Dopo aver proposto il blocco navale senza alcun successo (come previsto) e continuando incessantemente il flusso di emigranti, contrastandone con rigore ogni possibile sbarco, la Premier Meloni punta ora sulla realizzazione del “Piano Mattei” che, se poteva avere qualche possibilità negli anni ’50/60, ora si presenta con mille difficoltà di realizzazione.
Innanzi tutto, molti Stati Africani, memori di un passato storico ancora presente, rifiutano qualsiasi forma che assomigli alla “colonizzazione”, temendo una predominanza di interessi da parte dei Paesi propositori e tengono a precisare che “Non sono dei mendicanti…”, come nel Congresso di ieri a Roma.
Ciò che sembra, comunque, impossibile è trovare una somma enorme di denaro per poter dare vita ad un progetto cui non tutti gli Stati Europei sembrano fortemente interessati.
Occorrerebbero milioni di miliardi per creare attività autonome in un continente che presenta innumerevoli problemi di vera sopravvivenza e che teme, soprattutto, di perdere libertà di scelte, in cambio di una inevitabile dipendenza, almeno per anni, da Paesi estranei alla loro storia e al loro modo di vivere. Un orgoglio insito in ogni cittadino del mondo.
Ma ciò che peserebbe di più in questa iniziativa, sarebbero le condizioni naturali dell’Africa che soffre da sempre di siccità, di zone desertiche che renderebbero davvero rocambolesche, se non impossibili, creazioni di strutture elettriche, informatiche e così via…
Dal tempo di Enrico Mattei, il mondo è cambiato e, se anche l’idea di un “piano” per risolvere l’immigrazione, favorendo, nello stesso tempo, un’economia mediterranea, potrebbe essere, senza dubbio, augurabile, a noi sembra un’idea irrealizzabile che, allo stesso tempo, nella sua difficile programmazione, può causare dispersione di energie e di denaro e, soprattutto, un’ennesima, dannosa, illusione.
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