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GIOVANI SCRITTRICI: MARZIA PEZ e I SUOI MONDI...


sabato 19 dicembre 2009 di Emanuela Ludovica Mariani

Argomenti: Interviste
Argomenti: Racconti, Romanzi


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Una notte dei primi di dicembre, un tavolino d’argenteo alluminio e Ponte Milvio, con il rumore ed il colore dei suoi locali, fanno da sfondo all’intervista con questa promessa della nuova letteratura italiana.

Marzia Pez ha i suoi natali nella Città Eterna nel 1972. Dopo una laurea in giurisprudenza ed un’avviata carriera manageriale, interrompe l’ordinario percorso per votarsi, a tutto tondo, a viaggi lontani e agl’infiniti orizzonti della scrittura, da sempre, forte ed irrinunciabile passione. Nel 2007 esce il suo primo romanzo “Libellule” edito da Traccediverse. Accanto al successo della pubblicazione, vede la luce un altro progetto della Pez : il Teatro in libreria che realizza trailer teatrali di libri italiani, spesso di autori esordienti, promossi all’interno di librerie, caffè letterari e luoghi d’incontro culturali, al fine di avvicinare in modo originale e divertente lo spettatore alla lettura, al teatro, alla musica e alla danza. Nel 2009 pubblica il secondo romanzo “Nico”(editore Akkuaria), cui dedica 12 anni di lavoro visto che la prima edizione dello stesso risale al 1997 e che l’autrice definisce come “la storia più bella che abbia mai sentito”. Cerchiamo di conoscere meglio questa fresca e nuova firma del panorama letterario italico e proviamo a sondarne i moti di spirito, le voluttà, i desideri, i narcisismi …

Vedentoti, fai pensare ad una piccola ed operosa Nonna Papera, intenta a curare, allegramente e leggermente, una fattoria immersa in un verde bucolico con un cielo senza nubi … ma c’è un’altra fattoria, ignota agli occhi altrui?

Ohhhh ... devo dirti che é come se fossi dai carabinieri (ride)… Avverto sentimenti confusi e mai analizzati. Mi sento dallo psicologo … Della serie “signorina cerchi di dare un senso alle figure ….” E poi lui emette il verdetto: “il soggetto risulta infinitamente confuso perché…. “ Ecco, i perché sono tanti, tantissimi … (Pausa -contempla il cielo).

Ti consideri una persona vulcanica o una dal lento scorrere degli eventi?

Direi assolutamente vulcanica. Aggiungerei anche aggressiva e rissosa. Le botte, per me, danno il senso corporeo dell’esistenza e cambiano il rapporto con la persona a me più vicina. Aumentano l’intimità e sbloccano anche certe difese. E’divertente provocare ed essere provocati. E’vitale. Il contatto fisico diventa fondamentale. E’chiaro che sto parlando di botte come gioco! Col “darsele” si possono conoscere limiti e fisicità. E’un modo di esplorazione (ludico) importante!

La tua attività onirica c’è ? E se c’è, cosa ti lascia al risveglio?

Si che c’è! Sogno molto e i sogni che faccio sono sempre molto intensi. Come una seconda vita o una dimensione parallela … Molti dei miei scritti nascono proprio dall’attività onirica. Costituisce spesso un canovaccio narrativo dove sono e agisco da protagonista. Mentre nei miei romanzi sono, ovviamente, gli altri i protagonisti. In essi, infatti, sono solo colei che da loro vita e voce.

In te è più sviluppato il lato maschile o quello femminile? Oppure c’è un’amabile convivenza?

Devo dire che il lato maschile, in me, è stato presente per lungo tempo. Sarà dipeso, forse, dal contesto familiare. Ho un fratello. Le prime interazioni sono state con lui e con lui ho assimilato anche un certo modo di vivere ed essere maschile. Recentemente, invece, sento spuntare (finalmente) un lato femminile : uso rossetto rosso e tacchi altissimi! (Ride) Forse, andando oltre certi cliqué, mi sento di dire che il lato maschile ha i suoi limiti enormi: all’uomo, ad esempio, non gli appartiene l’immedesimazione. Sarà uno status anche bello perché lo porta ad avere un “sé” ben sviluppato. La donna, al contrario, guarda prima al resto e poi al sé. E tutto questo suo patrimonio di emozioni e comportamenti la porta, di conseguenza, a vivere con meno leggerezza e più profondità. E spesso, la profondità fa soffrire.

Hai una divinità che potrebbe rappresentarti?

Marte, dio della guerra! Poi anche Giove e Minerva. Il mio nome, Marzia, vuol dire guerriera. Io mi sento tale!

Subisci la fascinazione di un mito o cerchi tu di diventarlo?

Sono io un mito!!! Non mi vedi? Ho l’arroganza di fare cose complicate, sicura di riuscirci. Un esempio? Il Teatroinlibreria (www.teatroinlibreria.it).

In quel progetto, hanno lavorato per me, assolutamente gratis, circa 40 persone. Non provo orgoglio, in quanto ho la consapevolezza piena di quel che ho fatto e so che tutte le cose avranno, comunque, un movimento continuo. Non c’è mai un senso di finito o di compiuto. Ripeto, quando riesco in quello che voglio sento solo un senso di soddisfazione, non di orgoglio. E quando le cose non riescono o le tempistiche sono o sembrano vaghe, soffro di senso d’insoddisfazione e d’impazienza.

Vedi la scrittura come una volontà narcisistica di memoria eterna? Oppure hai un modo differente di viverla?

100000000000012C000000E1760E4414Per me non è una volontà narcisistica d’immortalità. La scrittura non è onnipotenza. Per me è solo un qualcosa di cui non posso fare a meno. L’artista vero lavora sei mesi l’anno scrivendo e gli altri sei mesi facendo l’imprenditore di se stesso. Sono solita immaginare storie, dialoghi, scene. Come un attore che ripete la parte. Poi, le mani iniziano a scrivere, per settimane intere. Un favoloso stato di tranche. In quei momenti, il resto della vita là fuori non c’è, o se c’è non la vedo e non la sento. I personaggi succhiano la mia energia. Sono totalmente assorbita dalla produzione. E’come una schizofrenia consapevole e controllata. Finché la storia non ha una conclusione, i personaggi che descrivo li sento accerchiarmi, assalirmi, perseguitarmi, delle vere e proprie presenze … come a dirmi che parte della storia ancora manca. Di solito questo accade quando scrivo romanzi. Per le commedie o altri scritti la situazione d’ispirazione è diversa. Perché ogni scrittura ha, infatti, forme e dimensioni differenti.

Quando scrivi, esplori o evadi da te stessa?

Mi sento, semplicemente, uno strumento per raccontare certe storie. Attraverso una scelta. E da questa scelta nasce, poi, la situazione narrativa.Desideri per il futuro?

Un sacco di soldi!!! Comincerei con l’armadio nuovo. Poi il motorino e un bel giaccone resistente all’aria. Dopodiché viaggiare. Almeno destinazioni con 8/9 ore di volo. Lontana tantissimo dalla mia terra di appartenenza. Non so … La Nuova Guinea o la Nuova Zelanda. Solo con un’effettiva lontananza catturo nuove vite e nuove storie ed evado davvero da ciò che conosco come le mie tasche.

P.S.

Info : www.marziapez.com

Le foto dell’intervista sono state realizzate da Luca Loaldi