Gli ultimi ritrovamenti archeologici in Egitto hanno riportato alla ribalta la figura della regina Hatshepsut (1513/1507 a.C. – 1458 a.C.), una sovrana della XVIII dinastia il cui nome è uno dei più noti ai visitatori dell’antica Tebe (attuale Luxor), nonostante sia stato abraso da molti suoi monumenti in una sorta di “damnatio memoriae”.
Zahi Hawass, il famoso egittologo ed ex ministro delle Antichità, ha presentato i risultati della missione archeologica da lui diretta a Tebe ovest (lungo la riva occidentale del Nilo che accoglie le necropoli tebane) nel corso di una conferenza stampa intitolata “In the Shadows of the Queen Hatshepsut’s Temple at Deir el-Bahari – Luxor” (All’ombra del tempio della regina Hatshepsut a Deir El Bahari).
La località di Deir El Bahari è famosa proprio per il tempio funerario di Hatshepsut, scenograficamente adagiato in un anfiteatro naturale, alle spalle di una rossastra barriera rocciosa, Con le sue armoniose terrazze digradanti sembra quasi un’architettura metafisica che vuole proclamare in eterno la regalità della committente. Il tempio è dedicato al dio Amon, come si legge in un’iscrizione, e fu ideato dall’architetto Senenmut, che lo chiamò il “Sublime dei Sublimi” (Djeser-Djeseru).

- tempio_funerario_di_hatshepsut.
Quanto al nome di Hatshepsut, può essere tradotto come “Prima tra le Nobili”. Sappiamo che lei, figlia di Thutmose I, sposò il faraone Thutmose II (suo fratellastro), che morì intorno ai trent’anni di età nel 1479 ca., dopo un lungo periodo di malattia. La regina ebbe quindi l’opportunità di assumere di fatto la guida dello stato durante gli ultimi anni di regno del marito e poi, rimasta vedova, continuò a regnare come se nulla fosse, con l’appoggio probabilmente dell’aristocrazia.
La potente casta dei sacerdoti di Amon, il dio più importante di Tebe, non era però d’accordo e nominò faraone il principe Thutmose, figlio di Thutmose II e di una sposa secondaria, che assunse il nome di Thutmose III. Essendo questi ancora troppo piccolo, Hatshepsut riuscì a mantenere il ruolo di reggente, e rimase al potere per ventidue anni, fino al 1458 a.C., quando morì e il legittimo faraone poté assumere il pieno potere. Per aggirare l’ostacolo della legge di successione che non prevedeva una donna sul trono, Hatshepsut si proclamò “re” e in molte statue si fece raffigurare con abiti maschili e una barba posticcia, simbolo di regalità. Per legittimare ulteriormente la sua posizione, giunse ad inventare di essere stata concepita dall’unione adulterina tra sua madre (moglie di Thutmose I) e il dio Amon, scena che fece raffigurare nel suo tempio.
Anche se agli occhi del figliastro-nipote la sovrana doveva apparire forse come un’usurpatrice (tanto che a lui viene attribuito da molti egittologi l’ordine di cancellare il suo nome e di distruggere molte sue immagini), dobbiamo pensare che il popolo fosse pienamente soddisfatto di lei, perché le ricchezze accumulate dai faraoni precedenti ora venivano spese non in guerre, ma in opere di pubblica utilità, come argini del Nilo, canali di distribuzione delle acque, restauri di tutto ciò che era stato distrutto o abbandonato durante il periodo dell’invasione degli Hyksos, costruzione di nuovi templi e spedizioni commerciali che diedero all’Egitto un periodo di prosperità e di pace.
Sotto il suo regno l’Egitto vide fiorire i commerci con i mercati stranieri tradizionali, ma la regina andava fiera soprattutto della sua spedizione navale nel Paese di Punt, la terra dell’incenso (l’attuale Somalia), resa possibile in seguito alla tenace volontà di realizzare una flotta di prim’ordine. La regina compì un altro gesto inconsueto donando al tempio di Amon a Karnak due giganteschi obelischi di granito di Assuan e qualcuno ha voluto vedere anche in questo la sua affermazione di virilità, considerato che era prerogativa del solo faraone far innalzare gli obelischi. Tecnicamente erano i monoliti più alti e perfetti che si fossero mai visti e furono realizzati in soli sette mesi.
Tra i recentissimi ritrovamenti, sorprendentemente ben conservati, relativi agli scavi archeologici degli ultimi tre anni, spiccano oltre 1.500 blocchi di calcare e quarzite, che costituivano le fondamenta del Tempio a valle di Hatshepsut, che era stato distrutto in epoca ramesside, circa due secoli più tardi. La struttura si trovava un chilometro a est dalla prima terrazza del tempio superiore “Djeser Djeseru” e aveva la funzione di accogliere il corteo funebre e le varie processioni religiose annuali attraverso una banchina e un canale collegato al Nilo. I blocchi ritrovati negli scavi sono decorati da bassorilievi, iscrizioni e dipinti dai colori vivaci; alcuni raffigurano la regina con il suo figliastro-nipote e successore Thutmose III nell’atto di compiere dei rituali sacri. Sono “le scene più belle che abbia mai visto in vita mia”, ha dichiarato Hawass ai giornalisti.

- blocchi_decorati_hatshepsut.Foto di Sayed Sheashaa, Reuters/contrasto
Prima di questo momento, si conoscevano di questo tempio solo alcuni blocchi rinvenuti all’inizio del secolo scorso dalla spedizione del Metropolitan Museum di New York e da Howard Carter, il famoso scopritore della tomba di Tutankhamon.
Ora, invece, è emerso un intero ciclo decorativo che, al di là dell’indubbio valore estetico, fornisce importanti informazioni storiche. Compare ovviamente il nome della regina committente, presente anche in un centinaio di blocchi in calcare e arenaria dai depositi di fondazione dell’edificio. Un’altra interessante scoperta riguarda un’incisione con il nome di Senenmut, architetto e consigliere della regina e forse suo amante, nonché tutore della sua figlia primogenita Neferura e supervisore del Palazzo Reale.
Inoltre, è stato trovato anche il cartiglio del faraone Thutmosi III (1458-1425 a.C.), che avrebbe quindi completato o restaurato il tempio. Secondo Hawass, questa potrebbe essere la prova che il figliastro di Hatshepsut non sarebbe il responsabile della distruzione delle immagini della matrigna, avvenuta invece all’inizio del regno del successore, Amenofi II (1425-1398 a.C.).

- scavi.
Altri ritrovamenti sono relativi a una necropoli di età tolemaica lungo la strada che conduce al Tempio a valle: le tombe riflettono l’incontro delle tradizioni egiziane con il mondo greco-romano, testimoniando l’uso continuativo di quest’area come luogo sacro anche molti secoli dopo il regno di Hatshepsut. La necropoli ha restituito anche preziosi documenti di epoche più antiche: tombe di importanti funzionari della XVII dinastia con sarcofagi antropomorfi elegantemente decorati o sepolture di bambini sepolti con i loro giocattoli. In particolare, è stato dato risalto al ritrovamento della tomba di Djehuty-Mes, un nobile che fu Sovrintendente del Palazzo per la regina Tetisheri (XVII dinastia), nonna del celebre faraone Ahmose I (XVIII dinastia), passato alla storia per aver scacciato gli Hyksos e aver riunificato l’Egitto. La tomba, scolpita nella roccia, presenta un ingresso a volta in mattoni d’argilla e una sala per le offerte con decorazioni in gesso dipinto. All’interno è stata rinvenuta una stele funeraria e delle iscrizioni che testimoniano il prestigioso ruolo del defunto, sottolineando l’importanza di Tetisheri nella storia egiziana nella riunificazione delle Due Terre e nella fondazione del Nuovo Regno.