C’è un’immagine che, tanto quanto quella di un trionfo, resterà impressa nella memoria di tutti: lo sguardo fisso e sconsolato di Jannik Sinner, seduto sulla sua panchina al termine della semifinale di Parigi contro Carlos Alcaraz. Un numero 1 del mondo che guarda nel vuoto, con tutto l’amaro in bocca per un’occasione sfumata al termine di una battaglia epica.
Ma è proprio in questi momenti che si forgia la leggenda di un campione. Perché il tennis, come ha insegnato la storia, è "lo sport del diavolo": un gioco di dettagli, di momenti, dove la vittoria e la sconfitta danzano su un filo sottilissimo.
Quella andata in scena ieri sulla terra rossa del Roland Garros è stata molto più di una semplice partita: è stata uno spot per il tennis. Un incontro così equilibrato e spettacolare che ha tenuto incollati milioni di spettatori, una degna finale anticipata. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz hanno dato vita a un duello di rara intensità, dimostrando perché sono loro il presente e il futuro di questo sport.
Cosa avrebbe potuto inventarsi di più, Jannik? Dopo essere andato in vantaggio di due set, la strada sembrava in discesa. Ma uno Slam, con la sua formula al meglio dei 5 set, è una "bestia difficile da domare". E quando nel quinto set Sinner sembrava fisicamente e moralmente in difficoltà, è venuta fuori tutta la sua grandezza: la determinazione, gli attributi, la voglia di ribellarsi a una sconfitta annunciata, rimettendo in piedi una partita che sembrava perduta.
Come ha detto lo stesso Jannik, forse non dormirà per una notte, o magari due. Ma la grandezza di un giocatore si misura anche nella sua capacità di resettare nel più breve tempo possibile. Ce lo ricordano precedenti illustri: i 3 match point annullati da Sinner a Djokovic in Coppa Davis, o i 2 consecutivi che Nole annullò a Federer nella finale di Wimbledon. Si vince e si perde per un soffio.
Paolo Bertolucci ne è convinto: «Sono sicuro che quando ricomincerà a giocare ad Halle tra poco più di una settimana lo ritroveremo col sorriso». Jannik saprà trasformare questa delusione in carburante per la nuova avventura sull’erba.
Al di là del risultato, c’è un altro aspetto che rende questa partita memorabile: la correttezza esemplare in campo. Sinner e Alcaraz hanno dimostrato di essere due signori, due campioni che si rispettano profondamente. Una partita che, per l’atteggiamento di entrambi, si sarebbe potuta giocare anche senza arbitri.
Se pensiamo al percorso di Sinner, al rientro dopo l’infortunio, chiunque – lui per primo – avrebbe messo la firma per arrivare fino a questo punto. Ha espresso un gioco di livello fantascientifico, non solo contro Alcaraz ma per tutto il torneo.
Certo, sfuma il sogno del Grande Slam, ma la tappa parigina era oggettivamente la più complicata. Ora si guarda avanti. Davanti a una partita di questo livello, non possiamo che alzarci tutti in piedi e applaudire. Una standing ovation per due fenomeni che ci regaleranno ancora innumerevoli emozioni. L’amaro in bocca passerà, la consapevolezza di essere il più forte rimarrà.