Dal 21 febbraio al 27 aprile 2025 gli Appartamenti Segreti di Palazzo Doria Pamphilj , a metà tra casa e museo, si aprono all’arte contemporanea con una bella mostra, intitolata “Chiara Lecca. Dall’uovo alla dea nelle Stanze Segrete Doria Pamphilj”, comprendente undici opere tra sculture e installazioni. Il titolo è già di per sé intrigante, perché indica un percorso che parte dall’idea dell’uovo cosmico, all’origine della vita, che si ritrova in alcune dottrine misteriche, come l’orfismo, per arrivare alla “dea”, che poi è quella che dà il nome all’ultima sala espositiva, il Ninfeo di Diana.
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Corrispondente all’Artemide dei Greci, Diana era una dea lunare della fertilità, anche se votata alla castità. Crudele per la sua natura selvaggia di dea della caccia, abituata a uccidere con l’arco la selvaggina, era allo stesso tempo protettrice degli animali e della natura. Ed è forse rifacendosi a questa antica “Potnia Therôn” (Signora degli animali) che Chiara Lecca, abituata fin da piccola ad avere dimestichezza con il mondo animale perché vissuta nella fattoria di famiglia, ricicla gli scarti organici (ovviamente di animali morti), come denti, unghie, orecchie, pelli, vesciche, mute di serpenti e altri materiali, assemblandoli con materiali inorganici per creare stupefacenti opere d’arte, che fanno pensare a strane trasformazioni della natura. Del resto la stessa Diana è stata vista nei secoli oscuri del Medioevo come la dea della magia e degli incantesimi e le presunte stregonerie delle sue seguaci sono state condannate dalla Chiesa, così come venivano condannati gli scritti ermetici e alchemici, attribuiti al leggendario Ermete Trismegisto, che in realtà avrebbero poi attratto anche studiosi domenicani e francescani e diversi esponenti della nobiltà romana ed europea, compreso il principe Camillo Pamphilj, nipote di Innocenzo X, che è il genius loci del Palazzo.

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Chiara Lecca, nata a Modigliana (FC) nel 1977, si è diplomata in pittura nel 2005 presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e ha esposto più volte in musei pubblici e privati. Nelle sue composizioni sembra rifarsi a quella che è stata chiamata con un neologismo alla latina “Natura naturans”, ovvero una natura in grado di produrre essa stessa realtà, e quindi di espandersi all’infinito, secondo un concetto che dalla filosofia scolastica è confluito nella filosofia di Giordano Bruno e di Spinoza.
Con la sua sperimentazione cerca di realizzare, attraverso immagini ambigue e simboliche, corrispondenze, concordanze e simmetrie che le permettono di riconsegnare all’Arte ciò che la Natura produce. Come si legge nel comunicato stampa, “Le sue opere e installazioni confondono e insieme affascinano: resine che sembrano ambre e cristalli, sculture simil-marmoree, composizioni simil-floreali, ampolle vitree intarsiate di pelli e squame disvelano le dinamiche di genesi, metamorfosi, deperimento e cristallizzazione sotto forma di una collezione di fossili e lasciti anomali. Uova, pelli ed elementi animali, assemblati a sculture in resina, porcellana, maiolica, vetro, legno ed altri materiali, sono protagonisti delle sue creazioni, che danno vita ad entità ineffabili e sfuggenti”.

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L’esposizione, realizzata con il supporto della Principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj e del coniuge Don Massimiliano Floridi, in collaborazione con la Galleria Fumagalli di Milano, permette di ammirare le sale degli Appartamenti Segreti Doria Pamphilj, che prima del 2021 erano inaccessibili al pubblico: si tratta di un ciclo di stanze decorate e arredate secondo gusti diversi fino alla configurazione attuale, che rispecchia l’assetto voluto dal ramo genovese dei Doria Landi, trasferitisi a Roma nel 1763.
Oltre ai pregevoli dipinti e agli oggetti da collezione, che comprendono vere curiosità (tra cui i calici in corno di rinoceronte acquistati da Camillo Pamphilj), in occasione della mostra sono esposti anche due dipinti prelevati dai depositi: il “Venditore di meloni” di Leonello Spada, un dipinto tardo cinquecentesco ritenuto per anni opera di Caravaggio, e “Figura maschile e cane con natura morta di fiori e frutta”, olio su tela della metà del Seicento, realizzato a quattro mani dall’artista genovese Pasquale Chiesa e dall’artista fiammingo Alexander Coosemans.
Le undici opere contemporanee della Lecca sono inserite tra gli arredi delle Stanze segrete in un suggestivo percorso legato ai quattro elementi della tradizione sapienziale (Fuoco, Aria, Terra e Acqua), sondando questioni legate alla ciclicità delle stagioni e all’alternarsi del giorno e della notte. Allo stesso tempo viene rievocato lo spirito delle Wunderkammer, le “camere delle meraviglie” in voga tra il Cinquecento e il Settecento, che esponevano oggetti insoliti, in un mix di reperti archeologici, pietre, coralli, conchiglie, fossili, spesso punti di partenza per speculazioni alchemiche. Non dimentichiamo che la prima collezione di “mirabilia” si deve al padre gesuita Athanasius Kircher, che creò il suo celebre Museo Kircheriano nel vicino Collegio Romano, proprio al tempo di Camillo Pamphilj.
La curatrice della mostra Francesca Romana de Paolis ha fatto notare che “l’animalità è protagonista del contemporaneo (da Max Ernst a Meret Oppenheim e Joseph Beuys, passando per Kounellis, Fabre, Cattelan, Hirst, Koons, per citare solo alcuni dei casi più noti)”. Chiara Lecca si differenzia tuttavia dagli altri, perché “l’animale non è più un duchampiano ready made, esibito così com’è, impagliato o in disfacimento. Esso viene piuttosto sublimato, seguendo un iter inedito e duale. L’innesto di materiali organici e inorganici generato dall’artista asseconda forme e dinamiche proprie sia del mimetismo naturale sia del gusto per l’illusionismo barocco”.
Il percorso della mostra parte dalla Sala del Fuoco (comprendente dipinti di Ludovico Carracci, Massimo Stanzione e Pietro Testa), dove sono esposte alcune sculture ovoidali delle serie “BigBubbles” (2012), che rimandano alla figura dell’uovo filosofale e sono state ottenute usando vesciche bovine, oltre a legno, metallo e resina; ricordano invece il marmo le “Fake Marble” e le “True Fake Marble”, che pure utilizzano vesciche di suino e bovino. Da questo ambiente ci si affaccia eccezionalmente sulla Sala da pranzo, tutt’ora in uso dalla famiglia, dalla quale si potrà scorgere la variegata e ricca composizione “Golden Still Life” (2016) in dialogo con il “Venditore di meloni” di Leonello Spada.

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Nella Sala dell’Aria (o Sala dei bambini), caratterizzata da elementi decorativi dedicati alla musica e all’astrologia, ci si imbatte in “Purpura snakes” (2025), un’opera criptica composta da tre globi vitrei, che riprendono il colore purpureo della stanza e sono realizzati con mute di serpenti. Data la presenza nella sala di un dipinto del Bassano raffigurante “Orfeo che ammansisce le belve con la sua lira”, sembra di cogliere un riferimento all’uovo che nell’orfismo è legato alla figura archetipica del serpente.
La Sala della Terra o Sala degli Amorini ospita il gruppo site specific “Purpura shapes” (2025), posto in dialogo con il dipinto “Figura maschile e cane con natura morta di fiori e frutta”, di Pasquale Chiesa e Alexander Coosemans. Sul mobilio di questa sala si mimetizzano alcune delle opere del ciclo Mask, in linea con il tema della caccia e delle stagioni.

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Chiude il percorso delle Stanze segrete il Ninfeo di Diana o Sala dell’Acqua, con i suoi suggestivi affreschi parietali classicheggianti in stile neopompeiano che riproducono le Stagioni e, incassato nel soffitto, il quadro ottocentesco di Annibale Angelini raffigurante l’episodio mitico di Diana al bagno, che tramuta il cacciatore Atteone in cervo, perché l’ha vista nuda. Al centro dell’ambiente è una vasca circolare in marmo ricolma d’acqua, dalla quale Chiara Lecca fa affiorare la sua composizione “Turquoise Still Life” (2024). Arricchiscono l’esposizione altre creazioni realizzate con materiali animali, vetro e PVC.
La mostra prosegue anche all’Ospitale di Santa Francesca Romana in Trastevere, dove sarà possibile ammirare alcuni lavori di Chiara Lecca nella cappella ottocentesca di San Vincenzo, al piano nobile della Fondazione.
“Dall’uovo alla dea nelle Stanze Segrete Doria Pamphilj”, di Chiara Lecca
Sedi: Appartamenti Segreti Doria Pamphilj, via del Corso 305, Roma – Ospitale di Santa Francesca Romana in Trastevere, vicolo di Santa Maria in Cappella 6, Roma
Apertura al pubblico: 21 febbraio – 27 aprile 2025
Orari di visita: da lunedì a giovedì ore 10.00 – 19.00, da venerdì a domenica ore 10.00 – 20.00. Chiusura: ogni terzo mercoledì del mese (19 marzo, 16 aprile 2025), domenica 2 marzo 2025; domenica 20 aprile (Pasqua)
Biglietto: 6€
Informazioni: tel. 346 210 1718;
www.florididoriapamphiljtour.com