La nuova versione di questo che può essere considerato il capolavoro di Carlo Goldoni, con la drammaturgia di Piermario Vescovo, è andata in scena ieri sera, protagonista il bravo Franco Branciaroli e altri 10 attori, con la regia di Paolo Valerio, in una versione ambientata in un Teatro dei burattini molto suggestiva e azzeccata che riesce a mantenere la vivacità, il movimento, l’allegra e gioiosa musicalità del dialetto veneziano nella doppia cornice del teatro "nel teatro".
Semplice ed efficace l’allestimento scenico, il retro e il proscenio di un palcoscenico del teatro per burattini dove i personaggi recitano il loro ruolo e lo trasmettono anche attraverso i burattini che movimentano.
La storia è quella Todaro un padre, suocero, nonno: odioso, avaro, irritante e supponente che lo stesso Goldoni come scriverà nelle sue riflessioni ne "L’autore a chi legge", non si capacitava avesse tanto successo dal pubblico: «Quale maggior disgrazia per un uomo, che rendersi l’odio del pubblico, il flagello della famiglia, il ridicolo della servitù? Eppure non è il mio Todero un carattere immaginario. Purtroppo vi sono al mondo di quelli che lo somigliano; e in tempo che rappresentavasi questa commedia, intesi nominare più e più originali, dai quali credevano ch’io lo avessi copiato».
Sior Todaro Brontolon, scritta nel 1761 e presentata al Teatro San Luca di Venezia l’anno successivo, fu accolta con molto calore e ripresa per 10 repliche a gennaio, a febbraio, a ottobre, raccontano le cronache.
Non è raro ancor’oggi trovare dei burberi così nella società odierna, diffidenti verso il mondo, avari di denari e di sentimenti, opprimenti e controllanti, incapaci di dare alcuna fiducia al prossimo anche quando il prossimo è un figlio/a.
Il Todaro di Goldoni è un "padre" padrone, il patriarca per antonomasia che briga contro tutto e tutti pur di risparmiarsi denari e impegni, non gli preme la felicità altrui, è fermamente convinto che non sia necessaria e, che parenti e servitori non siano che sue emanazioni di cui possa servirsi a piacimento. Quasi tutti i grandi attori da Cesco Baseggio, a Giulio Bosetti, a Gastone Moschin hanno ambito a vestire la parte dell’indifendibile “brontolòn”, Franco Branciaroli interprete contemporaneo, offre al personaggio una rinnovata carica e una straordinaria interpretazione di brontolone.

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Accanto alla figura di Todaro, Goldoni aveva affidato al mondo femminile la visione positiva e risolutiva della commedia, saranno infatti le astuzie e il coraggio di due donne, Marcolina nuora del dispotico "paron" e la sua amica Fortunata, l’intelligente vedova che procurerà il buon partito per Zanetta e la salverà dal rovinoso e infelice matrimonio con il figlio del fattore Nicoletto, impostole dal nonno per non pagare la dote e per mero calcolo. Nel finale verrà decretato il trionfo dell’amore generoso e vero che gabba il "patriarcato" assoluto del Todero che, dovrà risolversi ad accettare il fatto compiuto come se lo avesse deciso lui stesso. Un’opera che fa riflettere su quanto sia lunga l’ombra del patriarcato che ancora oggi infligge ferite e soffoca la società contemporanea.
MER 19 mar 25 ore 21.00
GIO 20 mar 25 ore 17.00
VEN 21 mar 25 ore 21.00
SAB 22 mar 25 ore 17.00
DOM 23 mar 25 ore 17.00