L’argomento degli estetismi ed inestetismi somatici risulta insospettatamente esteso ed estensibile. Esso riguarda la cosmesi sacra e profana, tutto l’aspetto chimico, i prodotti di sintesi e quelli naturali, la psicologia della cosmesi, la climatologia e l’alimentazione, la simulazione, l’abbigliamento, e tutte le problematiche inerenti i settori citati in un’ottica di attinenza alla cosmesi.
Dice Platone: “La bellezza è una reminiscenza di ciò che l’animo vostro vide una volta il cui ricordo rimane dentro noi come tendenza alle cose divine”.
Quando si parla di cosmesi il pensiero corre soprattutto alle donne, ma questo è un automatismo superficiale perché vediamo che la tendenza a costruire una figura si verifica sia nell’uomo che nella donna. Ma l’obiettivo sussiste anche quando è teso a costruire una figura ritenuta brutta (vedi i giovani che vanno in giro sciatti, la donna di casa che fa di tutto per apparire brutta).
Ma abbiamo, oltre la pro-cosmesi e la contro-cosmesi, una a-cosmesi, cioè la tendenza a costruire una figura che sia bella e brutta, cioè entrambi (vedi gli atteggiamenti dei naturisti “acqua e sapone”, una tendenza che sembra snobbare i supporti, ma che non fa altro che soggiacere al meccanismo che fa dell’assenza di iniziative la propria tecnica.
Resta una quarta tendenza, quella del nessuno dei due, di marca spirituale, cioè una figura né bella né brutta, né naturale. È la figura di colui che ha attraversato e risolto le tre fasi: si è battuto per essere bello, ha avuto il coraggio di imbruttirsi, ha avuto il rigurgito naturistico di presentarsi com’è.
Nella quarta fase, diciamo spirituale, non esiste la bellezza né la bruttezza né alcun riferimento certo. Ricordiamo che questa tendenza a costruire una figura non significativa la troviamo negli animali e nelle piante (vedi quegli animali che cambiano pelle, colori, atteggiamenti, per risultare più belli, più coraggiosi etc).
Nell’ambito della fenomenologia cosmetologica c’è poi la tendenza a modificare i supporti somatici (capelli, unghie, sopracciglia etc) fino al punto di modificare ciò che non andrebbe modificato (paraffina nei seni, piedi fasciati, tavolette per allungare il cranio, rigonfiamento delle labbra, e tante altre cose.
Se prendiamo popoli diversi, in zone diverse, in epoche diverse, ci accorgiamo che il concetto di bellezza varia, (ma questo vale per la giustizia, l’onestà e altri concetti). Questo per dire che l’unica cosa certa ed assoluta è l’incerto e il relativo. Ogni individuo ha più o meno un concetto della bellezza, ma tutti i concetti sono diversi fra loro.
Socrate e Platone collocano il recupero della bellezza all’interno della più generale tensione verso un ritorno all’io ideale inteso come desiderio di ripristinare una condizione primeva. Essi e le loro scuole dicono che abbiamo questa nostalgia di bellezza perché veniamo da un mondo divino e cerchiamo di tornare ad esso. Bisognerebbe tenere presente che è operativa anche l’altra parte del meccanismo, quella agganciata all’ideale dell’io, tensione complementare.
Se recuperiamo un minimo di idoneità ad ascoltarci mentre ci trucchiamo, ci vestiamo, mentre mettiamo ordine in casa, ci accorgiamo quando ci trucchiamo in un modo per nostalgia di una figura che ipotizziamo bella, e quando lo facciamo in altro modo per realizzare una figura modello che ci viene dall’esterno. In entrambi i casi siamo praticamente succubi.