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Copertina del libro

Pensiero in rivolta. Dissidenza e spirito di scissione (Barney edizioni 2014)

PENSIERO IN RIVOLTA

Risposta di giovani filosofi alla visione opaca e coercitiva della società contemporanea e del suo pensiero unico.
martedì 8 luglio 2014 di Andrea Comincini

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Diego Fusaro, Lorenzo Vitelli, Sebastiano Caputo


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“Pensiero in rivolta. Dissidenza e spirito di scissione”, è la risposta di due giovani studiosi come Lorenzo Vitelli e Sebastiano Caputo e del filosofo Diego Fusaro alla visione opaca eppur coercitiva della società contemporanea e del suo pensiero unico.

Gli autori, con tre saggi articolati e ben distinti – accomunati dal quel minimo comun denominatore che traccia il titolo del testo – la ribellione – propongono una alternativa culturale e politica alla débâcle occidentale il cui apice può essere rintracciato nelle idee del pensatore Fukuyama a proposito della “fine della storia”.

È Fusaro a definire i confini e le direttive della ricerca, affermando la necessità di oltrepassare la “chiacchera” di heideggeriana memoria per proporre un’ alternativa ideologica che rompa la cortina di ferro del pensare senza domani.

Uno dei temi fondamentali del suo saggio, infatti, riguarda la “notte del mondo” (Heidegger ancora una volta, Sentieri Interrotti), cioè la dimensione contemporanea dell’uomo, il quale non ricorda più nemmeno di aver dimenticato di dimenticare, ed approda ad un nichilismo passivo e assuefatto alla vulgata massmediatica.

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Diego Fusaro

Per tal motivo si afferma che: “Dissidenza è pensiero in rivolta, disobbedienza ragionata al politicamente corretto, spirito di scissione rispetto alle logiche illogiche della società frammentata”. Davanti ad un mondo completamente indotto ad una libera schiavitù, sanzionata con l’auto-schedatura dei nuovi social network, da una scuola fatta a brandelli e da un politically correct che occulta le decine di guerre sanguinarie sparse sul pianeta, “pensare in dissenso” diventa l’unica pratica quotidiana capace di rifondare il reale, sia nella sua dimensione intellettuale che politica.

Per ottenere questo obiettivo è obbligatorio, secondo l’autore, andare innanzitutto oltre la “mistica della necessità”, ovvero l’idea che non ci sia null’altro che la Weltanschauung liberale e liberista come orizzonte per l’azione, ma ricominciare a dissentire, partendo dalla strada compiuta e riformulandola nell’era del postmodernismo. I due saggi seguenti degli autori disegnano queste coordinate, riprendere le redini della dissidenza dalle sue origini, nello spirito moderno, ed infine rammendare la tela strappata del passato con il presente, ma soprattutto col il futuro.

L’analisi affronta ad esempio il percorso dell’affermazione del concetto di individuo, la nascita del protestantesimo e l’affermazione delle idee illuministiche. Le categorie di borghese, di liberale e naturalmente le idee socialiste e libertarie più in generale vengono ad intrecciarsi in una ricostruzione molto lucida e sistematica, seppur a tratti persino troppo generalizzante, sacrificata al pathos narrativo piuttosto che alla ricerca analitica.

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Il terzo ed ultimo saggio evidenzia le stesse qualità dei precedenti per tensione argomentativa ed acume, ma nella sua analisi delle élite e del consenso di massa evidenza come prima una tendenza alla semplificazione, dovuta probabilmente ad una incompletezza metodologica applicata per la disamina. Il riferimento ad autori come G. Mosca o a V. Pareto per enucleare una teoria delle masse e delle élite non è sempre sostenuto da altri autori o scenari che possono definire in maniera pienamente dialettica il quadro stesso della ricerca.

Gli autori, complessivamente, sebbene utilizzino gli strumenti della critica di Marx al Capitale – Fusaro ha recentemente pubblicato un noto volume a proposito, e di gran successo: “Bentornato Marx!” – non sembrano tuttavia affidarsi pienamente ai suddetti, approdando ad una critica alla modernità disomogenea (sono note le posizioni anti euro di Fusaro), che come risultato, nelle pagine finali, concedono anche a Grillo ed a Casaleggio la possibilità di esser loro a dover attuare la futura ed auspicata rivoluzione civile. Pensiero in rivolta è un lavoro interessante, le cui dissonanze sono incentivo e non ostacolo ad affrontarne i contenuti in maniera più ampia e approfondita.

 

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