1)LAVORO MINORILE, un’autentica piaga.
In base al rapporto 2013 dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), pubblicato in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile celebrata come ogni anno il 12 giugno, nel mondo ci sono ancora 215 milioni di minori che lavorano per sopravvivere. Più della metà, a quanto pare, sono sottoposti ad abusi di ogni genere, schiavitù e partecipazione a conflitti armati.
Secondo tale organizzazione scarsi sono i risultati a livello concreto e pertanto “non si può accettare che l’eliminazione del lavoro minorile faccia passi indietro nelle priorità dell’agenda dello sviluppo: tutti i paesi devono impegnarsi per raggiungere questo obiettivo, individualmente e collettivamente”.
L’ILO mette in rilievo che i minori dovrebbero stare a scuola per acquisire le competenze necessarie a svolgere un lavoro dignitoso da adulti ed uscire così dalla povertà. Se entrano prematuramente nel mercato del lavoro, per di più implicati nelle sue forme peggiori, i minori rischiano di essere esposti a pericoli fisici, psicologici e morali, con conseguenze negative per tutta la vita.
Nella Giornata mondiale 2013, pertanto, l’ILO ha lanciato un appello per la realizzazione dei seguenti obiettivi nel combattere il lavoro minorile:1) la ratifica universale delle Convenzioni dell’ILO sul lavoro minorile (e di tutte le Convenzioni fondamentali dell’ILO); 2) l’adozione di politiche e programmi nazionali atti a garantire un progresso effettivo nella sua eliminazione; 3) la costruzione di un movimento mondiale contro di esso.
Anche papa Francesco ha lanciato un appello durante l’udienza generale in piazza San Pietro, affermando che ’’sono milioni i minori, per lo più bambine, vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni: una vera schiavitù’’.
Egli ha poi auspicato che la Comunità internazionale possa avviare provvedimenti ancora più efficaci per affrontare questa “autentica piaga”, poiché tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie, in un contesto armonico, di amore e di serenità: un loro diritto e un nostro dovere, poiché “una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza’’, ha detto il Papa.

2) IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE: - Cultura contro soprusi e violenze
Nel mondo continua ad essere allarmante il dramma delle "spose-bambine" date in matrimonio prima dei 15 anni soprattutto in alcuni paesi africani come il Niger, il Chad, seguiti dal Bangladesh, dal Mali, dall’Etiopia, dalla Guinea. Secondo il "Plan International”, che da anni si occupa del problema, milioni di giovani sono coinvolte e pertanto si cerca di combattere il fenomeno convincendo i genitori a far studiare le giovani anziché darle in matrimonio.
Tiziana Fattori, direttrice nazionale di Plan International Italia, ha affermato in un’intervista che “le famiglie povere vedono nel matrimonio della bambina, prima di tutto la soluzione al problema di sfamare troppe bocche. Quindi, una bambina data in sposa elimina l’incombenza della famiglia di doversi occupare di lei. Purtroppo, le bambine e le donne che sono considerate esseri inferiori, privi degli stessi diritti che hanno i maschi, vengono spesso date in sposa a un creditore della comunità, magari molto più anziano della bambina. Ci sono casi di bambine di 8-10 anni date in sposa a uomini che hanno 50-55 anni, per risolvere o ripagare un debito”.
A quanto pare, il fenomeno è più presente in comunità rurali in cui sopravvivono tradizioni, usi e costumi che affondano le radici in povertà e ignoranza. La principale battaglia del Plan International pertanto consiste proprio nel portare Cultura, offrendo ai genitori la possibilità di educare la propria figlia con la prospettiva di un lavoro futuro che possa essere di aiuto anche alla famiglia.
I dati del Plan, confermati da UNICEF, sono sconvolgenti: si sposa una bimba ogni tre secondi, in molti casi la sposa ha meno di 10 anni, le gravidanze sono difficili e spesso si concludono con la morte durante il parto. Soprusi e violente continue spingono le spose bambine al suicidio.
Ecco altri dati UNICEF: 1) circa 70 milioni di ragazze nel mondo in via di sviluppo (su un campione tra i 20 e i 24 anni, una su tre a livello globale) si sono sposate o hanno iniziato a convivere con un uomo prima di compiere 18 anni. 2) tassi più alti di matrimoni precoci si registrano in Asia meridionale con il 46% e nell’Africa subsahariana con il 37%. 3) Se la tendenza attuale proseguirà, di qui al 2020, 142 milioni di bambine si saranno sposate prima di aver compiuto 18 anni. Ciò si traduce in 14,2 milioni di bambine andate in sposa ogni anno, cioè 37.000 ogni giorno. 4)Si stima che almeno 50.000 ragazze tra i 15 e i 19 anni muoiano a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto. Se una madre ha meno di 18 anni, il rischio che il suo bambino muoia nel primo anno di vita è del 60% più alto di un bambino nato a una madre che ha superato i 19 anni. 5) Le bambine sotto i 15 anni hanno 5 volte più probabilità di morire durante la gravidanza e il parto rispetto alle donne tra i 20 e i 29 anni.
Significativi i dati riguardanti “Madri Bambine e Cultura”: un bambino nato da una madre che sa leggere ha il 50% di possibilità in più di sopravvivere dopo i 5 anni. Ogni anno in più di istruzione riduce le probabilità della morte di un bambino di un tasso stimato tra il 5 e il 10%.

- /malala-
Ci sembra giusto ricordare il luminoso esempio di Malala Yousafzai, vincitrice del Premio Nobel per la Pace, famosa per la sua coraggiosa lotta a favore dell’istruzione femminile, una ragazza che ha indicato a tutto il mondo la strada giusta da seguire.
Giovanna D’Arbitrio
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