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Mandela (Piemme, Casale Monferrato, 2008)

NELSON MANDELA: DALLA SFIDA CORAGGIOSA ALLA RICONCILIAZIONE

L’esperienza umana di Mandela, una delle testimonianze più vivide e drammatiche della lotta politica nel XX secolo.
giovedì 24 luglio 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Jack Lang


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L’esperienza umana di Mandela – come si legge nel libro con tale titolo scritto da Jack Lang (Piemme, Casale Monferrato, 2008) – ha costituito certamente una delle testimonianze più vivide e drammatiche della lotta politica nel XX secolo.

All’insegna del principio “gli uomini nascono liberi e liberi restano, con gli stessi diritti”, il tenace ed inflessibile difensore dei diritti dei neri nel Sud Africa ha dimostrato infatti come la nettezza e la coerenza delle posizioni – sostenute sino alla sopportazione di una lunga e logorante prigionia impostagli dai bianchi – riesca ad imporsi contro i regimi di oppressione.

Il noto ex ministro socialista francese della cultura illustra chiaramente l’itinerario di volontà e di esemplare comportamento che rivelò al mondo intero le condizioni di soggezione schiavistica a cui una parte rilevante di quel popolo era sottoposto. Rifiutando sistematicamente ogni promessa dei “padroni” di quella terra, Mandela non lasciò mai dubbi sulla fermezza dell’impegno suo e dei milioni degli altri neri affinché la parità giuridica fosse loro riconosciuta.

Paragonato ad Antigone quale simbolo storico di una ragione di giustizia al di sopra di ogni accomodamento, Nelson (questo il nome del campione della battaglia contro l’apartheid) non solo seppe mantenere la sua campagna ad un alto livello morale ma – e qui l’autore sottolinea particolarmente tale aspetto – rifiutò ogni atto che potesse indicare una ricerca di compromesso ed anzi la sua azione era diretta a mostrare ai suoi nemici-interlocutori quanto giusta fosse la propria linea. Ed egli conquisterà alla propria causa lo stesso suo principale carceriere (come molti hanno appreso in un diffuso film degli anni scorsi).

Non va dimenticato che – come Gandhi – Mandela abbia approfondito i temi giuridici (e svolgerà la professione di avvocato) per meglio argomentare le ragioni del suo popolo. Lontano dalle tesi dei suoi conterranei favorevoli all’uso della violenza, egli non esiterà tuttavia a spiegare il passaggio alla posizione estrema che non condivideva ma che non sentiva di condannare, stante il peso dell’umiliante e duro regime cui intere generazioni erano soggette. Intimidazioni e minacce, arresti ingiustificati, estenuanti detenzioni, carcere duro in una generale realtà di miseria, di esistenze infrante: e per contro veglia d’armi, partecipazione alle elezioni, atteggiamento di dignità e rigore, ecco i caratteri di una sfida che, come ha osservato la scrittrice Nadine Gordiner (autrice della prefazione), ha in questo libro una originale avvincente ed originale espressione divulgativa

Qui il lettore può trovare una serie di episodi, maggiori e minori, nei quali il coraggio di ergersi contro il potere dei bianchi – in tante manifestazioni della vita quotidiana – appare come linfa vitale capace di trovare un precedente leggendario nella figura e nell’azione di Prometeo, che – incurante delle conseguenze dei suoi atti in relazione alle leggi ingiuste – Nelson incarna mirabilmente sul piano simbolico. Così vediamo gli afrikaner uscire dal loto isolamento, dalla privazione dei loro diritti. La prigione di Robben Island diviene così il segno di una prepotenza ottusa e crudele tra crudeli maltrattamenti. Vittima sacrificale, Mandela sconfigge i suoi aguzzini lontani e vicini, esercitando una capacità persuasiva più forte della durezza delle prove cui egli è collegato. Consapevole dell’assoluta necessità di evitare confusione politica e sangue, il suo desiderio di superamento lo induce a dichiarare necessaria la stessa lotta armata (“non abbiamo altra possibilità”) e a non rompere uno schieramento con i comunisti.

Con De Klerk al potere giungerà un interlocutore che si rende conto della insostenibilità della divisione in due del paese, e così il sogno di un Sudafrica democratico potrà lentamente farsi strada per una “riconciliazione” che permetterà di rivelare i misfatti compiuti e nello stesso tempo avviare una comune accettazione di una strada capace di riunificate i sudafricani. Il premio Nobel per la pace, conferito sia a Mandela che a De Klerk, vuol essere anche indicazione che la stessa ricerca di “verità” e di “riconciliazione” può essere valida in altri tremendi conflitti che dividono i popoli della terra. Il dramma rievocato da Lang s’impone infatti nei suoi dati reali e offre il modo di esorcizzare i pregiudizi ed atroci crimini connessi, mentre la “Reconciliation Act” consentirà ai responsabili di violazione dei diritti umani e di tanti delitti di chiedere l’amnistia, a condizione di rendere piena confessione.

Sono pagine della storia contemporanea sulle quali si può riflettere senza nulla concedere ai responsabili di tali violenze ed ingiustizie.

 

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