interpreti dell’arte cinese contemporanea, e che è conosciuto in Italia grazie alla sua partecipazione alla 55.ma Biennale di Venezia nel 2013.
Sono esposte 18 opere, non sempre comprensibili al primo sguardo (come spesso accade nell’arte contemporanea concettuale), ma certamente ricche di suggestioni magnetiche per il carattere emblematico con cui, tra pittura e tecniche di animazione digitale, fatti, situazioni e luoghi del vissuto dell’artista riaffiorano come “risonanze del tempo”.
Tradizione e innovazione, linguaggio pittorico e sperimentazione tecnologica si confrontano in un dialogo costante tra intimo e universale, dove traumi, memorie e paure si intrecciano a simboli, luoghi e spiritualità, perché, come afferma Zhang Xiaotao: “L’arte deve essere carne e sangue, deve scaturire da una necessità che spesso coincide con disagio e dolore”. Un’installazione, in particolare, è costituita da un lenzuolo, un “sudario del riscatto”, con soggetti della pittura figurativa formulata con colori di sangue e di morte.
È questo il suo modo di raccontare la società contemporanea, che considera il “laboratorio più crudele per un artista, un libro fondamentale e senza parole, la vera università”. L’arte è il risultato della lotta tra intuizione, riflessione e realtà, ed egli con il suo linguaggio essenziale, ma allo stesso tempo con significativi dettagli, sembra richiamare una qualche forma di “animismo”, o meglio la capacità di riconoscere e significare l’anima delle cose. Più che un maestro di bellezza, sembra un maestro di sapienza, certamente frutto della sua immersione nella cultura tibetana.
Tra le opere esposte, ci colpiscono particolarmente quelle intitolate “La polvere ardente”, che rappresentano l’immagine senza volto, in quanto impermanente, di Buddha, una statua corrosa che tuttavia splende per la saggezza di colui che ha plasmato per secoli la cultura orientale. In queste opere è come se l’artista percepisse l’energia latente dei tempi passati che si materializza nel presente. E l’energia dell’antica scultura di Buddha echeggia con quella del luogo nel quale è collocata, come se materia e spazio sfumassero una nell’altro, sublimandosi in una visione onirica, in una sorta di surreale spirale cosmica.

- la_polvere_ardente
Nei dipinti della serie “La luce di Buddha”, è il particolare di un’unica mano che emerge dall’insieme a significare con i suoi gesti la tradizione di saggezza che dal passato giunge fino a noi. In altri dipinti ci colpiscono la raffigurazione di elementi vegetali, come le fragole deteriorate dalle muffe in “Il paesaggio corrotto - neve che vola” del 2008 (olio su lino, cm 300x200), o anche animali, come le formiche, simbolo di operosità, in “L’arrivo del temporale 5”, una grande tela del 2008-2025 (olio su lino cm 300x200). Nel dipinto “La montagna vuota” del 2023 (olio su lino cm 200x300) sono invece dei dettagli architettonici (in particolare un ponte che forse allude a un passaggio spazio-temporale) che affiorano alla vista in un coacervo di fluidi colorati.

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- la_montagna_vuota_2023
Il visitatore, immergendosi nell’universo visivo e concettuale dell’artista, potrà scegliere di “cedere alla tentazione di osservare e leggere la mostra di questo maestro come un’opera unica e totalizzante”, ha affermato il curatore Andrea Romoli Barberini, che spiega il suo pensiero con queste parole: “L’unicità, intesa come caratteristica propria di un insieme unico e compatto, è data dalla complessità e dall’articolazione di un unico discorso per immagini, fisse e in movimento, prefigurate come elementi visivi, diversi e separati, quindi potenzialmente autonomi, ma assolutamente correlati tra loro in termini di significato … In altre parole, qui linguaggi e significati, pittura e animazione digitale, anche nelle loro differenze disciplinari … finiscono con il sommarsi per raggiungere l’unità come tante tessere svincolate di un mosaico che, nella loro ideale e giustapposta ricomposizione, rivelano una palese forma significante, unica e molteplice”.
Ed è forse questa unicità a farci riflettere sul nostro cammino, chi siamo e da dove veniamo. Sensibile ai cambiamenti del mondo, egli racconta l’aggressione del tempo con tutti i cambiamenti radicali che hanno alterato profondamente il paesaggio e la società odierni, ma allo stesso tempo trasmette la consapevolezza che noi facciamo parte del tutto e il tutto è in noi.
Zhang Xiaotao è nato a Chongqing in Cina, nel 1970. Si è laureato presso il Dipartimento di Pittura a olio dell’Accademia di belle arti del Sichuan nel 1996. Ha conseguito un dottorato presso l’Accademia Centrale di belle arti di Pechino nel 2016. Professore ospite presso la City University di Hong Kong, attualmente risiede a Pechino. Ha partecipato a numerose mostre internazionali, tra le quali ricordiamo a Roma quella presso il Museo MAXXI, e ha vinto numerosi premi. Si sono interessati del suo lavoro autorevoli studiosi, importanti gallerie d’arte, fondazioni, centri d’arte e collezionisti nazionali e internazionali.
“Echi del tempo”
Palazzo Merulana, via Merulana, 121, Roma
18 luglio-28 settembre 2025
Orario: da mercoledì a venerdì ore 12-20, sabato e domenica ore 10-20
Info: www.palazzomerulana.it