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SEA-WATCH3: UN PRECEDENTE PERICOLOSO PER IL TERRORISMO

di SANDRO MEARDI
martedì 2 luglio 2019 di sandro meardi

Argomenti: Attualità


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La vicenda dell’imbarcazione umanitaria, al di là degli schieramenti politico-ideologici e delle opinioni pro o contro la politica dei porti chiusi, pone anche un problema di sicurezza nazionale davanti a un natante di sessanta tonnellate non arrestatosi davanti a niente e a nessuno. di Sandro Meardi

Chi avrà la pazienza di leggere queste poche righe forse rimarrà deluso. Non è intenzione dell’autore infatti, riproporre le varie tematiche, i giudizi e le opinioni che in questi giorni affollano le testate giornalistiche, i talk show e i social network intorno alla vicenda che ha visto protagonista la Sea-Wch3 e la sua comandante Carola Rakete. Tuttavia una premessa s’impone, per rendere al meglio, almeno spero, il ragionamento che intendo porre all’attenzione.

Sin dalle prime ore dopo il salvataggio in acque libiche di qualche decina di migranti, la Sea-Watch3 ha ignorato ogni forma di dissuasione dal suo proposito di attraccare in un porto italiano, segnatamente quello di Lampedusa, peraltro nemmeno il più vicino rispetto al luogo del soccorso in mare. Inutile si è dimostrata ogni forma di diffida via radio, come inutili si sono poi rivelati, dopo i ricorsi respinti dal TAR del Lazio e dalla Corte Suprema dei diritti dell’uomo di Strasburgo avanzati dai legali della ONG, i tentativi da parte delle motovedette italiane di evitare che il natante oltrepassasse le acque territoriali italiane.

Come in un film, abbiamo assistito sui teleschermi a qualcosa d’incredibile. Una nave tedesca, battente bandiera olandese, inseguita dalle Forze dell’Ordine nazionali per obbligarne l’arresto con i soli inviti via radio e segnalazioni visive. Fermatasi infine a poche miglia dal Porto di Lampedusa e diffidata dall’entrarvi, notte tempo ha ripreso la sua marcia sino ad attraccare, con manovre che peraltro hanno rischiato di schiacciare una motovedetta della Guardia di Finanza.

Orbene. Un po’ di deformazione professionale, unita alle dinamiche con le quali sono stati condotti gli attentati terroristici degli ultimi anni, a partire dalle Torri gemelle di New York, mi hanno fatto pensare ed immaginare un altro film. Intendo riferirmi alla cosiddetta guerra asimmetrica condotta con abilità e senza scrupoli (vedasi al riguardo quanto scritto tempo fa su queste pagine) dal terrorismo internazionale, che fa uso di vettori (velivoli, autocarri e singoli kamikaze) per portare a segno su obiettivi civili il proprio proposito criminale. Cosa c’è di meglio di una imbarcazione umanitaria, ove sul ponte sono esposti alcuni disgraziati da trarre in salvo, a similitudine di scudi umani come lasciapassare, ma con la chiglia stracolma di tritolo?

Dopo la tragedia di Ground Zero a NY, non è più ammissibile sottovalutare ogni possibile forma di attentato terroristico condotto anche con analoghe modalità con le quali Sea Watch 3 ha dimostrato di poter essere compiuto; e se oggi le opinioni si dividono tra il salutare Carola Rakete come un’eroina o come una donna che invece più verosimilmente ha infranto le Leggi italiane, domani il mancato rispetto di quelle stesse Leggi potrebbe farci tristemente rammaricare, senza divisioni questa volta, di non aver previsto, prevenuto e impedito un attentato di dimensioni catastrofiche.

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Migranti a bordo di sea watch
 

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