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Le sculture iperrealiste di Carole Feuerman.

La mostra a Palazzo Bonaparte
martedì 8 luglio 2025 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Palazzo Bonaparte (Roma, piazza Venezia, 5) ospita fino al 21 settembre 2025 la mostra “Carole A. Feuerman. La voce del corpo”, prodotta e organizzata da Arthemisia e da Feuerman Sculture Foundation. Sono esposte più di 50 opere tra sculture, disegni, fotografie e un’installazione site specific, per raccontare tutta la straordinaria carriera della Feuerman, una delle più conosciute protagoniste del superrealismo pop contemporaneo, che ci sorprende per la sua capacità di plasmare il corpo umano, frammentato o nella sua interezza, catturandone la vita interiore e la sensualità.

Parliamo di opere che coprono un arco temporale di oltre cinque decenni, dai disegni giovanili fino agli ultimissimi lavori (in particolare quelli dedicati ai tatuaggi), dai primi altorilievi carichi di erotismo alle sculture a grandezza naturale e ai disegni mai esposti finora al pubblico. La tecnica di Carole Feuerman nella rappresentazione del corpo, per lo più in resina laccata, è indubbiamente caratterizzata da una straordinaria perizia. Dalla scelta del modello al primo calco in silicone, cui segue quello in gesso, fino ad arrivare all’intervento creativo più minuzioso attraverso l’applicazione delle ciglia, gli interventi successivi sulle piccole rughe, fino alle lentiggini e alle gocce d’acqua che scivolano sulla pelle. Anche l’abbigliamento sembra sorprendentemente vero nella consistenza dei tessuti e nella resa dei colori, ma il più delle volte è minimo e altre volte manca del tutto.

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Come afferma il curatore della mostra Demetrio Paparoni: “Per Feuerman il corpo ha una voce: esprime stati interiori, racconta storie, veicola le sue battaglie, commenta la società e riflette la condizione umana. Comunica temi universali di forza, sopravvivenza, bellezza e transitorietà. Ma è anche un corpo che sente, che fa esperienza del mondo attraverso l’immediatezza dei sensi riuscendo a cogliere aspetti della realtà che sfuggono all’analisi razionale. Questo è particolarmente evidente nelle sculture che ritraggono giovani donne con gli occhi chiusi e un sorriso appena accennato, in cui il corpo appare come un medium privilegiato di conoscenza”.

Ed è proprio una giovane in bikini nero e con una cuffietta da nuoto in testa, assorta in una posizione yoga sopra una sfera in acciaio specchiante, ad accogliere i visitatori nell’atrio di Palazzo Bonaparte; proseguendo nella mostra incontriamo diverse donne, pure raffigurate in costume da bagno e con cuffietta in testa, tra cui “Bibi on the ball II”, ovvero Bibi seduta su una grande fitball con le gambe nude accavallate, o “Yaima and the ball”, raffigurante una donna nera in costume da bagno azzurro, pure lei colta con gli occhi chiusi in un momento di concentrazione.

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Anche se il suo nome richiama il fuoco (in tedesco Feuer), Feuerman sente in realtà una profonda attrazione per l’acqua, in quanto elemento rigenerante, e ha raggiunto il successo a partire dagli anni Ottanta del Novecento proprio con le sculture di nuotatrici e bagnanti, ritratte nell’attimo di una quiete sospesa. Come ha raccontato l’artista, sin da bambina i suoi ricordi più belli erano legati ai giochi sulla sabbia e all’osservazione delle onde che si infrangevano a Jones Beach, a Long Island. Ma fu solo nell’estate del 1978, quando si era già affermata come illustratrice (dopo il diploma nel 1967 alla School of Visual Arts), che decise che avrebbe fatto la scultura di una donna che aveva visto uscire dall’acqua, con un aspetto forte e fiero, perché si era fortemente identificata in lei.

Dopo aver realizzato la scultura della nuotatrice, che chiamò “Grande Catalina”, spostò la sua attenzione verso altri temi legati all’acqua e nel 1981 creò un’opera intitolata “EN 2-1278”. L’ispirazione questa volta era legata a una scena straziante cui assistette a Key West, dove arrivavano immigrati cubani alla deriva su zattere di fortuna e camere d’aria, rischiando la vita in cerca di libertà. Questa scultura presenta una camera d’aria, macchiata e circondata da acque torbide, simbolo della lunga lotta e della disperazione di chi galleggia per giorni in condizioni di pericolo. Una mano maschile stringe il braccio di una donna, evocando interrogativi, quali: sta annegando? Sta cercando di salvarla? Sono uniti nella loro sofferenza o si tratta di un momento di disperazione? Il titolo, intrigante ed enigmatico, è in realtà un numero di telefono e invita alla riflessione: è lei che gli sta dando il suo numero? Oppure è lui?

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Scrive a questo proposito la Feuerman: “Questa ambiguità aggiunge profondità al loro legame, suggerendo allo stesso tempo speranza e incertezza. È significativo che la scultura sia priva dei tratti del viso, incarnando l’anonimato”. Una scelta questa legata al desiderio di rappresentare tutti gli immigrati e non il singolo. La Feuerman prosegue la sua presentazione dell’opera affermando: “Con la scultura EN 2-1278 desidero evocare empatia e far riflettere sull’esperienza umana, ricordando il coraggio e la resilienza di coloro che cercano un nuovo inizio”.

Dopo quest’opera, ne fece un’altra, intitolata “Survival of Serena”, aggiungendo un volto al corpo, che si sostiene con tutte le sue forze a un salvagente. Tolse anche il braccio dell’uomo, sottolineando una perdita di connessione e suggerendo che la donna ora fosse sola nella sua lotta per la sopravvivenza.

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Altri soggetti cari all’artista sono le figure di atleti e ballerini, nell’atto di maggiore tensione fisica o psicologica. Le opere sono realizzate in resina, bronzo e marmo, a grandezza naturale e in minori o maggiori dimensioni (adatte anche per ambienti esterni). La mostra raccoglie un ampio nucleo di lavori degli anni Settanta che raffigurano frammenti di corpo prevalentemente femminili, che sembrano emergere prepotentemente dalla parete, nella maggior parte dei casi carichi di implicazioni erotiche, connessi alle dinamiche del postmodernismo e alle rivendicazioni femministe. Come sostiene il curatore Paparoni, “il corpo frammentato che caratterizza soprattutto le opere degli anni Settanta di Feuerman non è un corpo diminuito, ma paradossalmente vede potenziata la sua capacità espressiva e la sua centralità nella poetica dell’artista”.

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Le creazioni dei decenni successivi, attraverso piccoli dettagli e molteplici espressioni – dalla pelle bagnata alle manifestazioni più intime – trasformano la scultura in una forma di racconto che va oltre l’immagine statica. Ogni opera è un piccolo universo che parla di bellezza, identità, memoria e trasformazione.

Con il suo iperrealismo illusionistico la Feuerman riesce a stimolare una riflessione filosofica sulla natura della realtà raffigurata. Le sue sculture sembrano illustrare il concetto di “simulacro”, così come è stato elaborato dal critico francese postmoderno Jean Baudrillard, il quale nel suo trattato “Simulacres et Simulation” del 1981 sostiene che la società contemporanea ha sostituto il significato della realtà con simboli e segni e che l’esperienza umana è una simulazione della realtà. Questi nuovi “simulacri”, ovvero i modelli imposti dai media, i prodotti di bellezza o la pubblicità dei brand, sembrano emulare la realtà, ma di fatto essi stessi diventano i simboli della realtà contemporanea. I corpi raffigurati dalla Feuerman sono la rappresentazione del rigore atletico e della perfezione e diventano il simbolo dell’aspirazione all’affermazione e alla vittoria da parte delle società contemporanee, non solo nello sport, ma anche nella vita, negli affari, e in generale in ogni attività sociale.

Carole A. Feuerman vive attualmente a New York. È stata tra i pionieri del movimento superrealista americano negli anni ’70 ed è riconosciuta, insieme a Duane Hanson e John D’Andrea, tra i massimi esponenti della scultura iperrealista. Ha insegnato, tenuto conferenze e workshop al Metropolitan Museum of Art, al Solomon Guggenheim Museum, alla Columbia University e Grounds for Sculpture. Numerosi sono i premi vinti, tra cui il Best in Show alla Terza Biennale Internazionale d’Arte di Pechino, il Premio Lorenzo il Magnifico 2001 per la Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea a Firenze, il Premio d’Onore nel 2002 per Ausstellungszentrum Heft a Huttenberg (Austria). Le sue opere sono esposte in molti dei più prestigiosi musei del mondo e in collezioni private. Nel 2011 ha fondato la Carole A. Feuerman Sculpture Foundation per sostenere artisti sottorappresentati attraverso mostre, borse di studio e iniziative varie.

Informazioni e prenotazioni: tel. 06 8715111 info@arthemisia.it

 

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