Mercanti di parole di Mario Guarino (edizioni Dedalo) è un utile libro che riassume in capitoli chiari e ampiamente documentati il mondo della stampa italiana nel corso del lungo itinerario che dalla prima repubblica (il tempo delle “veline” diramate da uffici stampa che facevano “uso pubblico” di mezzi privati) ha condotto alle successive vicende nazionali attraverso gli “abbracci mortali” anche di giornalisti accusati dagli avversari e competitori di essere “pennivendoli”.
I “padroni”, con denaro privato e talvolta con mezzi pubblici, spadroneggiavano, eppure dal “Corriere” alla “Gazzetta del Popolo”, “Il Giorno” prevalse una unilateralità più propria della tifoseria calcistica che di strumenti dalle finalità culturali ma colsero stagioni fortunate. L’autore racconta, con paziente attenzione, anche eventi apparentemente minori in quegli anni di polemiche, contrasti, cambi di padronato e parentele. Naturalmente tra le pagine più significative sono particolarmente meritevoli quelle relative all’influenza della “razza padrona”, ai cambiamenti di posizione, con specifico rilievo all’interpretazione di interessi finanziari. Altrettanto in evidenza sono le interferenze irregolari come nel caso della P2, ma erano anni nei quali “fare il giornalista” voleva dire anche correre gravi rischi, dai delitti veri e propri (Tobagi) alle gambizzazioni di diverse parti politiche (da Montanelli del “Corriere ad Arfè dell’ “Avanti”).
Gli scandali su susseguivano (e ne sono descritti particolari anche poco noti) mentre diversi giornali finanziari diffondevano notizie, voci, dalle quali potevano derivare conseguenze pesanti e talvolta inchieste scottanti che mortificavano la democrazia, ma fortunatamente Guarino appare sufficientemente autonomo per dare “a ciascuno il suo”. L’avventura del “Giornale” di Montanelli fornisce spunti capaci di caratterizzare un’epoca dell’ “italiano medio”, quando scopi politici, interessi editoriali e interferenze variabili si susseguivano e si confondevano. L’arrivo di Berlusconi ha inserito ulteriori motivi di contrasti come di cambiamenti di direzione ma già dalla P2 a Pecorelli, nero e rosso sangue si erano susseguiti mentre tanti confratelli operavano talvolta al limite dell’accettabile. Sono approfonditi i temi riguardanti le frequenze delle reti di informazione e le connesse assegnazioni.
Ecco perché la lettura del libro offre ampia materia di informazione e dibattito, toccando nodi cruciali della nostra vita pubblica, guastata da ingerenze discutibili. Un rilevante numero di giornalisti fanno da attori non minori mentre a parte viene valutata e giudicata la “grande nuova Radio”. Le nuove differenti aree si confrontano, scontrano e dividono mentre si susseguono i contrasti, le rivelazioni. Dalle truffe alle mazzette tutto è raccontato con precisione sino alla “grande spartizione” mediatica, con rinnovate guerre tra piccoli “titani”. È un campionario ininterrotto di motivazioni, richiami, commenti, con osservazioni penetranti che sollevano il lettore dal peso inquietante di tante storie tristi dell’Italia in discesa non fortunata. Il richiamo alla autentica libertà di informazione contribuisce a spiegare casi controversi, peraltro presentati con chiarezza dal libro, trattando in specie alcuni nodi chiave.
Dalle vicende pubbliche a quelle private (caso Boffo) emerge come nulla sia stato risparmiato alle differenti testate. Forse la parte più ghiotta del libro è quella sugli spostamenti di posizioni negli anni ‘60 e ’70 nell’ambito dell’emisfero giornalistico (dagli autonomi alle mani pulite). Il fenomeno del berlusconismo è inquadrato in una condizione della stampa, già in parte degradata.
Brillano alcune pagine che forniscono rivelazioni interessanti senza entrare in troppi casi specifici di chi ha combinato tanti guai. La conoscenza del retrofronte apre sguardi di verità attorno a problemi centrali per la vita politica: atti, comportamenti, idee dei giornalisti. In questo senso l’ampio approfondimento di Guarino offre materiale in abbondanza e di prima mano, dato il ruolo che egli ha svolto e svolge nella stampa italiana. Molti “casi” avvenuti negli ultimi decenni nella nostra stampa trova nella copiosa ricostruzione delle “cronache” di preziosi e precisi elementi di informazione: è questo il merito principale del libro, al di là delle interpretazioni, fantasiose o meno.
Nella prefazione Enzo Mauro commenta gli ultimi anni della nostra vita pubblica, rilevando le qualità del libro ma soprattutto sottolineando i rischi della spartizione lottizzatrice nell’informazione italiana. Interessanti in particolare le osservazioni sul discusso caso Boffo-Veltri: vengono richiamati i termini effettivi della discussa e tormentata vicenda, dando “a ciascuno il suo”, come fa un buon giornalista.