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Rubrica: PASSATO E PRESENTE

SULLA LINEA DEL PIAVE

Anche Bindi, Fini e Bersani sulla linea del Piave!
venerdì 11 dicembre 2009

Argomenti: Politica

Giova ricordare che la Corte Costituzionale ha bocciato il Lodo Alfano con la seguente, semplice motivazione: per derogare ai diritti fondamentali (come quello in questione dell’eguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge) non basta una legge ordinaria, ma occorre attenersi alle procedure previste per le modifiche costituzionali. Un punto fermo, dunque, contro il progressivo smottamento istituzionale generato dalla pretesa che una maggioranza popolare possa legittimare se stessa ed il suo leader a disattendere i principi fondamentali dell’ordinamento con la sola forza dei numeri.

I politologi definiscono una tale pretesa con una espressione che non lascia adito a dubbi sul dove si possa andare finire: alla dittatura della maggioranza.

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Corte Costituzionale

Ecco perché è potuto sembrare un intervento a gamba tesa quello della Corte costituzionale nella corsa del provvedimento relativo all’immunità delle maggiori quattro cariche dello Stato, in realtà una sola a richiederla, l’attuale Presidente del Consiglio, inseguito da procedimenti giudiziari da almeno due anni prima della sua discesa in campo nel 1994.

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Chirac

E’ penoso e patetico che sulla stampa di centrodestra si porti ad esempio la Costituzione francese che, a tutela del Presidente, prevede lo slittamento dell’iter giudiziario alla fine del mandato. Chirac, infatti, col processo riaperto per la sua gestione come sindaco di Parigi, la norma se l’è già trovata vigente e non introdotta ad personam, come accade da noi ogni volta che il Cavaliere incespica e cade nelle sue disinvolte gestioni patrimoniali, e non derogando, come si usa dire, dalla regola morale prima che scritta: non si cambiano le regole in corso d’opera.

Il Cavaliere fa di più e peggio: tenta in tutti i modi di rimuovere l’ostacolo alla radice abolendo il reato in cui è incappato con l’ulteriore aggravante negli ultimi tempi della escalation dalle leggi alla Costituzione ad personam, il tutto condito da una prassi di minacce, facendo attaccare ed insultare, attraverso la stampa del suo stretto ambito familiare, non solo i suoi compagni di partito ma anche le istituzioni, da abbattere come birilli al bowling, quando non sono allineate al suo volere.

Sulla linea del Piave, segnata dalla Corte costituzionale, incominciano finalmente ad attestarsi le forze, dal PD del duo Bersani - Bindi e da altre forze del centrosinistra, da componenti significative del centrodestra, come il drappello destinato a crescere del Presidente della Camera, Fini, il quale non tralascia alcuna occasione per smarcarsi dal Cavaliere, anche in funzione della successione ormai aperta e della possibilità di poter battere un concorrente temibile come Tremonti, sostenuto dalla Lega.

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Bersani
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Rosy Bindi

Una plastica immagine di questo attestarsi sulla linea del Piave, l’ho ricevuta alla presentazione del libro-intervita di Rosy Bindi, “Quel ch’è di Cesare..”, con relatori Fini e Bersani. La Bindi in effetti avverte, per ora a livello istintivo, che non solo nel PD ma in tutto il Paese è in atto uno scontro potenzialmente paralizzante tra due concezioni con un comune fondo plebiscitario - autoritario: da una parte quella del partito principe sotto mutate spoglie, dalla persistenza del centralismo democratico alla veltroniana  suggestione bonapartista (poco importa se francese o a stelle e strisce) e dall’altra quella del principe del partito, padre-padrone e giocatore di bowling, pronto ad abbattere birilli.

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Gianfranco Fini

La partita decisiva si gioca nelle istituzioni e non saranno nuovi contenitori, sfornati a ripetizione per fare da piedistallo alle ambizioni personali, che potranno farci superare le prove che ci attendono.



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