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Rubrica: CULTURA

PIERPAOLO PASOLINI AL PALAEXPO

La mostra “Tutto è santo. Il corpo poetico”
sabato 29 ottobre 2022

Argomenti: Mostre, musei, arch.

Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) è uno di quei personaggi che negli Anni ’60 e ’70 del secolo scorso piaceva molto a pochi e poco a molti. Egli stesso del resto dichiarava di avere rapporti solo con gli intellettuali e con il popolo, scartando una buona fascia della popolazione. In occasione del centenario della sua nascita, e a quasi 50 anni dalla sua drammatica morte, la situazione è decisamente cambiata e ora sembra che piaccia moltissimo a molti, tant’è che non si contano le manifestazioni che gli vengono dedicate. A Roma in questo momento c’è un vero exploit di mostre che ce lo presentano sotto molteplici aspetti.

Nel Palazzo delle Esposizioni, in particolare, si tiene fino al 26 febbraio 2023 la grande mostra intitolata “Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO. Il corpo poetico”, a cura di Giuseppe Garrera, Cesare Pietroiusti, Clara Tosi Pamphili e Olivier Saillard (co-curatore per la sezione dedicata ai costumi). La caratteristica della mostra è quella di presentare esclusivamente materiali originali dell’epoca, ovvero un’accurata selezione di oltre 700 pezzi che vanno a comporre un ritratto “corporeo” e inedito del grande intellettuale italiano con fotografie, giornali, prime edizioni di libri, riviste sulle quali per la prima volta comparvero interviste, articoli, interventi, e poi dattiloscritti, filmati, dischi, nastri, e oltre 250 costumi e abiti di scena. Come hanno dichiarato i curatori è “un’esposizione che, in ogni sua parte, parla di amore per le cose e i corpi, nel nome della santità del reale”.

La mostra fa parte di un progetto che accomuna altri due musei, le Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini e il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, per celebrare quasi in contemporanea la figura del grande regista, scrittore e artista nelle rispettive sedi museali. Tutte e tre le mostre hanno il titolo iniziale in comune “Pier Paolo Pasolini. TUTTO È SANTO” e tutte hanno come punto di partenza il tema della corporeità. A Palazzo Barberini viene trattato “Il corpo veggente” (ovvero il ruolo determinante dell’arte per l’ispirazione di Pasolini regista), mentre il MAXXI propone “Il corpo politico” (ovvero l’impegno politico e sociale dell’autore evocato da artisti contemporanei).

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Costume del film Medea

Le tre mostre intrecciano discipline, opere originali e documenti di archivio secondo tre direttrici autonome, specifiche per ogni sede, ma concepite per potersi integrare allo scopo di sollecitare riflessioni inedite sulla produzione pasoliniana, sull’influenza culturale che ha esercitato e ancora esercita sullo sguardo di chi la osserva dal XXI secolo.
Il titolo accattivante, ma forse un po’ criptico, è ispirato alla frase pronunciata dal centauro Chirone rivolgendosi al giovanissimo Giasone nel film Medea (1969):

“Tutto è santo, tutto è santo, tutto è santo. Non c’è niente di naturale nella natura, ragazzo mio Tienitelo bene in mente. Quando la natura ti sembrerà naturale, tutto sarà finito … È un’apparizione quello che vedi alle tue spalle… In ogni punto in cui i tuoi occhi guardano è nascosto un dio e, se per caso non c’è, ha lasciato lì i segni della sua presenza sacra, o silenzio o odore d’erba o fresco di acque dolci; eh sì, tutto è santo, ma la santità è insieme una maledizione. Gli dei che amano al tempo stesso odiano …”.

Sono parole affascinanti, pronunciate nel film dalla voce di Enrico Maria Salerno, che evocano la misteriosa sacralità del mondo arcaico, religioso, senza classi e senza appartenenze ideologiche, in opposizione a quello della modernità, ordinato secondo i principi razionali, laici, borghesi.
Il saggio Chirone aggiunge ancora una frase, che appare in tema con il progetto delle tre mostre pasoliniane: “Per l’uomo antico i miti ed i rituali sono esperienze concrete che lo comprendono anche nel suo esistere corporale e quotidiano; per lui la realtà è un’unità talmente perfetta che l’emozione che egli prova -mettiamo -di fronte al silenzio di un cielo d’estate, equivale in tutto alla più interiore esperienza personale di un uomo moderno”.

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Pasolini con Silvana Mangano

Quella del Palazzo delle Esposizioni è indubbiamente una mostra che invita alla visione dei film pasoliniani - io stessa ho sentito l’esigenza di vedere film come “Medea” e “Teorema”, che ho trovato su YouTube - e alla lettura degli scritti pasoliniani, non solo attraverso i materiali esposti sotto teca, ma anche grazie a numerosi libri lasciati a vista su un grande tavolo, proprio sotto la cupola della Rotonda del Palaexpo, che chiunque può prendere e sfogliare (e magari portar via). I più giovani potranno così scoprire l’intellettuale e il poeta, quello che Alberto Moravia nell’orazione funebre, che ebbe luogo a Roma il 5 novembre del 1975, celebrò con queste parole: “Quando sarà finito questo secolo Pasolini resterà tra i pochissimi che conteranno. Abbiamo perso un poeta e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono solo tre o quattro soltanto dentro un secolo”.

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Costume Medea

Così come i libri, che vanno dal primo suo libretto di poesie in lingua friulana a “Petrolio”, uscito postumo, anche gli articoli in riviste e quotidiani dell’epoca vengono esposti in mostra nell’emozionante integrità della loro prima apparizione. Di ogni citazione è, quindi, non solo indicata ma anche esibita la fonte nella sua realtà materiale: ad esempio, la copia integrale del Corriere della sera del 19 gennaio 1975 dove apparve l’articolo di Pasolini “contro l’aborto”. Oltre alla collaborazione con il Corriere della sera, troviamo le rubriche settimanali sulle riviste Vie Nuove (“Dialoghi con Pasolini”) e Tempo (prima “Il caos” e poi “Letture”), che tracciano con evidenza il suo atteggiamento anarchico, o meglio “corsaro”, per usare una sua espressione. Come viene ricordato dai curatori “tutta la sua produzione giornalistica ha la valenza di uno straordinario Zibaldone di pensieri e di lotta: è nel dialogo, nell’incontro con gli altri che avviene l’esperienza più poetica dei corpi”.

Attraverso la sua opera appare il miracolo della diversità dei volti e dell’individualità del pensiero; la sacralità del femminile, delle negritudini, dei paesi arcaici; l’amore per i dialetti che tendono a sparire a causa dell’omologazione televisiva, così come i canti del popolo; e ancora la povertà come dimensione umana reale di fronte all’irrealtà alienata del consumismo.

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Pasolini con Laura Betti

La mostra si propone di restituire tutta la forza del personaggio, che oggi appare immenso come pensiero, ma che indubbiamente era scomodo, irritante e feroce per molti contemporanei, soprattutto per la sua visione dell’eros e della sodomia, che all’epoca non era accettata. Un aspetto questo che viene ampiamente trattato, esponendo anche i doppi sensi, le barzellette e le vignette (c’è anche una vignetta di Guareschi) rivolte contro la sua sessualità (il termine “gay” all’epoca non esisteva e si usava dire “invertito”); tra i documenti esposti c’è anche una dichiarazione di un medico che reputava l’omosessualità una malattia e che come tale andava curata. È in mostra anche la cronologia di tutti i processi (ben 34), subiti per varie motivazioni.

Il tutto è inserito in un percorso articolato in sette sezioni tematiche: Volto – Le persone sono santi; Dileggio – Il linguaggio dei padri; Femminile – Il sacro che ci è tolto; Abiti – I costumi del corpo; Voci – Di popolo e di poeta; Partitella - La vera Italia, fuori dalle tenebre; Roma – La città in strada e Roma – Complice Sodoma. In occasione della mostra, nella sala cinema del Palaexpo saranno proiettati 45 film di Pasolini e di altri registi.

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Una caricatura in mostra

Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194 Roma Orario: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20 www.palazzoesposizioni.it



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