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Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
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8 ottobre 2024
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A Napoli, al Graziani Bistrot in Piazza Dante, il 24 settembre, alle ore 17,30, ha avuto luogo la presentazione del nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo, Napoli dove vai? (Edizioni Quaderni Radicali). Hanno partecipato all’incontro Alfonso Ruffo (direttore editoriale di Economy)coordinatore del dibattito, Paolo Macry (docente di Storia Contemporanea all’Università Federico II di Napoli), Guido Trombetti (già rettore dell’Università Federico II), Giuseppe Rippa (autore del libro).
A quanto pare rispondere alla domanda che pone il libro si rivela alquanto difficile, come In effetti emerge dai vari interventi dei suddetti partecipanti. Fin dalla breve introduzione di Alfonzo Russo è apparso chiaro che non ci si spiega come mai le grandi risorse paesaggistiche, storiche, artistiche di Napoli siano state “sprecate”, lasciando invece accumulare nel tempo problemi irrisolti. E secondo Paolo Macry è importante anche domandarsi da ”dove venga Napoli”, commentando l’excursus storico politico di Giuseppe Rippa dagli anni ’50 ad oggi, con critiche alle varie amministrazioni fino a quella attuale, colpevoli (chi più, chi meno) di una lunga serie di incurie. Insomma Napoli deve andare oltre: è l’Anno Zero, per cui o si ricomincia o si sprofonda. Quanto alla conclusione del libro che vede Napoli proiettata verso il Mediterraneo e l’Africa del Nord, si è dimostrato poco convinto per le guerre in corso e i forti interessi internazionali, nonché l’irrisolto problema dei migranti che finora l’UE non ha saputo gestire.
Secondo Guido Trombetti il compito dell’Università è quello di sviluppare nei giovani lo spirito critico, poiché l’incapacità di riflettere e di interrogarsi genera mancanza di autonomia nei cittadini, costretti nei limiti di un pensiero unico. Bisogna, inoltre, rimuovere il pessimismo imperante focalizzato solo sugli aspetti negativi di Napoli, senza allargare lo sguardo ad altre grandi città (Roma e Marsiglia ad esempio),che hanno gravi problemi per una comune crisi epocale. Non bisogna comunque dimenticare i meriti di una Napoli “letteraria” di ieri e di oggi, ricca di grandi scrittori e artisti. Secondo lui amministrare è difficile per le grandi responsabilità che comporta, nonché per l’enorme massa di norme in cui destreggiarsi.
Alfonso Ruffo, infine, dopo aver sottolineato i mille contrasti di Napoli insieme alla sua grande energia, ha dato la parola a Giuseppe Rippa che si è a lungo soffermato sull’excursus storico-politico illustrato nel libro, con dure critiche verso le varie amministrazioni passate e presenti. Innegabile secondo lui il progressivo disfacimento dei partiti politici italiani, sempre più ancorati a ricerca di consenso e potere. Ha ricordato con affetto Giancarlo Siani, vittima di vari interessi e intrighi. Ha concluso affermando che manca la capacità di avere “una visione” una meta futura su cui convergere, un’unità di indirizzi, non solo a livello locale e nazionale, ma anche mondiale.
Napoli è una città capricciosa - recita la quarta di copertina del libro -, soggetta agli umori ed anche agli opportunismi, capace di esaltarsi e di abbattersi. Tuttavia, esprime una civiltà autentica. Non soltanto per i suoi trascorsi storici, ma proprio perché ,nonostante la realtà ammorbata odierna, è una città che reca in sé la disposizione a un processo permanente di continua evoluzione. È come se al suo interno ci fosse un’energia ibernata che, pur soggiacente e inerte, mantiene comunque il suo connotato di poter manifestarsi potentemente. Un luogo comune ottocentesco descriveva Napoli come un “paradiso abitato da diavoli”, ma il processo formativo della sua civiltà consuma molteplici aspetti: geografici, economici, etnici. È una miscela che, per paradossale possa sembrare, risulta molto più aderente al tempo che viviamo rispetto agli schematismi ai quali ci costringe la post-ideologia del pensiero unico corrente, sino al punto da poter costituire un viatico per reagire alle infinite contraddizioni e falsificazioni che da quegli schematismi derivano”.
Un dibattito interessante che ha posto grandi interrogativi non solo sul futuro di Napoli. E anche se non si capisce come mai i numerosi politici napoletani, passati e presenti, non siano riusciti ad aiutare la città, i problemi ormai non sono solo “napoletani”: viviamo In un’epoca che è riuscita a globalizzare perfino un virus, nonché ad incrementare guerre, flussi migratori, inquinamento e disastri climatici. Senza “una visione” più unitaria e umanitaria, il futuro potrebbe essere davvero oscuro.
Giovanna D’Arbitrio
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