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IMMIGRAZIONE: SITUAZIONE DIFFICILE DA RISOLVERE


martedì 21 gennaio 2025 di Silvana Carletti

Argomenti: EDITORIALE


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Fin dalle origini del mondo, esisteva l’emigrazione, come esigenza dell’uomo di spostarsi verso luoghi più favorevoli alla propria sopravvivenza.

Nei secoli, poi, è continuata questo esodo, anche di massa, davanti a fenomeni atmosferici ripetuti, difficoltà di nutrimento e situazioni che mettevano a rischio la propria vita.

Ai giorni nostri, con l’aumento della popolazione mondiale, con la scarsa attenzione all’inquinamento, con il succedersi interminabile di drammatici cambiamenti della natura, con l’enorme aumento dei disastri ambientali e, soprattutto, con la corsa sfrenata all’arricchimento e al benessere, tutto è peggiorato.

Attualmente, assistiamo a continui arrivi di emigranti che fuggono dalle loro terre per difficoltà di sopravvivenza, per guerre, per torture, per impossibilità di nutrirsi sufficientemente, rischiando poi la vita , pur di fuggire in cerca di una salvezza sempre più impossibile. Quasi tutti i Paesi del mondo sono coinvolti in questo fenomeno difficile da regolarizzare.

Lasciar morire in mare questi poveri esseri umani o creare provvisori stazionamenti in attesa di forzosi rimpatri non può essere, certamente, una soluzione ammissibile.

D’altra parte, in tutti i Paesi industrializzati si avverte, sempre di più, la mancanza di personale lavorativo in ogni campo: dalle industrie alimentari a quelle meccaniche, all’agricoltura, alle esigenze di assistenza per anziani, all’artigianato che, specie in questi ultimi tempi, sta scomparendo e crea continue difficoltà e disagi a chi necessita di pronti interventi per la manutenzione della casa.

L’Italia, anche per la sua posizione aperta sul Mediterraneo, è sempre stata la meta prescelta per sbarchi o arrivi via terra, nel Nord.

A nostro parere, gli accordi con i vari Paesi che contano il più grande numero di emigranti (Africa in primis), dovrebbero mirare, innanzi tutto, ad un iniziale controllo di situazioni penali di chi vorrebbe allontanarsi dal proprio territorio ed emigrare; inoltre, dovrebbero essere ammesse ad emigrare, soltanto persone adulte e disposte a lavorare in vari settori, lasciando le famiglie che potrebbero, in seguito, aiutare, dopo aver trovato una minima collocazione lavorativa.

Servirebbe, poi, all’arrivo in un determinato Paese, la frequenza a corsi di insegnamento ad hoc per poter fornire gli elementi base di conoscenza di un mestiere o di un impiego, per poi immettere nel lavoro persone con retribuzione adeguata.

Purtroppo, l’ostacolo più grande è rappresentato da un malcelato razzismo di molti che, spesso, impedisce una benchè minima collaborazione per cercare di risolvere questo enorme problema.

Mentre per i campioni sportivi, personaggi del mondo dello spettacolo o dei media, il colore della pelle non è mai stato un problema, per le persone comuni, è molto diverso e l’approccio e la comprensione da parte di chi dovrebbe accogliere i nuovi arrivati non è sempre scontata.

Anni or sono, la popolazione cinese, gli orientali in genere, o i sudamericani non hanno avuto alcun problema di inserimento o di sistemazione nel nostro Paese ove hanno spesso raggiunto ottimi risultati commerciali. Per chi non ha una preparazione specifica e proviene da Paesi sottosviluppati, il compito è molto più difficile e complesso.

Tutto sta nel far collimare richiesta e offerta , soprattutto, tra Stati occidentali e Africani e nell’istaurare un clima di fraternità ed umanità, sentimenti sempre più rari e sconosciuti dai più.

Anche molti nostri connazionali, anni or sono, sono partiti, spesso, verso mete lontane, in cerca di lavoro, affrontando grandi sacrifici e rinunce, se non avversioni che, col tempo, hanno saputo superare.

E’ la ruota della vita.

Sarebbero sufficienti alcuni provvedimenti efficaci: controlli severi all’arrivo dei migranti con respingimento dei non legalmente accettabili; corsi di preparazione ai vari tipi di lavoro richiesti, assistenza nel primo periodo di sistemazione logistica e poi regolarizzazione come avviene per ogni cittadino europeo.

E’ un tipo di ipotesi difficile e sicuramente non accettata da chi soffre di xenofobia o è radicato ad idee e principi che attualmente, nell’anno 2025 dovrebbero essere superati ed accettati nell’interesse comune.

Foto logo: fan page

 

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