Ci sembra giusto ricordare le caratteristiche del personaggio, nonché la trama in breve dei primi due libri. E nel risvolto di copertina del primo libro della serie “Sara al Tramonto”, si legge quanto segue: “Sarà non vuole esistere. Il suo dono è l’invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall’anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l’unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un’unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso. Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra – fin quasi i pensieri – della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.
In una mia recensione affermai che in Sara al tramonto De Giovanni era riuscito, come al solito, a creare un mix tra suspense, sentimenti, emozioni e humour, ma allo stesso tempo tra i tanti personaggi da lui tratteggiati con abilità, questa volta aveva dato vita ad una protagonista nuova e straordinaria, una donna umana e sensibile dietro una maschera glaciale e impassibile, una figura femminile esile e minuta seduta sulla panchina di un parco che nella luce del tramonto diventa diversa, poiché “Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima a una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza”. (http://www.napoli.com/viewarticolo.... ).
Affascinata dal personaggio, lessi poi anche il secondo libro della serie “Le parole di Sara”, presentato a Napoli nella Libreria Raffaello - Book & Coffe in un interessante incontro del “Club dei Lettori” con l’autore il 30 aprile 2019. E anche in questo libro ritrovai lo stile inconfondibile di De Giovanni, uno stile pieno di suspense misto a intense emozioni, forte caratterizzazione dei personaggi, prosa che assume a tratti delle impennate liriche e s’innalza al di sopra del frastuono quotidiano, benché non manchino temi reali che vanno oltre il genere noir, come corruzione, difficoltà dei poveri, pericoli delle nuove tecnologie, utilizzo di dati personali e così via.
Il romanzo viene così presentato nel risvolto anteriore di copertina: Due donne si parlano con gli occhi. Conoscono il linguaggio del corpo e per loro la verità è scritta sulle facce degli altri. Entrambe hanno imparato a non sottovalutare le conseguenze dell’amore. Sara Morozzi l’ha capito molto presto, Teresa Pandolfi troppo tardi. Diverse come il giorno e la notte, sono cresciute insieme: colleghe, amiche, avversarie leali presso una delle più segrete unità dei Servizi. Per amore, Sara ha rinunciato a tutto, abbandonando un marito e un figlio che ha rivisto soltanto sul tavolo di un obitorio. Per non privarsi di nulla, Teresa ha rinunciato all’amore. Trent’anni dopo, Sara prova a uscire dalla solitudine in cui è sprofondata dalla scomparsa del suo compagno, mentre Teresa ha conquistato i vertici dell’unità. Ma questa volta ha commesso un errore: si è fatta ammaliare dagli occhi di Sergio, un giovane e fascinoso ricercatore. Così, quando il ragazzo sparisce senza lasciare traccia, non le resta che chiedere aiuto all’amica di un tempo. E Sara, la donna invisibile, torna sul campo. Insieme a lei ci sono il goffo ispettore Davide Pardo e Viola, ultima compagna del figlio, che da poco l’ha resa nonna, regalandole una nuova speranza. Maurizio de Giovanni esplora le profondità del silenzio e celebra il coraggio della rinascita, perché niente è davvero perduto finché si riescono a pronunciare parole d’amore
Aspettando l’uscita del nuovo romanzo, “Una lettera per Sara”, terzo romanzo della serie, ci sembra interessante ciò che De Giovanni in un’intervista ha detto sul personaggio di Sara definita da lui come una giustiziera o addirittura un giudice che lavora sul passato, il che gli consente di guardare ad un “Paese che molte volte ha voltato pagina prima di rileggerla, molte volte ha alzato il tappeto e ha buttato la povere sotto, molte volte ha chiuso delle stanze e ha buttato la chiave: ci sono molti buchi nel passato del Paese”. Secondo quanto egli stesso ha affermato il libro è dedicato a Graziella Campagna, una diciasettenne che lavorava in una lavanderia, uccisa misteriosamente nel 1985: solo dopo vent’anni, grazie alle indagini di suo fratello carabiniere, si è poi scoperto per quale motivo era stata uccisa. Ispirandosi a tale delitto, l’autore ha reinventato la storia ex novo nel romanzo. Ecco l’intervista all’autore: http://www.giancarlapaladini.it/una...
E il libro viene così presentato dalla casa editrice: “Mentre una timida primavera si affaccia sulla città, i fantasmi del passato tornano a regolare conti rimasti in sospeso, come colpi di coda di un inverno ostinato. Che aprile sia il più crudele dei mesi, l’ispettore Davide Pardo, a cui non ne va bene una, lo scopre una mattina al bancone del solito bar, trovandosi davanti il vicecommissario Angelo Fusco. Afflitto e fiaccato nel fisico, il vecchio superiore di Davide assomiglia proprio a uno spettro. È riapparso dall’ombra di giorni lontani perché vuole un favore. Antonino Lombardo, un detenuto che sta morendo, ha chiesto di incontrarlo e lui deve ottenere un colloquio. La procedura non è per niente ortodossa, il rito del caffè delle undici è andato in malora: così ci sono tutti gli estremi per tergiversare. E infatti Pardo esita. Esita, sbaglia, e succede un disastro. Per riparare al danno, il poliziotto si rivolge a Sara Morozzi, la donna invisibile che legge le labbra e interpreta il linguaggio del corpo, ex agente della più segreta unità dei Servizi. Dopo tanta sofferenza, nella vita di Sara è arrivata una stagione serena, ora che Viola, la compagna del figlio morto, le ha regalato un nipotino. Il nome di Lombardo, però, è il soffio di un vento gelido che colpisce a tradimento nel tepore di aprile, e lascia affiorare ricordi che sarebbe meglio dimenticare. In un viaggio a ritroso nel tempo, Maurizio de Giovanni dipana il filo dell’indagine più pericolosa, quella che scivola nei territori insidiosi della memoria collettiva e criminale di un intero Paese, per sciogliere il mistero di chi crediamo d’essere, e scoprire chi siamo davvero”.
Giovanna D’Arbitrio
P.S. Cenni biografici sull’autore: Maurizio de Giovanni, nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora, nel 2005 vinse un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi che gli ispirò un ciclo di romanzi, come Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore e Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverni. Nel 2012 per Mondadori pubblica Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l’ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, (Einaudi 2013), il romanzo Il resto della settimana e per Einaudi nel 2016 Il metodo del coccodrillo. includente Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir. Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 sono Sara al tramonto (Rizzoli) e Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Nel 2019 pubblica per Sellerio Dodici rose a Settembre. Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione anche all’estero.