Il ritrovamento è avvenuto tra il 5 giugno e il 7 luglio 2023, durante la campagna di scavo realizzata dalla Scuola Spagnola di Storia e Archeologia a Roma (EEHAR-CSIC) e dalla Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, ente proprietario e gestore del sito, in regime di concessione di scavo da parte del Ministero della Cultura (Decreto DG-ABAP n. 953/2022), sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti.
Si tratta di una statua femminile, realizzata in un unico blocco di marmo, a figura intera e grandezza naturale della quale sono andati perduti la testa e parte dell’avambraccio destro e quello sinistro che presenta un perno metallico e si trova in ottimo stato conservativo.
- Il manufatto ritrovato
Al momento del ritrovamento si trovava sotto una serie di strati di epoca medievali, afferenti ad una chiesa, questo ha permesso la conservazione del reperto che era visibile solo per una parte del dorso, era infatti adagiato su uno strato di intonaci dipinti sicuramente pertinenti alla decorazione parietale dell’ambiente più occidentale delle terme, di cui la statua doveva costituire parte dell’arredo.
La figura è sostenuta dalla base rettangolare 47x40 cm, ricavata dallo stesso blocco marmoreo, poggia la gamba destra in posizione avanzata, retta e ben appoggiata, mentre la gamba sinistra è flessa producendo la sporgenza del ginocchio e l’arretramento del piede con un leggero ed elegante innalzamento del tallone che si solleva verso l’esterno. Il movimento genera una leggera torsione della gamba destra sotto il bacino e l’inclinazione del torso verso il lato sinistro. I piedi emergono da sotto le pieghe della veste e sono scoperti, come pure parte del dorso e del seno.
La figura è sostenuta alla base rettangolare di 47x40 cm, ricavata dallo stesso blocco marmoreo, poggia la gamba destra in posizione avanzata, retta e ben appoggiata, mentre la gamba sinistra è flessa producendo la sporgenza del ginocchio e l’arretramento del piede con un leggero ed elegante innalzamento del tallone che si solleva verso l’esterno. Il movimento genera una leggera torsione della gamba destra sotto il bacino e l’inclinazione del torso verso il lato sinistro. I piedi emergono da sotto le pieghe della veste e sono scoperti, come pure parte del dorso e del seno.
Ha indosso un leggero chitone aderente, ricco di pieghe nella parte inferiore che copre gambe e parte dei piedi con dettagli finissimi di grandissima eleganza. La veste è scivolata sulla spalla destra verso il braccio lasciando il seno scoperto ed è allacciata alle braccia attraverso dei piccoli bottoni.
Dalla spalla destra un mantello di pelle è allacciato in diagonale con un nodo da cui pendono sia sul lato anteriore che posteriore, le zampette e le unghie del cerbiatto, di solito attributo della Nebride (nebros significa cerbiatto), baccante del corteo dionisiaco e simbolo di rinascita.
La pelle dell’animale si apre a triangolo sul petto con la testa che pende sul mantello e aderisce al corpo sul fianco sinistro della statua cadendo poi diritto dalla spalla sinistra e, in diagonale verso il fianco destro, avvolgendo le gambe e lasciando scoperta la parte inferiore del chitone con lunghe pieghe dagli orli mossi.
Il Direttore EEHAR CSIC Antonio Pizzo ha spiegato che il marmo pario, un marmo tipicamente greco e le vesti serviranno per fare un confronto con opere simili. La testa mancante, molto probabilmente è stata fatta saltare con colpi di scalpello in un momento precedente all’interramento, fortunatamente senza intaccarne il resto della figura.
- conferenza_stampa_
La statua rinvenuta a Tusculum arricchisce il ristretto panorama di sculture tradizionalmente considerate repliche di un modello legato alla cosiddetta Afrodite armata di Epidauro.
Appartenenti a questo modello ne esistono altre 5 copie, conservate rispettivamente ad Atene (Museo Nazionale), Monaco (Glyptothek), Genova (Palazzo Reale), Firenze (Palazzo Pitti) e Roma (da una collezione privata).
Quella di Tuscolo sembra più vicina alla Nebride di Genova che ha il braccio aperto verso l’esterno e sulla mano una patera, o all’altra copia simile della Gliptoteca di Monaco, tuttavia d’altra fattura, nulla infatti, hanno in comune, con l’esecuzione raffinata e bellissima di quella di Tuscolo, datata tra la metà I secolo a.C. –alla metà I secolo d.C.
Le ipotesi sull’identificazione sono aperte e molto probabilmente verrà organizzato un congresso nel quale molti studiosi potranno confrontarsi e avanzare le loro tesi, al momento si propende per diverse ipotesi: potrebbe essere una Menade, baccante (attributo della testa di cervo) anche se di solito queste figure sono in movimento; potrebbe essere una Musa, anche se queste non portano il seno scoperto; potrebbe trattarsi di una Ninfa, forse la più appropriata nel contesto termale del sito.
Un ritrovamento eccezionale, ha commentato Gabriella Serio della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, che ha ricordato le spoliazioni che l’area archeologica di Tuscolo ha subito in passato, l’augurio è che l’opera venga destinata al Museo Scuderie Aldobrandini di Frascati dove è attualmente custodita.
Il pubblico potrà ammirarne la stupefacente bellezza, durante la Giornata Europea dei Ricercatori il 29 e 30 settembre prossimo.
Vale la pena programmare la visita al Parco archeologico di Tuscolo, (Fig. 9) luogo del ritrovamento per passeggiare tra i resti dell’antica città, dove è visibile e ben conservato il Foro, il Teatro, le Terme e l’antico impianto della strada romana percorribile tra i boschi di castagni, querce, noccioli. Un vero paradiso naturale e storico sui Colli Albani, tra Monteporzio Catone e Grottaferrata.
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- area_archeologica_con_il_foro_e_la_cavea_