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LA DONNA CHE DIPINGEVA IL VENTO, un romanzo di Giulia Dal Mas

Due donne tra passato e presente
giovedì 31 ottobre 2024 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Leggendo il coinvolgente romanzo “La donna che dipingeva il vento (Tre60 Ed.) di Giulia Dal Mas”, si prova una struggente nostalgia del tempo che fu, quando la Natura ancora non era contaminata e nel silenzio ascoltavamo la voce suadente del vento tra gli alberi.

Molto significativa la citazione iniziale: “Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.” (Alda Merini).

Il libro racconta la storia di due donne e viene così presentato dalla casa editrice: “Svezia, oggi. Lena ha 35 anni e lavora come ortopedico in una clinica di Stoccolma. Quando muore l’amato nonno, con cui aveva vissuto dalla perdita dei genitori, nella sua casa al mare trova un dipinto della bisnonna, Eva Peterson, pittrice di fama internazionale. Affascinata dallo splendido paesaggio montano raffigurato nel dipinto e ferita dal tradimento del compagno con cui sognava di costruire una famiglia, Lena decide di scoprire che cosa avesse ispirato la bisnonna e di partire.

Cavalese, maggio 1914. Dopo un lungo viaggio dalla Svezia, Eva giunge in Trentino: il padre, esperto di alberi, ha ricevuto dalla Magnifica Comunità della Val di Fiemme l’incarico di curare la foresta dei violini, gravemente danneggiata da un incendio. Abilissima a dipingere, Eva si innamora dei paesaggi delle Dolomiti e viene accolta con calore dalla famiglia Sieff, a cominciare da Andreas, figlio del proprietario della tenuta che la ospita. Scure nubi di guerra, però, si stanno addensando nei cieli, costringendo molti giovani di quella terra di confine a schierarsi dalla parte dell’Impero austriaco o da quella dell’Italia. E sullo sfondo dei grandi cambiamenti portati dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Eva sarà costretta a fare una scelta che cambierà per sempre la sua vita e quella delle persone che ama…In un viaggio sulle orme del passato, tra gli abeti rossi e le suggestive cime del Trentino, Giulia Dal Mas ci racconta la storia di un antico amore, di una grande famiglia spezzata dalla guerra e di due donne, legate dal destino, che hanno saputo rimettere in discussione la propria vita”.

Dopo la suddetta citazione di A. Merini, c’è un breve prologo seguito da 7 capitoli, ciascuno dedicato ad un colore/simbolo: il verde è il colore della Natura, stimola riflessione e creatività; il giallo è simbolo di luce, dona allegria e vivacità; il rosso è il colore di sangue, fuoco, passione, audacia; il blue, è il colore di cielo e mare, simbolo di pace e magia; il nero simboleggia ignoto, mistero, assenza totale di luce; l’indaco è il simbolo di spiritualità e intuizione; il bianco significa purezza, eleganza, luce, pace, ricorda il profumo delicato della neve.

Il libro è ricco di belle descrizioni di paesaggi. Eccone una “Non era ancora giorno, quando arrivò alla Piana. Camminò fra le sterpaglie, sfiorando il tronco dell’abete sotto alle cui fronde la cavalla brucava quieta: la corteccia, percorsa dai segni del fuoco, portava in sé la bellezza e l’atrocità della natura. Eva rallentò: un’aura rosata avvolgeva la radura, i primi raggi del sole cominciavano a filtrare tra i rami degli abeti, che svettavano fitti tutto attorno, lungo le pendici della montagna”. La svedese Eva Lindberg, infatti, arriva in Trentino con padre Jonas, grande esperto di alberi incaricato di curare “la foresta dei violini” danneggiata da un incendio, un padre che canta magiche nenie alle piante poiché, come le diceva fin da piccola “gli alberi sono vivi. Le foglie sono i loro polmoni, i rami le loro braccia, e il tronco il cuore”. Pur amando la Natura, tuttavia, Eva preferisce la pittura che le consente di esprimere le sue emozioni mentre ammira le foreste del Trentino.

Il romanzo è molto coinvolgente per contenuto pregevole e forma scorrevole, molto centrato sui sentimenti che vengono spesso descritti con due termini: “morbido” nei momenti di serenità, pieno di “brividi” per emozioni positive o negative. La Natura fa da sfondo alle vicende dei personaggi, ben caratterizzati, una Natura “viva” che sembra quasi partecipare ad esse. Colpisce il personaggio di Nicholas, il falconiere, che cura gli animali feriti. E poi c’è l’Amore nella vita di Lena come in quella di Eva, un amore spesso ricco di contrasti e difficoltà ma che resiste al tempo, c’è anche la ricerca di una verità del passato che si è persa nel tempo e che poi si ricongiunge al presente, poiché le guerre separano drammaticamente le persone

Confesso che il romanzo ha risvegliato in me tanti ricordi della mia infanzia e adolescenza, l’amore per la famiglia quando si dialogava con genitori e nonni, “veri libri di storia parlanti” che ci raccontavano le loro esperienze della II guerra mondiale (e non solo), i romanzi che ci facevano sognare l’Amore… ma i ricordi più belli sono senz’altro quelli legati al contatto con la Natura: il grande Bosco di Capodimonte, sempre presente nella mia memoria, dove l’alternarsi delle stagioni era palpabile tra alberi, prati e fiori che mutavano colori e forme, le rondini sfrecciavano in primavera nei cieli azzurri e sotto casa il fattore, don Giovanni, consentiva a noi bambini di cogliere la frutta matura dagli alberi e ci mostrava i cuccioli di tanti animali che accarezzavamo con tenerezza.

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Giulia Dal Mas, nata a Pordenone, vive a Maniago con marito e figli. Laureata in legge, ama lettura, scrittura e tutto ciò che sappia regalare emozioni. Con il racconto “The secret door” ha vinto il concorso “Chrysalide Mondadori”. Nel 2014 ha scritto la novella La sposa nella torre (Delos Digital). Con Rizzoli ha pubblicato: Un perfetto angolo di cielo (2015) e Provenza mon amour (2016).

Giovanna D’Arbitrio

 

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