INFORMAZIONE
CULTURALE
Marzo 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7647
Articoli visitati
5084631
Connessi 19

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
27 marzo 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

LA MADRE

AL TEATRO QUIRINO
giovedì 16 marzo 2023 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Teatro


Segnala l'articolo ad un amico

Sogni e bisogni de La madre di Zeller in scena al Teatro Quirino di Roma Dal 14 al 26 marzo 2023

Lunetta Savino torna in scena al teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma tappa di una lunga tournée, con un testo di Florian Zeller “La madre” e la regia di Marcello Cotugno. Un testo del 2010 che fa parte della fortunata trilogia di questo giovane drammaturgo, sceneggiatore e regista franco-svizzero, che comprende “Il padre”, la cui trasposizione cinematografica, con Anthony Hopkins, ha ottenuto un Oscar per la sceneggiatura nel 2020; “Il figlio” da cui è stato tratto il film “The Son” presentato nel settembre scorso alla Mostra del cinema di Venezia. La trilogia indaga con coraggio i rapporti familiari, le derivazioni patologiche e le conseguenze sulla vita degli individui.

L’attrice pugliese passa così dalla fiction al teatro con naturalezza e talento, ne “La madre” è una moglie tradita, senza più un ruolo attivo, isolata all’interno della famiglia che l’ha espulsa, che la giudica soffocante ed eccessiva. La protagonista, Anna, è una donna che ha rinunciato a sé stessa, ai suoi desideri, che vive sospesa in una realtà multipla dove l’illusione investe ogni piano narrativo, il fallimento del suo progetto di vita incentrato solo sul suo ruolo di madre, viene meno con l’abbandono del figlio e il dolore assume i connotati di una “sindrome del nido vuoto”. La partenza del marito (Andrea Renzi) per un convegno, è vissuto dalla donna come un nuovo abbandono, gli ricorda quello del figlio (Niccolò Ferrero), la mette di fronte alla realtà svelata della decadenza del suo matrimonio, di un marito che forse la tradisce. Le sue percezioni si alterano ed esplodono nel momento in cu si fa strada la consapevolezza sulla propria responsabilità rispetto alla rinuncia ai propri sogni, sulla scelta di consacrarsi alla cura del figlio maschio, rifiutando la figlia, sull’abdicazione a svolgere un ruolo attivo come moglie e donna con aspirazioni proprie.

Le scene di Luigi Ferrigno, porte aperte nello spazio circolare dove si svolge la scena, sottolineano lo straniamento, l’isolamento nella prigione senza serrature della casa, spalancata e sempre disponibile come il suo affetto di madre, attorno al quale ruotano tutti i personaggi compresi gli oggetti inanimati. Anna è il cardine attorno al quale si incrociano gli affetti, un filo rosso che prende corpo in scena, che dopotutto stringe e soffoca lei stessa. Lo specchio posto sul soffitto dello spazio scenico mostra i rispecchiamenti multipli tra lei e le altre donne, che rappresentano il suo passato di donna, così come lei rappresenta per loro il probabile futuro, così come tutte le donne che riflette quando si inclina verso il pubblico, a rammentare l’archetipo che Anna rappresenta. Potrà risvegliarsi la madre? La sua mente insegue sequenze oniriche e situazioni iperrealistiche e metaforiche, proiezioni che non sono né sogno, né realtà, rappresentano una vertigine ipnotica e crudele da cui risvegliarsi risulta impossibile. Uno spettacolo moderno, coraggioso, pieno di spunti e riflessioni sulla società denominata liquida da Zygmunt Baumann e Byung Chul Han, dove i rapporti sono precari e il senso di colpa non basta a tenere vicini i figli o qualsiasi altro affetto. La sfida de La madre è quella di tutte le madri: accettare la separazione dal figlio e accogliere quei cambiamenti che la vita dispone, andando loro incontro, lasciando andare una parte di sé per poter rinascere, non farlo porta solo dolore e alienazione e come diceva Seneca: “Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”, letteralmente "Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole".