Di recente, i casi di Paderno Dugnano, di Gagliole, di Pescara, hanno letteralmente sconvolto l’opinione pubblica.
Oltre al pericolo di una possibile imitazione, resta il problema dell’origine di tali drammi e il come combatterli, o meglio, prevenirli.
La soluzione non è facile, se non impossibile.
Dopo anni di decadenza morale, familiare, culturale e affettiva, le soluzioni sono difficili da trovare.
I nostri ragazzi non credono più nella famiglia che, praticamente, nella maggioranza dei casi, si limita a salutarsi a pranzo o a cena, evitando ogni dialogo, presi dai cellulari, la Tv, internet ecc.ecc.
A scuola, anche le lezioni sono spesso disturbate da assenteismo anche in presenza, perché gli alunni trovano piu piacevole inviare messaggi che assistere con interesse alle spiegazioni degli insegnanti o alle interrogazioni.
Gli svaghi sono rappresentati, per fortuna, dallo sport e dalla musica, ma non per tutti; anche perché gli spazi cittadini sono ristretti e il costo di assistere a competizioni sportive o a frequentare palestre è, il più delle volte, proibitivo per le famiglie.
Così, si finisce per isolarsi in un mondo surreale o, peggio, nella droga e nella depressione.
Il pericolo più grande, comunque, è rappresentato, a nostro parere, dalla “imitazione” di esempi continui di violenza, di aggressività, di pericolose bravate che vengono propinate da alcuni siti che mostrano episodi di atrocità persino contro gli animali e lanciano sfide addirittura mortali tra i visitatoti, anche giovanissimi.
Purtroppo, è un problema di difficilissima soluzione, perché ormai radicato nella società e comune in tutti gli strati sociali. E’ la società, in tutto il suo insieme, che peggiora di giorno in giorno e le famiglie, gravate da problemi economici continui, stanchezza da lavoro, incomunicabilità tra tutti i membri, non può fare miracoli.
E’ triste ammettere questa realtà, ma lo stato attuale è questo.
Alla base di tutto questo disagio vi è il crollo dei valori affettivi, il peso insostenibile di responsabilità e una pericolosa rassegnazione alla “fatica di vivere”.
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