Per la prima volta a Roma la mostra internazionale Frida Kahlo through the Lens of Nickolas Muray, che esplora il legame tra il fotografo ungherese, naturalizzato americano e la pittrice messicana, segnato da una profonda amicizia e una relazione romantica durata circa dieci anni, restituendoci l’immagine sulla femminilità e personalità dell’artista Frida.
La Mostra ha proprio l’intento di mettere in evidenza la personalità della donna al di là della sua arte, le sue vicende personali tragiche a cominciare dall’incidente (di cui quest’anno ricade il 100° anno) che ne devastò il corpo, provocandole numerose fratture che la costrinsero a passare molti mesi bloccata a letto, da cui riuscì a sollevarsi passando il tempo nell’attività che le permetteva di distaccarsi da quel dolore, il disegno, la pittura, riproducendo il suo corpo grazie all’ausilio di uno specchio che i genitori avevano posto sul soffitto.
Proprio da quella sofferenza riuscirà a risollevarsi, andando incontro al suo destino di artista e all’amore per il pittore Diego Rivera che segnerà la svolta della sua vita ma anche una lunga e travagliata storia d’amore.
L’incontro tra il fotografo e l’artista messicana avvenne grazie all’amicizia nata nel 1923, tra Murray e l’artista Miguel Covarrubias, arrivato con una borsa di studio a New York per sei mesi. Covarrubias collaborerà con Vanity Fair, rivista con la quale Muray lavorava da diversi anni (molto apprezzati i suoi ritratti di celebrità). Divennero amici e nel 1931, durante la vacanza in Messico con i coniugi Covarrubias, conobbe la giovane moglie del grande muralista messicano Diego Rivera, maestro di Miguel.
Tra i due nacque dapprima un rapporto di amicizia e poi d’amore fino alla morte di Frida nel 1954.
Nick,
I love you like I would love an angel.
You are a Lillie of the valley my love.
I will never forget you, never, never.
You are my whole live
I hope you will never forget this. Frida
(testo del biglietto inviato da Frida a Muray dopo il primo incontro)
La mostra presenta un percorso di 50 fotografie in bianco e nero e a colori, scattate tra il 1937 e il 1946 e provenienti dall’archivio di Nickolas Muray, che ritraggono Frida in diverse situazioni, sia pubbliche che private, tra cui la foto di Frida sulla panchina bianca (1939), rivelandone la personalità e il carattere, la sua forza interiore e la sua bellezza unica. Oltre alle fotografie, la mostra presenta riproduzioni di lettere che Muray e Frida si scambiarono durante gli anni della loro amicizia e relazione, dipinti, lo studio in scala reale, di Frida a Coyoacàn, oltre che abiti e gioielli di Frida. L’ultima parte dell’esposizione è dedicata alla serie di francobolli dal mondo a lei dedicati dal 2001 in poi e, una sala cinema dove il pubblico potrà visionare il documentario sulla sua avventura umana.
Le fotografie realizzate da Muray sono ormai entrate nell’immaginario collettivo, ritraendola con i suoi abiti tradizionali, con gli accessori floreali. In mostra si potranno ammirare 8 abiti con i relativi accessori, insieme a 6 parure di gioielli realizzati artigianalmente, che restituiscono la potenza comunicativa che Frida affidava a questi abiti e oggetti indossandoli, considerandoli più di un mero oggetto estetico, ma una trasfigurazione delle sue radici più profonde, della bellezza vivace dei colori del suo paese dove le tradizioni degli antichi popoli Maya e Aztechi avevano incontrato la tradizione spagnola, mescolando etnie, lingue, tradizioni, Frida era orgogliosa di mostrare e impersonare la fiera bellezza.

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