Ennio Flaiano, una verità personale, di Gino Ruozzi (Carocci editore) riconduce al nostro presente lo scrittore abruzzese con i suoi aforismi, la sua prontezza critica, il suo originale, geniale punto di vista sulla realtà umana di Roma e di quel “piccolo” mondo che egli ha saputo rappresentare, ben oltre la sua personale avventura creativa.
Il libro costituisce infatti una delle più complete e analitiche rappresentazioni della finezza culturale di un autentico artista della penna e della parola. Attraverso i suoi racconti, la sua partecipazione a film fondamentali della sua epoca – quella di Fellini, di Tullio Pinelli, di Antonioni, di Maccari, dei caffè di piazza del popolo e di via Veneto – emerge una società che, dopo la bufera della guerra, andava riassettandosi alla ricerca di una più libera, disinvolta, critica ed amara interpretazione degli eventi di cui essa stessa era protagonista. Giochi di parole, di segni, di fantasie, in ambiti che espongono testi letterari di alto livello anche se ai suoi tempi non sempre chiaramente percepiti da una stampa faticosamente alla ricerca di una riscoperta dell’individuo fiaccato dalla guerra e dalle distruzioni.
L’autore, con straordinaria precisione ed attenzione, e con risultati di vera e propria ricerca di documentazione accurata ed ineccepibile, segue la vita di Flaiano, ne penetra i segreti personali, con la sfrontata denuncia del “peggio” che covava ancora in un paese addormentato: ebbene proprio nel ripercorrere il lungo itinerario di una così ricca produzione artistica, Ruozzi è in grado di mettere in rilievo la qualità, la sofferta ascesa dello scrittore, il suo inserimento nel mondo letterario e cinematografico, e poi il gusto al gioco, al divertimento, alla dissacrazione.
Pagina dopo pagina, il lettore vede ricostruire il graduale ma sicuro successo dell’ “irregolare” fotografo di una “buona” società romana, nei suoi piccoli vizi, vista con capacità di autocritica, di cui proprio Flaiano è stato interprete, in opere memorabili della “dolce vita” ad un “marziano a Roma”, finissimo nel rilevare e rivelare sentimenti contraddittori che si combattevano nella sua stessa mente. Le sue acute considerazioni superavano ogni frammentazione, ogni indifferenza moraviana, per porsi quale autentica espressione di un modo preciso di sentire e di esprimersi.
La canzonatura incessante di una falsa rappresentazione dello stato d’animo delle persone che vivevano ed agivano nella grande città è di per sé testimonianza di valori autentici come nei grandi letterati e come emerge nei suoi “racconti”, nelle insinuanti denunce delle “pecche” di quell’ambiente intellettuale che pretendeva di sottrarsi alle piccolezze di cui pure era protagonista indiscusso.
Ebbene, l’intera avventura di Flaiano esprime una sensibilità intensa, capace di leggere ed interpretare i “mali” i “difetti” di quella realtà di cui egli stesso era partecipe. Se riesaminiamo tante opere, tanti scritti, tante battute dell’umorista possiamo renderci conto di come egli stesso era attore principale dei racconti che egli stesso viveva e descriveva con tanta umiltà di fronte alla arroganza altrui, di cui scopriva le pecche reali. Pochi libri come questo qui recensito hanno saputo rendere l’autenticità, l’intimità e, al limite, i “segreti” nascosti dell’artista, rappresentato e valutato nelle sue migliori espressioni, come nei suoi momenti di difficoltà e poi di ripresa, nelle sue interiori debolezze, nella sua arte autentica. Ecco perché nel titolo vi è ben scandita l’espressione “verità personale”, che è esplicazione e spiegazione di una picaresca pronuncia dell’ “animo”. Le figure ricordate, gli eventi picareschi riportati, i testi fedelmente rievocati, i gesti esaltati, la malinconica odissea di una professionalità sempre al vaglio dei lettori, dei colleghi e rivali, tutti momenti di una folgorante carriera. Al di là dei “vitelloni”, fortissimo è lo spirito di denuncia, con “ritratti” a tutto tondo, di cui vi sono ben pochi altri esempi e che chi ha avuto la fortuna di sentire illustrare dalla sua viva voce arguta, distaccata a tratti eppur sempre penetrante, non potrà mai distaccarsi.
Capitolo per capitolo, nel riassumere una esistenza di finissimo valore creativo, ritrovate immagini, modi di sentire, esperienze d’arte e di scrittura, di ricerca, persino nelle sottili “fratture”, proprie d’ogni vero artista. Ogni piccolo atto rivisto alla luce di una emozionante rievocazione satirica conferma la straordinaria forza immaginifica che si ritrova in questa biografia. Opera dopo opera dello scrittore colpisce la semplicità estrema di linguaggio, spiegazione di una eccezionale capacità di narrare luoghi ed ambienti: riproposizione quindi di un “grande” del nostro Novecento. Vi sono quindi mille e mille ragioni per sfogliare questo libro, comprendendone il significato civile e morale ancora prima che artistico e letterario.
Una “maschera” sincera ed espressiva di una filosofia “minore” nel quale si ritrovano la “scorza” dura dell’abruzzese tenace e riluttante ad ogni formalismo, la sottigliezza di una incessante smascheramento della falsità, del cinismo, nell’apparente leggerezza di “generi” letterari tutt’altro che minori. Agli amanti della scrittura sciolta eppur rappresentativa di una specifica età del nostro passato consigliamo di leggere e soprattutto di saper collocare questa straordinaria testimonianza di una esperienza tra le più emblematiche di quella fase storica. Al di là della comparazione e delle contraddizioni viene fuori un grande personaggio che sa esprimere una intellettualità genuina, attraverso la quale potete conoscere e riconoscere la nostra stessa storia, di una Roma tutt’altro che minore, nell’esperienza vitale di un grande artista, creatore e critico insuperabile, una specie di cui si va purtroppo perdendo il ricordo.