Rubrica: PASSATO E PRESENTE |
![]() Come la camorra mi chiese cinquecento milioni di lireStoria d’ordinario parassitismo
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mercoledì 27 maggio 2009
Argomenti: Attualità Argomenti: Ricordi Anche quel mattino di fine febbraio dell’82 alle otto alzammo le serrande ed aprimmo le grosse porte del negozio di Via Bernardino Rota, dove da oltre mezzo secolo si vendevano tessuti e biancheria ad una clientela vasta ed affezionata per la qualità dei prodotti, i prezzi altamente competitivi ed un trattamento più che familiare.
Quando iniziarono le indagini, potemmo appurare che si trattava dello stesso telefonista di una banda che teneva sotto estorsione diversi esercizi commerciali, in prevalenza della zona Mercato. Prendemmo tempo, dicendo che uno dei titolari era all’estero e che sarebbe tornato non prima di quindici giorni. Poi facemmo assentare un altro socio e così di seguito. Dopo un mese, esattamente il 28 marzo, alle ore 19,30 avviene il primo fatto grave; mio cugino sta rientrando a casa con suo cognato. E’ vestito allo stesso modo, fra i due c’è notevole somiglianza. Ma non sbagliano bersaglio. Un giovane gli si para davanti, si abbassa, gli spara alle gambe. Corsa in ospedale, ansia per giorni e notti. Com’era da aspettarsi, il panico cresce in modo spaventoso e qualcuno dice candidamente e senza riserva che avremmo fatto bene a pagare. Dopo meno di ventiquattro ore arriva la telefonata di rivendicazione, comunicataci sempre dallo stesso telefonista.Ci diciamo pronti a trattare e prendiamo tempo. L’ episodio dell’attentato con ferimento è riportato ampiamente nella cronaca cittadina di quasi tutti i quotidiani. Ai primi di aprile mi reco dal Prefetto, che mi assicura la piena disponibilità sua e dei suoi uffici.
Il pomeriggio del 4 maggio, mentre sono fuori dall’esercizio di Via Bernardino Rota e mostro alcuni capi esposti ad un amico, un giovane con andatura lenta e piedi piatti impugna una pistola e spara ripetutamente verso le nostre vetrine e all’interno del negozio. proprio all’altezza del banco vendita dove pochi istanti prima c’erano diverse persone . Confesso che se avessi avuto una pistola non avrei esitato a sparare .In quel momento giunge una gazzella dei carabinieri.
Prendo il nastro e col brigadiere vado subito al comando della Benemerita. Discutiamo fino a notte inoltrata quale strategia adottare. Inizialmente mi è proposto di aderire all’ordine degli estorsori e restare chiusi per un paio di giorni. Mi oppongo energicamente e rilevo con grande determinatezza che non è certo quella la risposta da dare. E così l’indomani i nostri punti vendita sono regolarmente aperti ed in ognuno di essi due carabinieri in borghese con mitragliette sono pronti a sparare. Per la verità ci furono anche interventi di brillanti funzionari della Questura.
In sei iniziamo a frequentare il poligono di tiro a Fuorigrotta. Il simpatico Lucio mira sempre a quarantacinque gradi e si capisce che non ha la vocazione di diventare tiratore scelto . Per sollevargli il morale, prego Giovanni - molto preciso - di mirare verso il bersaglio di Lucio. E questi è particolarmente felice quando si va al controllo: ha centrato l’obiettivo. E’ tanto felice che offre da bere a tutti. Dopo un paio di settimane siamo muniti di pistole ed aspettiamo i nostri nemici: pronti a fare la nostra parte. Non ci furono più telefonate o atti intimidatori. L’incubo era finito. Avevano saputo? Ma quelli furono momenti di tensione. Non è possibile che tu stai attraversando la strada, vedi due giovani in moto venire verso di te ed hai la certezza di essere un povero bersaglio indifeso.Com’è andata a finire? Forse hanno capito (hanno saputo ?) che non l’avrebbero spuntata, che eravamo ben decisi, noi con le forze dell’ordine. Da allora non si sono più sentiti.Bisogna dimostrare coraggio, molto coraggio. Ma - come ripeteva il buon don Abbondio nei Promessi Sposi - il coraggio uno non se lo può dare. Deve provarci, altrimenti cadrà vittima di un gioco invernale. Per sempre. Diritti di copyright riservati |