Mi è venuto in mente un libro che molti forse hanno letto “Incompreso” (Misunderstood), un romanzo di Florence Montgomery, pubblicato per la prima volta nel 1869. Tradotto e diffuso in tutto il mondo. Da esso è stato tratto il film Incompreso - Vita col figlio (1966) di Luigi Comencini e anche un remake televisivo omonimo di due puntate, con Luca Zingaretti e Margherita Buy.
Il romanzo racconta la storia di Sir Everard, un aristocratico inglese vedovo con due figli, Humphrey, di sette anni, e Miles, di quattro. Il figlio minore appare indifeso e fragile e quindi è amato e sempre protetto dal padre che invece non comprende il maggiore il quale nasconde, dietro un comportamento ribelle, il suo grande dolore per la morte della madre. Trattato con indifferenza, è oggetto di continui rimproveri da parte del padre e della governante. Purtroppo, per un grave incidente i due bambini cadono nel lago e mentre Miles si salva, Humphrey riporta una terribile lesione alla spina dorsale che ne causerà la morte. Il padre, accorso al suo capezzale, finalmente dalle parole pronunciate dal figlio in uno stato d’incoscienza, arriva a capire tutte le sofferenze e l’infelicità del figlio incompreso
Senz’altro sia il libro che i film sono molto toccanti e evidenziano i danni causati da incomunicabilità e incomprensione familiare. Ci sembra giusto ricordare che anche quella scolastica incide sullo sviluppo emotivo, psicologico e sociale di bambini e adolescenti. In famiglia, conflitti e mancanza di comunicazione possono portare a disturbi, come ansia, problemi emotivi e persino di salute fisica. A scuola, l’incomprensione con gli insegnanti o la difficoltà a integrarsi con i compagni può causare problemi di apprendimento, calo dell’autostima e difficoltà relazionali.
Concludendo, essere incompresi in famiglia o a scuola genera più o meno danni simili, come riduzione di autostima, con conseguenziale isolamento sociale e difficoltà relazionai, oppure comportamenti aggressivi o chiusura in sé stessi. La collaborazione tra famiglia e scuola, pertanto, è fondamentale per creare un ambiente positivo e stimolante per lo sviluppo dei bambini e anche degli adolescenti. E in caso di difficoltà significative, è importante cercare l’aiuto di professionisti come psicologi che possono aiutare a mitigare i danni e a promuovere il loro benessere.
E passando agli adulti, spesso purtroppo non danno certo un buon esempio, in particolare se si tratta di politici affetti dalla grave incapacità di dialogare di cui molti libri parlano, evidenziando come la politica si sia trasformata in un campo di battaglia verbale, dove il dialogo e il confronto costruttivo vengono sostituiti da attacchi e accuse reciproche. Ad esempio, “Per una politica del dialogo" di Eugenio Scagliusi, esplora la necessità di un approccio dialogico in politica, sottolineando come il confronto e l’ascolto reciproco siano fondamentali per una democrazia funzionante, mentre "Della gentilezza e del coraggio, breviario di politica e altre cose" di Gianrico Carofiglio, offre spunti e riflessioni su come affrontare le sfide della politica e della convivenza civile in modo iù più costruttivo.
Concludendo, forse se impariamo a dialogare già da piccoli in famiglia e a scuola, avremo forse un mondo migliore. Spes, ultima dea!
Giovanna D’Arbitrio