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Joan Mirò: Il costruttore di sogni

Museo Storico della Fanteria dal 14 settembre al 23 febbraio 2025
mercoledì 18 settembre 2024 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Inaugurata la nuova mostra sul pittore, ceramista, scultore catalano Joan Miró, uno degli artisti più rivoluzionari del XX secolo, nel prestigioso Museo Storico della Fanteria in p.zza Santa Croce in Gerusalemme, 7.

Il progetto prodotto da Navigare Srl con il patrocinio di Ambasciata di Spagna in Italia e la collaborazione dell’Istituto Cervantes di Roma; la Regione Lazio e la Città di Roma, per la curatela di Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, è una ricostruzione antologica dell’esperienza artistica dell’autore, attraverso la selezione di circa 140 opere rappresentative del suo linguaggio rivoluzionario e delle sperimentazioni che caratterizzarono la sua ricerca artistica lasciando un segno indelebile nell’arte e nella cultura del nostro tempo.

L’esposizione raccoglie opere realizzate tra il 1924 e il 1981, si tratta di opere provenienti da collezioni private italiane e francesi, esposte lungo un percorso diviso in 8 aree tematiche: Litografie; Manifesti; Poesia; Ceramiche; Derrière le Miroir; Pittura; Musica; Miró e i suoi amici. Tra le 150 opere si possono ammirare le litografie curate da stampatori e incisori di eccellenza come quelle frutto della collaborazione con Fernand Mourlot, il maestro stampatore conosciuto per la qualità della resa cromatica delle opere grafiche. Senza dimenticare le stupende ceramiche dipinte a mano, che testimoniano la continua sperimentazione dell’artista attraverso l’uso di materiali e forme diverse o i lavori per la storica rivista d’arte, Derrière le Miroir, edita dalla mitica galleria Maeght, con la quale l’artista ha esplorato oltre ogni limite la grafica.

Bellissime le litografie che accompagnano i versi tratti da Parler Seul del poeta dadaista Tristan Tzara (1950) o di altri protagonisti del dadaismo, nonché i bozzetti per la messa in scena de L’Uccello Luce (1981) di Silvano Bussotti, realizzati in occasione della Biennale di Venezia. Nella sezione intitolata Miró e i suoi amici si potranno ammirare una decina di opere di Man Ray, Picasso, Dalí, oltre alle fotografie di Cohen e Bertrand, libri e documenti dei poeti Breton, Éluard, Chair, Tzara evidenziando le connessioni tra Miró e i protagonisti della cultura del suo tempo. Come sottolineato dal curatore Achille Bonito Oliva, l’arte di Mirò ha una coscienza metalinguistica, ossia consapevole non solo dell’esperienza creativa ma anche delle tecniche che utilizza, anziché adottare la mentalità aristotelica che vede l’arte come riproduzione della natura, adotta una visione vicina alla concezione della realtà di Platone, rappresentazione del mondo delle idee. Utilizza il linguaggio come punto centrale di tutte le operazioni artistiche, dove l’elaborazione dello spazio, pittorico o grafico, è saldamente bidimensionale, precludendosi ogni tentazione di rappresentare la natura.

In questa prospettiva, l’alterazione enfatica del segno che si ritrova in tutte le sue opere, rispetta uno spazio che non è duplicazione della realtà, ma desiderio di introspezione che non ha bisogno di ulteriore profondità se non quella bidimensionale della tela o del foglio. L’arte riafferma la propria centralità rispetto al momento storico, riannoda i fili della profondità di coscienza con le scienze umane come la psicanalisi e l’antropologia culturale, trasformando il prodotto artistico in un modello liberatorio che ripara le ferite ed esalta gli aspetti più profondi della psiche. L’arte di Miró compie un giro a trecentosessanta gradi su tutta la storia della creatività e accoglie nel proprio bagaglio il linguaggio animistico dell’arte primitiva, portando così nuova energia al linguaggio espressivo, una visione antinaturalistica del mondo, che non vuole competere sull’apparenza ma trova un’alternativa nella profondità. Mirò ha dato vita a forme astratte e biomorfiche che fondono il mondo reale con quello onirico, composizioni che evocano il subconscio e l’immaginario utilizzando colori molto vividi e figure stilizzate tipo stelle, lunge e occhi per rappresentare la spontaneità e la libertà tipiche del sogno.

Seppure conosciuto come surrealista, Mirò ha sempre tenuto alla propria indipendenza dal surrealismo e da qualsiasi classificazione più o meno rigida, affermando che il linguaggio dei segni e dei simboli è una forma di resistenza alla realtà quotidiana che attraverso il sentimento de la joie de vivre e il fervore espressivo riannodano i fili con quella dimensione inafferrabile e primitiva dell’io più profondo, soprattutto nei periodi storici di grandi crisi come quelli da lui vissuti della guerra civile spagnola seguita dalla dittatura franchista e la Seconda Guerra Mondiale.

Miró - Il costruttore di sogni è una iniziativa culturale di Difesa Servizi S.p.A., co-prodotta da Art Book Web e Diffusione Cultura Srl. Per tutte le informazioni: www.navigaresrl.com

 

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