Orbene prendiamo l’avvio dalla circostanza in cui un Re stava attraversando una savana, insieme al capo della sua Guardia del Corpo, capo che poi era un’amazzone, o guerriera che dir si voglia, o chiamatela come vi pare… resta il fatto che si trattasse comunque di un individuo decisamente fuori della norma ( o non sarebbe stato il capo del Corpo di Guardia reale).
Dunque i due viaggiavano a tappe forzate, non accendevano fuochi che potessero attirare nemici, alternavano regolarmente i turni di guardia: insomma tutte quelle cose che servono in tali circostanze.
Il guaio è che furono comunque intercettati. Fosse per caso, fosse che avessero ricevuto appropriata segnalazione, resta il fatto che i due nemici si diressero chiaramente nella loro direzione, e li raggiunsero.
Non c’era molto da dire. Dal loro comportamento era evidente cosa intendessero fare. Che fossero predoni, o fossero sicari, dovevano uccidere. E in effetti non fu detto niente, nessuno dei quattro emise una parola.
A distanza ravvicinata, l’uno puntò sul Re e l’altro sull’amazzone. I due assaliti allora si affiancarono, in un moto come di paura, se lo era. Dopo di che attesero l’attacco.
Dalla lentezza con la quale tuttavia i due aggressori si avvicinavano, era intuibile che prevedessero uno scontro lungo e difficile.
Invece fu brevissimo. Praticamente un attimo prima che l’aggressore difronte l’amazzone le scattasse contro, il Re guizzò e lo trafisse da sotto in su…mentre contemporaneamente, un attimo prima che l’aggressore difronte il Re gli scattasse contro, l’amazzone guizzò e lo aprì dall’alto in giù.
I due colpiti si afflosciarono lentamente al suolo, con impressa sul volto quell’espressione tipica di chi non vuol credere che sia proprio la sua morte.
Gli altri due pulirono con cura le spade sui vestiti dei vinti, predarono gli anelli come era nel loro diritto, si guardarono sorridendo, e ripresero la marcia.