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Gesù di Nazaret (Libreria editrice Vaticana)

LA RESURREZIONE DI FRONTE ALLA STORIA


sabato 1 settembre 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Religione
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Joseph Ratzinger


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Leggere la prosa di Joseph Ratzinger (per la Chiesa Benedetto XVI) è piacevole perché la sua scrittura è semplice, discorsiva ed esprime chiaramente il suo pensiero. Gesù di Nazaret (Libreria editrice Vaticana) rappresenta certamente una esposizione accurata della storia di Cristo, ripresa dai Vangeli, uno dei punti fondamentali della storia del mondo occidentale. In questa impostazione sta il centro della narrazione di una vita eccezionale, dal periodo dell’ingresso in Gerusalemme fino alla “resurrezione”, come spiega il sottotitolo.

Confesso, tuttavia, che quando venne edita la pubblicazione, sulla base del semplice titolo generico, ero interessato a conoscere su un simile argomento la rievocazione, da parte di un interprete coltissimo, studioso penetrante, dell’esperienza vissuta dai discepoli di Gesù dopo la sua crocifissione e morte. Sono pensieri e riflessioni fuori dal comune. Ebbene: le 300 dense pagine del volume offrono l’occasione di approfondire punti delicati di una tematica tanto ricca di significati, non solo per i credenti. Tra le pagine si distinguono quelle dedicate alla istituzione dell’Eucarestia, come testimonianza di quel che avvenne nell’ “ultima cena”, la donazione del corpo e del sangue di Cristo, secondo la tradizione cristiana. 10000000000001D500000154CA0F8CC2L’altro aspetto rilevante è certamente la parte riguardante il rapporto tra potere politico (dell’impero di Roma) e i valori religiosi. Nel cuore di Pilato – il funzionario proveniente dall’Italia meridionale che ha fatto strada nella burocrazia imperiale – c’è, scrive Ratzinger, “paura” perché egli si chiede se veramente vi fosse qualcosa di “divino” in quell’ “irregolare” sottoposto al suo giudizio, e pertanto decise di uscire dallo stato di incertezza, “lavandosene le mani”. Un atteggiamento che oggi molti rimproverano a tanti cattolici, che in ben diverse contingenze assumono atteggiamenti simili. D’altronde in Ponzio (proveniente dal Sannio o dal Teramano, secondo le diverse interpretazioni) c’era un fondo di scetticismo, rileva l’autorevole scrittore del libro, anche se il funzionario del potere romano, quale uomo comune dotato di autorità, non escludeva che déi o esseri simili potessero comparire sotto l’aspetto di esseri umani.

Il svela i limiti della democrazia, come ha suggerito alcuni decenni or sono un giurista quale Kelsen. Così si giunge alla flagellazione (che un recente film ha voluto descrivere nei particolari più asciutti e raccapriccianti). E il calvario giunge alla sua conclusione: sulla “croce” si compie il sacrificio supremo, simbolo per tanta parte dell’umanità, dell’incontro tra un essere umano cresciuto nella povertà della Palestina e il “divino”, appunto per quel che significa ed esprime.

100000000000012C000000E588EFD49DMa – ecco la nostra domanda – sugli eventi successivi non sembrano esservi nel libro, al di là delle testimonianze storicamente determinate dalla tradizione, elementi quale la grandiosità di quegli eventi, unici nella storia dell’umanità, richiederebbero. Non il “superamento della morte” – come leggiamo a pag. 225 – bensì la vita vissuta dopo la “resurrezione”, il tempo ulteriore della presenza in Terra, espressione che ha posto non solo alle persone di quella generazione, ma agli esseri umani delle epoche successive sino all’oggi, domande inquietanti, rispetto alle dimensioni del fenomeno “storico”. Con queste nostre modeste considerazioni vorremmo cercare di guardare al di là del “sepolcro vuoto” e dei valori religiosi che ne sono derivati. D’altronde – si chiede lo stesso Autore del libro – può Gesù essere risorto, se giace nel sepolcro? L’interrogativo non è di chi, come noi, ha modeste conoscenze attorno ad un simile argomento, ma del più alto rappresentante della Chiesa che lo pone infatti espressamente ai suoi lettori in riferimento a quanto accaduto allora. E andiamo avanti.

Gesù è apparso agli apostoli (Vangelo di Luca). Egli “mangia con loro e da’ alcune istruzioni”. “Egli” non si è dileguato. “Evidentemente” i suoi discepoli “sono certi di una presenza nuova”. Questo aggettivo innalza il livello, il significato della nuova presenza. Una “prospettiva” che il Papa Ratzinger definisce “un salto ontologico”, una dimensione – riporto le parole del libro – che ha creato “un nuovo ambito della vita, dell’essere con Dio”.

Discorso innegabilmente logico ma quel “nuovo” così richiamato e per le espresse parole usate – per essere riconosciuto nella sua interezza “ontologica”, chiarisce Ratzinger, e per le espresse parole usate – implica, presuppone la fede. La resurrezione dischiude uno “spazio” che “supera” la storia: una “trasformazione” che – conclude lo studioso insigne – “sta al di fuori o al di sopra della storia”.

Ne consegue – si può osservare – che accettare quel “nuovo”, in tale espresso senso, si riferisce appunto ad una scelta derivata esattamente e significativamente dalla “fede”.

 

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