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NATURA E AMORE NEI DIPINTI DI TIZIANO

Galleria Borghese dal 14 giugno al 18 settembre 2022
martedì 21 giugno 2022 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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La mostra dossier: Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore, nasce in occasione del prestito del Kunsthistorisches Museum di Vienna del dipinto La Ninfa e il Pastore (1575), nell’ambito di scambi culturali tra istituzioni. Si tratta di una delle ultime opere del pittore, nella quale emergono i temi già affrontati da Tiziano nel corso della lunga vita e carriera.

La curatrice Maria Giovanna Sarti, ha spiegato che inserire questo quadro in dialogo con le opere della Galleria della sala XX al primo piano del Museo, dove si trovano le altre opere di Tiziano, è stata una scelta naturale, il quadro di Vienna è posto di fronte al quadro copia fedele del Sassoferrato delle Tre età dell’uomo di Edimburgo di Tiziano, mentre Amor Sacro e Amor profano si trova sull’altro lato di fronte al quadro di Venere che benda amore.

Si tratta di dipinti di commissione per dono di nozze per i temi, per la lunghezza delle tele che richiamano i casseri matrimoniali, per le allegorie che mostrano una Natura come il luogo dell’agire umano e l’Amore reso nelle sue diverse forme: divino, naturale, matrimoniale; personificato da Venere o da una Ninfa, da una fanciulla in giovanissima età o da una sposa. Natura e Amore strettamente legati dal ciclo vitale, in rapporto armonico, così come allude l’allegoria musicale e amorosa della Ninfa e il Pastore, un quadro che rappresenta quasi l’epilogo della parabola pittorica del pittore che morirà il 27 agosto del 1576.

Lo stile pittorico è a colpi risoluti come lo descrive Jacopo Palma il giovane, allievo di Tiziano, colpi dati con le dita in uno stile di “non finito consapevole” come quello di Michelangelo, ma con esiti diversi. Per Tiziano il “non finito” non è superamento della materia per liberare lo spirito ma, trasfusione nella materia di una spiritualità resa sensibile ad ogni evento e contatto, che si consuma e dissolve nell’insieme delle relazioni. La materia del corpo vive i sentimenti così come la materia della pittura, il colore, non solo trascrive, ma vive di vita propria, attraverso esaltazione ed estenuazione, il pathos e il dramma della vita. La pittura è frammento di realtà, palpito di vita vissuta.

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Ninfa e pastore. Tiziano

Le figure campeggiano in primo piano sulla tela, la Ninfa è in una posa sensuale, si sta accarezzando il braccio sinistro con la mano del braccio destro e al contempo ci guarda, ci attira con il suo sguardo provocante, con il candore delle sue carni esposte. Il pastore ha appena smesso di suonare il flauto, a corollario un paesaggio indistinto che ricorda il paesaggio tipico montano del suo paese d’origine Pieve di Cadore. Dal fondo emerge la figura di un albero spezzato a cui un capro sta staccando gli ultimi rami verdi di foglie. Il quadro sembra l’evoluzione di quello delle Tre età dell’uomo, l’allegoria è la stessa, una riflessione sulla vita, sull’amore, anche se nel dipinto di Edimburgo i giovani ritratti, impegnati in un duetto musicale allusivo ad un erotismo giovanile, sembrano più giovani e innocenti, i teschi posti tra i due gruppi di figure, alludono alla morte in un’allegoria più diretta rispetto a quella del capro. La conclusione è la medesima: l’uomo è immerso in una realtà in cui tutto si muove e niente è mai definito, tutto è in relazione e le cose, gli uomini si dissolvono in questo tessuto mobile.

Sull’altro asse ortogonale Venere che benda amore (1565) dove ritroviamo il paesaggio montano delineato a colpi di biacca. Qui l’allegoria è doppia, da una parte Amore suggerisce a Venere e nello stesso tempo questa è intenta a bendarlo. La posa dei nastri che bendano il piccolo dio, dividono il quadro in due parti: sulla sinistra la dea abbigliata con una tiara da sposa, simbolo di fertilità, con alle spalle Amore che sembra suggerirle con saggezza, a rappresentare come l’Amore trovi equilibrio nel vincolo coniugale; sull’altro lato le due ancelle porgono arco e frecce strappati ad Amore, piccolo dio imprevedibile, ormai bendato.

A completamento e commento di Venere che benda Amore, un dipinto precedentemente riferito ad un modello del Veronese, attualmente ritenuto di tarda derivazione da un modello tizianesco perduto raffigurante Venere, Amore e un satiro.

Nella parete di fronte l’Amor sacro e l’Amor profano (1514-1515), con le due figure femminili: una abbigliata e l’altra nuda, ai lati di un pozzo, dove Amore agita le acque, ormai riconosciuta Allegoria dell’amore terreno (ma non naturale) e di quello celeste, in un dialogo continuo che la sposa deve mantenere vivo, tessendo la tela di un matrimonio casto e fertile allo stesso tempo.

A corollario di questo dialogo e per coerenza tematica e stilistica, troviamo le tavole con Adamo ed Eva di Marco Basiati; gli altri due Tiziano, il Cristo flagellato e il cosiddetto San Domenico, contigui ai dipinti tardi del pittore presenti in mostra.

Un piccolo capolavoro di Réunion di capolavori tizianeschi che permettono di avere uno sguardo sull’evoluzione pittorica del pittore e di comprenderne la caratura ed innovazione che rappresentò.

La Mostra è accompagna da un catalogo edito da Arte’m dedicato a Tiziano, con i testi di Maria Giovanna Sarti, curatrice della Mostra. Si tratta del primo numero della collana Galleria che inaugura pubblicazioni di approfondimento monografico sui temi e le opere della Collezione Borghese, in questo caso sulla produzione degli ultimi anni di vita del pittore e sulle recenti indagini diagnostiche effettuate sul dipinto Venere che benda Amore, presentate per la prima volta.

 

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