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La Menade Tuscolana nelle Scuderie Aldobrandini di Frascati


lunedì 23 dicembre 2024 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti


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“La Menade Tuscolana è tornata dal restauro pronta a farvi perdere la testa! Lasciatevi conquistare dalla sua bellezza senza tempo”.

Con queste parole è stato celebrato a Frascati nel Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini il completamento degli interventi conservativi della bellissima statua femminile in marmo, diventata la star del MUSA, presentata al pubblico il 21 dicembre dal direttore del museo Alfredo Moraci, dalla sindaca di Frascati Francesca Sbardella e dalla funzionaria archeologa della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti Francesca Licordari.

Un vero regalo di Natale per i cittadini che sono rimasti incantati dalla statua e dalla coinvolgente danza estatica di Diletta Naira di fronte alla Menade, che ha rievocato i riti in onore di Dioniso (Bacco per i Romani), precedentemente illustrati dal direttore Moraci.

Dioniso, liberatore dell’energia vitale e capace di ritornare dall’oltretomba alla vita, è il dio della rinascita e dell’estasi, favorita dal vino. Dioniso è, quindi, il dio della trasgressione della morale istituzionale attraverso esperienze collettive praticate dai suoi seguaci: le Menadi, i satiri e i sileni. Inizialmente essi sacrificavano un capro che simboleggiava la divinità e ne bevevano il sangue per essere invasati dal dio. Infatti “Menade”, dal greco “mainomai”, vuol dire “essere invasata, essere folle”.

Solo in un secondo tempo quelle creature selvagge sostituirono il sangue con il vino (e probabilmente con sostanze psicotrope); con l’ebbrezza sfrenata e la danza pensavano di poter diventare esse stesse divine e, piene del furore dionisiaco, correvano per i boschi facendo a pezzi tutto ciò che capitava loro davanti. Moraci ha evidenziato, in particolare, come i riti dionisiaci di tipi misterico avessero un carattere estatico e salvifico: “In poche parole, nello stato di trance, attraverso la visione della divinità, veniva garantito il superamento della condizione umana e, quindi, la vita dopo la morte.Tali riti, inoltre, sono anche un momento di emancipazione femminile e compensazione delle frustrazioni sociali”. La statua è stata rinvenuta il 9 giugno 2023 in un ambiente delle terme adrianee di Tusculum nel corso degli scavi affidati alla Escuela Española de Historia y Arquelogía en Roma, nel corso del progetto “Tuscolo Eterna Bellezz@”, finalizzato alla più ampia fruizione da parte dei visitatori dell’area del parco tuscolano, che appartiene alla Comunità montana dei Castelli Romani e Prenestini, ma è sotto la tutela dello Stato, cui, per legge, spettano tutti i ritrovamenti archeologici.

Mai come in questo caso il nome del progetto coincide con la sensazione di avere veramente a che fare con l’eternità di una bellezza antica, che, pur maltrattata dal tempo e dall’uomo (è priva della testa e di parte degli arti superiori), ci riporta a quella rinascita del mondo pagano, che tanto aveva affascinato gli artisti dal Rinascimento in poi. Raffigura una giovane donna, che presenta una flessione della gamba sinistra, mentre la destra è leggermente avanzata. Un leggero chitone aderisce alla figura con un effetto di bagnato nella parte superiore del corpo e su un fianco, lasciando scoperto un seno; la veste è allacciata sul braccio sinistro con una elaborata abbottonatura ed è ricca di eleganti panneggi nella parte inferiore che copre le gambe e parte dei piedi, resi con molta raffinatezza.

Completa l’abbigliamento un mantello appoggiato sulla spalla sinistra, mentre sulla spalla destra è allacciata con un nodo una striscia di pelle di cerbiatto (nebride) che si apre a triangolo sul petto e si divide in fasce terminanti sul lato anteriore e posteriore con le zampette dell’animale: un attributo questo che rimanda a un contesto dionisiaco, perché la nebride era indossata dai seguaci di Dioniso.

La statua sembra rifarsi a un modello greco di dea armata (400 a.C.), dedicato dagli Spartani dopo la battaglia di Egospotami (405 a.C.), che pose fine alla guerra del Peloponneso. Si conoscono soltanto cinque copie della stessa tipologia dell’originale, la c.d. Afrodite di Epidauro, conservate ad Atene (Museo Nazionale), Monaco (Glyptothek), Genova (Palazzo Reale), Firenze (Palazzo Pitti) e Roma (collezione privata).

La statua di Tuscolo è certamente simile all’Afrodite conservata ad Atene per la posizione del corpo, ma ha la nebride al posto di una bandoliera che doveva sostenere un’arma; somiglia maggiormente all’esemplare conservato a Genova. La statua, realizzata in un blocco unico di marmo pregiato, ha una frattura antica che ha fatto saltare la testa (probabilmente è stata fatta saltare apposta con due-tre scalpellate ben assestate), testa che non è stata ritrovata.

Presenta attualmente qualche macchia scura, dovuta al terreno ferroso che l’ha avvolta per secoli, che i restauratori dell’Istituto centrale per il restauro hanno preferito non rimuovere per non danneggiare il marmo. È comunque un miracolo che una scultura di tale eccezionale bellezza sia sopravvissuta in uno spazio pubblico, come quello termale, caratterizzato da una storia complessa e stratificata, con interventi umani di devastazione, compresi gli scavi massicci realizzati nell’Ottocento. La statua, ritrovata su un crollo di strati di epoca medievale in un ambiente lastricato in marmo, che è invece di epoca romana, è un documento archeologico importantissimo, in quanto è possibile risalire al contesto di appartenenza e fare delle ipotesi sulla decorazione delle terme.

La Menade Tuscolana è un’opera che valorizza uno splendido museo e allo stesso tempo il territorio dei Castelli Romani che, a partire dai prossimi mesi, offrirà un biglietto unico integrato per i siti più importanti dell’area tuscolana: oltre al MUSA, il Parco Archeologico del Tuscolo, Villa Mondragone e il Museo del Vino di Monte Porzio Catone. Sarà inoltre attivato un servizio di navetta nei fine settimana, rendendo così più semplice l’accesso ai siti.

 

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