Rubrica: QUADRIFOGLIO |
La cosmogonia nei miti
Marisa Ciardiello - artista napoletanaLa mostra Primitivismo litico. Momenti figurativi di antichi percorsi di scrittura, è la sintesi ideale del percorso figurativo dell’artista
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sabato 27 dicembre 2008
Argomenti: Arte, artisti Argomenti: Mostre, musei, arch. Ma cosa è la cosmogonia ? E’ il termine usato da Mauro Giancaspro in uno dei testi (l’altro è di Filomena Maria Sardella) di presentazione alla mostra: Primitivismo litico, che Marisa Ciardiello ha presentato il 7 al 28 maggio nell’ambito dell’evento Maggio dei Monumenti 2008, nella sala Leopardi della Biblioteca Nazionale in Palazzo Reale di Napoli. È, la cosmogonia, quell’insieme decodificabile di rappresentazione sulle origini dell’universo e su quanto in esso è vivo ed é manifestato attraverso i miti: ovvero l’essere umano.Mito che ha la necessità d’essere decrittato quando, come “placenta del modo”, viene alla luce e si offre come soggetto “pensante”. In quest’ottica Marisa Ciardiello propone tutta una serie di opere, dalle varie forme oggettuali che di volta in volta ha “concretizzato”, al fine di manifestare a quella tematica una propria “simbologia”. Elemento questo ultimo che attraverso le “terre” e la “pietra”: quali corpi di una entità “vergini”, Le permettono di far trasmigrare il proprio pensiero materializzandolo per offrirsi in una propria nuova vitalità. E non a caso, quelle “sostanze” proposte si offrono come elementi di modifica: ad una corporeità che prorompe ed ha la necessità di essere anch’essa presente nel cosmo. Ed é così quindi che i vari “miti” d’una propria personale creazione, si sviluppano in forme sempre aderenti ad un soggettivo immaginario: figurativamente espressivo. Infatti, Marisa Ciardiello proviene dal quel crogiuolo d’arte che fu l’Accademia di Belle Arti napoletana tra gli anni 50 e 60. Luogo, ed é indubbio, che per le qualità degli artisti che la conducevano può essere ricordato come officina di apprendimento che non ha più avuto eguali nei tempi successivi. E da lì che parte la Sua “educazione figurativa” che non è mai stata “classicheggiante” ma ne rileva le radici in uno ad un personale approfondimento culturale maturato anche nel contesto di identica provenienza. Il Suo quindi, è un linguaggio figurativo fortemente espressivo, trasmesso sia nelle grafiche: che spesso sono elemento preparatorio e di proposizione; che nelle successive fasi di manualità scultorea, così come nel divertismantdei “monili”. Opere che si contraddistinguono per il susseguirsi di elementi che si intrecciano e sono fra loro concatenati; predominando la materia plasmata. Questi componenti, a mio parere, sono: il pensiero legato al generare, che a sua volta è collegato al dolore che, nel percorso intrapreso conduce alla morte. Il primo: é rappresentato dalle “teste” che danno vita nella loro conformazione “sognatrice” ad elementi di riflessione così come nel caso di “Visioni” - un disegno colorato - cm.100x150 (foto 1); che in effetti raggruppa tutti quei fattori prima accennati. E’ infatti dal “corpo testa” che l’anima, come pensiero, transfuga il corpo: ovvero lo diserta per proporsi in forma amorfa, statica, asessuata. Corpo che non ha la parte procreativa. Che non genera sentimento e neppure lo offre ma, è esclusivamente rappresentativo di una trasmigrazione di quel pensiero che lo ha originato. Che emana, nell’indifferenza al dolore, una espressione di rifiuto quale segno di un abbandono al termine “vita”. Amara conclusione di una insensibilità che persiste nel mondo. Che conduce, nella impassibilità totale del “soggetto pensiero”; al trasportare i propri umani abbandoni: verso la morte. Elementi questi che si ripropongono in tante altre delle opere esposte , così come nella “Maternità al negativo” – un gesso–di 90 cm.- (foto 2). Anche in questa, la testa quale fulcro del pensiero, pare allontanarsi, dalla umana ragionevole riflessione e, così come un colpo di vento che allontani il copricapo: “il pensiero” diviene rifiuto dell’elemento nascente. Proteso a chiedere sostegno. Maternità negata e negativa quindi che é sempre più mancante di un gesto, di carezza, d’amore e tale, appare ancora sia nel “Il sogno” –terracotta colorata-h.cm 20x33- che, nei due disegni della “Proiezione”, dei quali particolarmente il primo: -disegno colorato cm. 70x100)- manifesta l’idea d’essere fase preparatoria alla successiva concretizzazione scultorea del tema “maternità”. Ma la Ciardiello vuole anche approfondire sia quei concetti citati che quelli dell’essere umano che si rapporta nella condivisione di quanto produce la quotidianità della vita e, in questa Sua trasmigrazione anche surreale giunge a rappresentare sempre più quei “corpi” evirati da forme di “ umanità. ” perché tali ne affronta il reale; trasformandoli appunto da prima nell’essere che diviene trottola: -che non ha neppure la capacità di ruotare-, e staticamente s’adagia come vasellame “archeologico” nella considerazione d’essere esclusivo elemento decorativo;. e successivamente nei busti, androgini, svuotati, incasellati in un percorso di ricerca d’una errante umanità. Ed ancora nella staticità espressiva della “Memoria”o di “Oriana e il cane”che si enunciano, nella mancanza di movimento, la ricerca di scardinarne la impassibilità affinché vi sia almeno un momento di affermazione, di presenza di quegli esseri sollecitata anche dal penetrare un corpo in fuga trafitto nel “Il Cero”– gesso patinato h. cm.100 - da “pigne” simbolicamente rappresentative non solo di un elemento cosmico ma di una “vitalità” mancante. da sollecitare. E’ indubbio che nel proseguire la narrazione la Ciardiello lascia un particolare senso di riflessione a quanti osservano le Sue opere. Considerazioni legate a quanto di “mistero” è nell’essere umano. E lo fa con un incidere sempre più freddo nelle analisi che vuole proporre così come appare nella duplice fisicità “Dell’amante di Giano” che pur presentandosi come una offerta “votiva” del ruolo femmineo definito, ne vuole evidenziare la contrapposizione a quello maschile indefinito. Enigma da districare come nella “Semiologia del verso” che trasuda tutta l’arrendevolezza ad una evanescente e statica cultura. Cultura, che nella Ciardiello è invece significativamente radicata anche nella storiografia del territorio. Di questo legato alla morte ne evoca uno dei momenti tragici come fu quello della rivoluzione del 1799: - “Bozzetto per un monumento a Gennaro Serra” Anche qui la testa incappucciata del boia, iniziale elemento di pensiero: lo “sfugge”. E la mano che non è solo la sua ma anche di una impazzato popolo, accompagna la mannaia; come silente volontà comune. Appunto di mettere fine al pensiero. P.S.Una rassegna ti decine di foto della mostra e dell’inaugurazione si possono vedere nel sito di Nando Calabrese Diritti di copyright riservati |