Foto logo: Autoritratto.Max Liebermann, Autoritratto, 1908, olio su tela, Gallerie degli Uffizi, Fi
La mostra “Max Liebermann. Un impressionista di Berlino”, che si tiene dal 20 settembre 2024 al 9 febbraio 2025 a Roma presso il Museo Casa di Goethe, è stata pensata per celebrare i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo e far conoscere allo stesso tempo la sua arte “in tutte le sfaccettature”, come ha spiegato il direttore del museo ospitante Gregor H. Lersch nel corso della presentazione della mostra.
Si tratta della prima retrospettiva che gli viene dedicata in Italia, curata da
Alice Cazzola e realizzata in cooperazione con la Liebermann-Villa am Wannsee di Berlino, dove è in corso fino al 7 ottobre 2024 una mostra sui rapporti dell’artista con l’Italia, e con il sostegno del Museo Nazionale Romano. Si avvale del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia e dell’Ambasciata d’Italia nella Repubblica Federale di Germania.
Le opere in mostra, dislocate in otto sale, permettono di conoscere i temi prediletti dal pittore, dalle raffigurazioni del duro lavoro dei contadini o dalle cucitrici e ricamatrici olandesi (ricordiamo in particolare il grande olio del 1894 “Lavoratrici di merletto”, proveniente dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia) agli svaghi equestri della ricca borghesia o dei giovani bagnanti sulla costa olandese (come nel dipinto “Ragazzi al bagno” del 1899, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano), dai ritratti di famiglia a quelli di scrittori e artisti dell’élite culturale tedesca (tra i quali lo scrittore berlinese Theodor Fontane e Wilhelm Bode, fondatore del Bode Museum), dai paesaggi urbani berlinesi (come in “Pattinatori nel Tiergarten”, del 1923, proveniente da una collezione privata) a quelli coloratissimi del suo giardino in riva al Wannsee.
- Max Liebermann, Lavoratrici di merletto, 1894, olio su tela, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro
Nato a Berlino in una famiglia ebrea benestante, egli intraprese i suoi studi artistici presso l’Accademia d’arte di Weimar, ma i successivi soggiorni all’estero (soprattutto in Olanda e in Francia) contribuirono a plasmare il suo stile verso una rappresentazione naturalistica e sociale delle opere. Tornato a Berlino nel 1884, Liebermann godette di grande prestigio - fu presidente della Secessione di Berlino e dell’Accademia Prussiana delle Arti - e continuò a viaggiare in Europa, prima che l’ascesa del nazismo lo costringesse a sparire dalla scena artistica. Morì nel 1935 nella sua casa berlinese, mentre la moglie Martha, pure ebrea, morì suicida l’anno successivo.
Una foto del 1900 mostra la coppia (Martha con un cagnolino in braccio) nel balcone della loro casa sulla Pariser Platz, vicino alla Porta di Brandeburgo, mentre un’altra foto mostra il pittore nella bellissima Villa Liebermann, che il pittore si era fatta costruire nel 1909 come residenza estiva in riva a uno dei laghi berlinesi, il Wannsee.
Liebermann ebbe diversi contatti con il nostro Paese e sue opere si trovano in alcuni musei italiani, a partire dall’Autoritratto in mostra (olio su tela, 1908, Gallerie degli Uffizi Firenze), dove si è raffigurato con il pennello nella mano destra. Dal suo sguardo traspare la consapevolezza del suo essere un artista affermato, come aveva desiderato per tutta la vita, e di aver raggiunto il riconoscimento anche da parte dell’importantissimo museo degli Uffizi che gli aveva commissionato l’opera.
- Max Liebermann,Ragazzi al bagno, 1899, olio su tavola, Galleria d’Arte Moderna, Milano
Egli venne in Italia almeno sei volte e partecipò, a partire dal 1865, alle esposizioni corrispondenti all’attuale Biennale di Venezia e ad altre mostre in importanti città italiane, eppure questo rapporto con l’Italia non era stato finora sufficientemente indagato, come ha evidenziato Alice Cazzola nel saggio di catalogo “Anch’io in Italien. Sulle tracce di Max Liebermann a Venezia, Firenze e Roma”.
In realtà all’inizio Liebermann non era attratto dall’Italia, contrariamente alla maggior parte degli artisti tedeschi precedenti, e considerava semmai l’Olanda il suo luogo ideale di ispirazione, mostrando interesse soprattutto per la vita nelle campagne e per le attività dei lavoratori manuali; rimase poi affascinato dall’impressionismo francese, tanto che “la sua tavolozza s’illuminò e le macchie scintillanti di luce divennero il contrassegno inconfondibile dell’artista”, come si legge nella guidina che viene data ai visitatori (in tre lingue: italiano, tedesco e inglese).
L’Italia era forse per lui “troppo pittoresca”, come scrisse in un saggio del 1900 dedicato al pittore olandese Jozef Israëls, e, rifacendosi a un noto proverbio, scrisse in un passo successivo “Molte strade portano a Roma, ma ogni artista deve percorrere la propria”.
Fu solo all’età di 31 anni che Liebermann compì il suo primo viaggio in Italia (per l’esattezza a Venezia, dove rimase due mesi) ed evidentemente si lasciò poi ammaliare da alcuni luoghi, basandosi anche sul ricordo del “Viaggio in Italia” di Goethe, il poeta da lui particolarmente amato. A Roma si recò per la prima volta nel 1902 e vi rimase una quindicina di giorni. Ammirò tra le altre cose il “Ritratto di Innocenzo X”, dipinto da Velázquez e conservato nella Galleria Doria Pamphilj, le collezioni Vaticane e la Cappella Sistina, dove ebbe modo di abbozzare in situ il momento in cui papa Leone XIII stava benedicendo un gruppo di pellegrini, episodio che successivamente realizzò ad olio.
Nel 1911 tornò con la famiglia a Roma, per partecipare all’Esposizione Internazionale di Roma, organizzata per i 50 anni dell’Unità d’Italia. Durante quel soggiorno romano, eseguì vari schizzi della passeggiata nel parco del Pincio, che rielaborò ad olio e anche a stampa. Il dipinto presente in mostra (Passeggiata sul Monte Pincio, 1911, Collezione privata) c’incanta perché rende con poche pennellate il movimento dei passanti e delle carrozze e quell’atmosfera luminosa, che tanto aveva ammaliato e continuava a entusiasmare gli artisti nordici, che lì si davano convegno perché era a due passi da Villa Medici (sede dell’Accademia di Francia).
- Max Liebermann, Passeggiata sul Monte Pincio, 1911, olio su tela, collezione privata
A Roma Liebermann ebbe modo di apprezzare anche l’arte classica e dopo aver visitato la Villa di Livia a Prima Porta, eseguì una pittura parietale ispirata al famoso affresco del giardino fiorito nella sala ipogea (probabile triclinio estivo) della Villa di Livia (affresco attualmente conservato a Palazzo Massimo, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, dopo essere stato staccato nel 1951-52). Quel meraviglioso giardino con innumerevoli uccelli e piante, tutte cariche di frutti e di fiori, era l’ideale di giardino che egli sognava per la sua villa sul Wannsee e pertanto lo reinterpretò inserendolo nella loggia, insieme ad altri motivi d’ispirazione olandese e di scultura classica (Trono Ludovisi, conservato a Roma nel Museo Nazionale Romano).
- Affresco della Villa di Livia, Museo Nazionale Romano
Negli Anni Venti Liebermann fece coprire di bianco il dipinto, forse per un ripensamento generale della villa, ma la pittura parietale fu scoperta nel 2003-2004 e restaurata dalla Sovrintendenza di Berlino.
La villa doveva essere veramente incantevole e Liebermann dipinse molti scorci del suo giardino, alcuni dei quali sono esposti nella mostra romana.
Roma, Museo Casa di Goethe
Via del Corso, 18, Roma
Orario: da martedì a domenica ore 10.00 – 18.00, tutte le domeniche alle ore 11.00 e alle ore 16.00.
Il biglietto d’ingresso comprende la visita guidata in italiano.
Informazioni: tel. 06.32650412 – info@casadigoethe.it