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Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne, di Melania Mazzucco

La storia di una donna affascinante
sabato 1 febbraio 2025 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Ci sono personaggi un tempo famosi che col passar degli anni cadono nell’oblio senza un particolare motivo. Tale è il caso di Diana Karenne, alias Dina Karren, giovane e affascinante straniera arrivata in Italia nel 1914, divenuta poi nota diva del cinema muto italiano.

La scrittrice Melania Mazzucco nel suo libro “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne”, ha inseguito l’ombra di questa donna intelligente, anticonformista, talentuosa, riportandola alla luce con le sue ricerche in archivi, biblioteche e cineteche di tutta Europa e raccontandone la vita con rispetto.

Il libro viene così presentato dalla casa editrice Einaudi: “Nelle sue molte vite, Diana Karenne è stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. Prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 è stata soprattutto la più affascinante diva del cinema muto italiano. Ma non solo. Scrive lei stessa i soggetti dei suoi film, inizia a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produce come imprenditrice. Irrequieta e sfuggente, Diana si destreggia fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. Si sposta da Roma a Torino, da Milano a Napoli e Genova. È ammirata dalle spettatrici, che vedono in lei un modello di libertà e indipendenza, e temuta dagli uomini per l’imprevedibilità e gli amori tempestosi. Nulla rivela del suo passato, in nessun luogo mette radici. Crede per prima alle bugie che racconta, fino a creare una realtà alternativa, e una donna nuova: Diana Karenne, appunto. Nel dopoguerra però l’industria del cinema italiano entra in crisi, e nel 1921 Diana si trasferisce a Parigi e poi a Berlino. Lí ci sono gli esuli dalla Russia bolscevica, e la sua origine la costringe a fare i conti con la sua identità. A differenza delle altre stelle del cinema muto, non è tanto il passaggio al sonoro a chiudere la sua carriera di attrice, quanto l’irresistibile desiderio di scomparire, di diventare ancora un’altra donna: la musa mistica e la compagna di un poeta russo a cui sacrificare la sua arte. Sembrava destinata all’oblio, Diana Karenne, ma in questo romanzo, nato come i suoi successi più memorabili da un’indagine avvincente e lunga anni, Melania Mazzucco ce la restituisce in tutta la sua vitale contemporaneità”.

Senz’altro un libro interessante, che oltre a raccontare la storia di una donna affascinante, è anche uno spaccato d’epoca che fa ripercorrere al lettore un periodo storico: un affresco della prima metà del ‘900. La ricerca, durata più di un decennio e rallentata prima dalla pandemia e poi dalla guerra, ha rivelato che Dina aveva lasciato la Russia nel 1914, almeno secondo quanto ha dichiarato. Non ha mai detto di essere ebrea, rifiutava di essere definita polacca, era orgogliosa di essere russa, ha amato l’Italia e negli anni ‘20 ha viaggiato molto in Europa. La scrittrice ha ritrovato documenti preziosi, come l’atto di nascita di Dina e di suo fratello Grigoryj, scoprendo le origini della famiglia Rabinovitch, il carteggio di Diana con D’Annunzio, conservato alla “Cinémathèque française” di Parigi, alcuni brani di un poema e poesie dal 1928 dedicati a Dina, sua “luminosa moglie” dal poeta Nikolaj Otzup, divenuta poi sua inconsolabile vedova. Concludendo, fra l numerose voci di un’epoca, grazie alle ricerche dell’autrice, riemerge dal silenzio la voce di Diana.

. PS: Melania G. Mazzucco è autrice di molte opere come Il bacio della Medusa (1996), La camera di Baltus (1998), Lei cosí amata (2000, Premio Napoli), Vita (2003, Premio Strega), Un giorno perfetto (2005), La lunga attesa dell’angelo (2008, Premio Bagutta). Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio-Tobino come Autore dell’Anno, nel 2020 il Premio John Fante alla carriera e nel 2023 il Premio Matilde Serao alla carriera. Per Einaudi ha inoltre pubblicato: Limbo (2012, Premio Bottari Lattes Grinzane, Premio Elsa Morante, Premio Giacomo Matteotti); Il bassotto e la Regina (2012, Premio Frignano Ragazzi 2013); Sei come sei (2013); Il museo del mondo (2014); Io sono con te (2016, Libro dell’anno di Fahrenheit, Radio 3), L’architettrice (2019, Premio Capalbio, Premio Alassio, Premio Dessí, Premio Alvaro Bigiaretti, Premio Mastercard, Premio Stresa, Premio Io Donna - Eroine d’oggi, Premio Manzoni, Premio Righetto, Premio Silvia Dell’Orso), Self-Portrait (2022, Premio I fiori blu), la pièce teatrale Dulhan - La sposa (2023) e Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne (2024). A Tintoretto, Melania Mazzucco ha dedicato, oltre al romanzo La lunga attesa dell’angelo, il docufilm Tintoretto. Un ribelle a Venezia (2019), da lei ideato e scritto per Sky Arte, e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (Einaudi 2023) che nella sua prima edizione del 2009 vinse il Premio Comisso.

Giovanna D’Arbitrio

 

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