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UN’UMANITA’ STANCA E DELUSA


venerdì 15 novembre 2024 di Silvana Carletti

Argomenti: EDITORIALE


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A volte mi capita di fermarmi in auto per aspettare una parente o una amica che si deve recare in un negozio o per una visita medica e mi ha pregato di accompagnarla.

Naturalmente, per mancanza di parcheggio, dopo aver girato diverse strade senza trovare una possibilità di sosta, preferisco restare in macchina ed attendere.

Così, spesso, dopo aver usato il cellulare per ascoltare le notizie del giorno, resto ad osservare ciò che accade attorno a me.

L’altro giorno, in una piccola strada di Roma nord, mentre ero ferma ai lati della via, verso le ore 10 del mattino, mi sono messa ad osservare i passanti. C’erano soprattutto uomini anziani, sicuramente in pensione, che si recavano a comprare un giornale nella vicina edicola; donne con borse della spesa; alcune ragazze, qualche bambino accompagnato dalla mamma ed altri ancora.

Ciò che mi ha colpito maggiormente era l’espressione comune di tristezza, di rassegnazione, non certo di serenità o soddisfazione.

Inoltre, non potevo fare a meno di notare una diffusa obesità, anche nei bambini che, il più delle volte, è dovuta ad un rifugio nel cibo dovuto alla depressione e al malcontento del proprio modus vivendi.

Mi sono messa, quindi, a riflettere come un’insoddisfazione diffusa, una grande difficoltà economica, una rinuncia ai valori in cui credere, possano portare l’umanità a non sperare più nel futuro, a rassegnarsi in silenzio ad una vita fatta di rinunce, di mancanza di ideali in cui credere.

Ho pensato, inoltre, che, tra l’altro, questa condizione di vita spinga le persone a non interessarsi più di politica e a disertare le votazioni.

La cosa più grave è che questo “male di vivere” si sta pericolosamente diffondendo anche tra i giovani e in modo drammatico. Probabilmente perché la famiglia non esiste più e con essa, il tempo e il modo di dialogare; inoltre il dominio dei social, del cellulare, dei messaggi continui facilitano il rinchiudersi in se stessi, a non comunicare a viso aperto, ad isolarsi con danni spesso gravi.

Come tutti sanno, potrebbero esserci dei rimedi, come lo sport, la musica, dei sani ritrovi culturali o di svago (film, teatro, incontri ad hoc e così via) ma mancano spesso le possibilità economiche e, soprattutto, l’interesse da parte di chi potrebbe organizzare tali attività (Il governo in primis) che dovrebbero essere gratuite e aperte a chi non può permettersele.

Così, ci troviamo a vivere tutti nell’incertezza, nel tirare avanti, senza speranze in un futuro migliore che non arriva mai. D’altra parte, anche chi può permettersi il lusso e grandi risorse, spesso cade nella noia, nel ricercare sempre nuove emozioni, ricorrendo, a volte, in pericolose dipendenze.

E’ un periodo molto difficile da vivere, con il fantasma di guerre, di continui dissidi e contrasti nei governi e, soprattutto, di grandi ingiustizie difficili da accettare.

E’ da augurarsi che l’egoismo dominante, toccato il fondo, lasci il posto ad uno scambio di solidarietà, di reciproco aiuto e, soprattutto, di comprensione, evitando l’abitudine di scontrarsi continuamente gli uni contro gli altri, mentre le cronache giornaliere ci parlano di tragici eventi anche tra giovanissimi che sfogano nell’aggressione tutti i loro problemi esistenziali.

Foto logo: Istituto Luce

 

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