Rubrica: PASSATO E PRESENTE |
A PROPOSITO DI SOSTITUZIONE ETNICAdi SANDRO MEARDI
di
martedì 9 luglio 2019
Argomenti: Opinioni, riflessioni La nozione, o teoria di sostituzione etnica, è fatta risalire negli ambienti cosiddetti complottisti, al filosofo aristocratico austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi. Egli in realtà, pur essendo un filo europeista, aveva soltanto delineato profeticamente, nella sua opera principale “PanEuropa e fascismo” risalente agli anni trenta del secolo scorso, una sorta di meticciato universale dell’umanità, dovuto al superamento dei confini territoriali e al venir meno del pregiudizio razziale che pure in quegli stessi anni dilagava in Europa. Oggi la sua teoria è fatta propria dal sovranismo e ribattezzate “piano Kalergi”, ammantandola però di un alone di mistero e di un occulto, quasi esoterico disegno strategico che viceversa non ha più nulla di misterioso e tanto meno di occulto, perché è sotto gli occhi di tutti. Quando tempo fa, durante il programma televisivo di Rai-Storia, dedicato alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente il conduttore Paolo Mieli ha chiesto al suo ospite, lo storico Alessandro Barbero (lo stesso con il quale Alberto Angela intrattiene una rubrica nel suo fortunato programma: “Ulisse, il piacere della scoperta”) i motivi, o almeno tre di essi, che determinarono la deposizione dell’ultimo Imperatore Romano d’Occidente (Romolo Augusto), un silenzio imbarazzato è caduto nello studio televisivo nell’ascoltare la risposta, per le facili interpretazioni che essa offre dell’attualità. Il Prof. Barbero infatti, non ha esitato a far risalire l’evento, nell’incapacità dell’Impero Romano di gestire l’integrazione degli immigrati nelle sue articolazioni amministrative e militari. Proprio esso, che aveva fatto dell’integrazione un suo punto di forza, persino nelle province più lontane dell’Impero, cadde nel 476 d.c. per mano di un condottiero barbarico, Odoacre, che era anche un generale romano a riprova di quanto appena detto. La debolezza di Roma è risieduta in ciò che l’aveva fatta grande: la tolleranza verso la nuova fede religiosa costituita dal cristianesimo; la sua amministrazione ed il suo esercito lasciati nelle mani rispettivamente di funzionari e mercenari germanici; l’abbandono delle sue tradizioni e delle sue radici, sostituite da costumi corrotti finanche nell’amministrazione della giustizia. Da quella data si è soliti far iniziare il Medio-Evo; ma forse, con ben più clamore vista l’abitudine che già si era fatta ad esso, era iniziato già mezzo secolo prima (410 d.c.), con il Sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico e ormai troppo tardi per porvi rimedio. Molti attenti osservatori ritengono che l’Europa, segnatamente l’Italia sia oggi, sotto l’incalzare dell’immigrazione incontrollata, nelle stesse analoghe condizioni nelle quali venne a trovarsi Roma all’apice del suo declino. Un potenza economica dai piedi politici e militari d’argilla che sconta i suoi due peccati, dai conflitti mondiali al colonialismo, con l’arrendevolezza e l’umanitarismo barattati in cambio dell’assoluzione. In questa sua miope interpretazione della storia migratoria verso di essa l’Europa, però, non esita ad abbandonare al loro destino i Paesi che geo-strategicamente sono più esposti al problema migratorio trovando, per altro, una magnifica sponda alleata, e con essa l’alibi del non intervento, nel pacifismo radicale che alligna dentro alcuni di essi. E il caso Italia è emblematico e paradigmatico. Mentre da una parte nei Paesi dell’Est europeo che pure appartengono all’UE, quali sono ad esempio quelli che aderiscono al Gruppo di Visegrad come ad esempio Ungheria, Polonia e Cechia, il sovranismo conservatore non è permeabile ad alcuna capacità interna di interferire con i programmi dei rispettivi Governi contro il fenomeno migratorio, dall’altra l’asse franco-tedesco e aggiungerei l’Olanda, non va oltre le dichiarazioni di buona volontà nel voler aiutare l’Italia, smentite poi dalla più assoluta latitanza sul piano concreto; semmai aggravata dal non assumere posizioni di condanna verso ONG di propria nazionalità o battenti la propria bandiera, a bordo di imbarcazioni sempre più spesso indagate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E’ in questa situazione europea, ove innegabile è l’interesse nazionale dei singoli Stati nel tutelare i propri confini, che vede invece l’Italia fare sfoggio, da parte soprattutto delle opposizioni di sinistra, di capolavori di autolesionismo che rafforzano le altrui politiche d’interesse nazionale a tutto discapito del nostro Paese. Un Paese, il nostro, unico nell’appartenere all’Alleanza atlantica durante la Guerra fredda, con il più grande Partito Comunista di tutto l’Occidente euro-atlantico e la cui graduale metamorfosi, dopo la caduta del muro di Berlino, sino al PD dei giorni nostri è avvenuta modificando oltre al nome e al simbolo, anche lo stesso grido di battaglia marxista di ieri: dal “proletari di tutto il mondo unitevi” al “migranti di tutto il continente africano venite in Italia”. Da qui a capire come mai l’unico porto più vicino e più sicuro dalle coste libiche sia quello di Lampedusa non occorre molto per capirlo. Così come non occorre molto per capire l’attrattiva che riveste o ha rivestito l’ospitalità italiana pari a 35 euro a migrante (raddoppiati in caso di donna in stato interessante o in caso di minore), anziché i 21 euro fissati in sede europea e solo recentemente adeguati allo standard europeo dal Decreto sicurezza voluto dal Ministro dell’Interno. Ma l’accoglienza dell’Italia, senza eguali in Europa, non si esaurisce soltanto nei suoi porti e nella diaria giornaliera della quale, le cronache giudiziarie ce lo raccontano ogni giorno, sovente ben poca cosa perviene al singolo migrante in termini di vitto e alloggio rispetto a quanto è lucrabile su di essa. L’accoglienza italiana va ben oltre tutto questo. Va ben oltre ogni più nera previsione degli stessi complottisti del Piano Kalergi. Un paio di esempi. Non è soltanto garantita la libertà di culto agli ospiti, come è giusto che sia, ma per non turbarne la spiritualità è messa in discussione nei luoghi pubblici la simbologia sacra dei padroni di casa, come di questi ultimi nelle mense scolastiche è messa in discussione la dieta mediterranea in ossequio a quella musulmana. La grande sostituzione paventata dal Conte Kalergi si può senz’altro affermare essere in piena attuazione. Almeno in Italia così è, ove siamo destinati ad estinguerci come popolazione e come civiltà italiana nel giro di massimo qualche generazione. Il saldo naturale tra le morti e le nascite, viaggia oggi ad una media in numeri assoluti di circa 140.000 persone in meno all’anno; oltre un terzo della popolazione ha più di 64 anni e mentre i pochi giovani fuggono all’estero per trovare lavoro, ormai anche i numerosi anziani in pensione seguono il loro stesso esempio per difendersi dalla tassazione pensionistica. Se questi dati siano o meno la risultante di una politica deliberatamente volta a favorire l’immigrazione chiamata risorsa, è lecito sospettarlo; altrettanto lecito è affermare che 35 euro al giorno, potevano costituire anch’essi una risorsa per la politica demografica del nostro Paese contro le culle vuote, pari al corrispettivo di 1.050 euro al mese di assegno familiare per un figlio, in luogo dei ben più modesti 140,5 euro mensili oggi percepibili da una famiglia italiana che si colloca, per altro, nella fascia minima di reddito mensile. Quella, per intenderci, al di sotto della soglia di povertà. Diritti di copyright riservati |