Rubrica: CULTURA |
ROBERT BURNS, IL GRANDE BARDO SCOZZESE“Il contadino istruito dal Cielo”, secondo H. Mackenzie
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venerdì 1 dicembre 2017
Argomenti: Arte, artisti Argomenti: Letteratura e filosofia Argomenti: Poesia “Prendete un essere della nostra specie, dategli una più forte immaginazione e una più delicata sensibilità, e perciò anche più selvagge passioni di quanto sia sorte comune degli altri uomini; destate in lui un irresistibile impulso a una qualche vocazione che lo allontani per sempre da tutto ciò che è guadagno e ricchezza, e poi dannatelo con un appetito più acuto che in qualunque uomo vivente per i piaceri che il danaro può comperare” (lettera di R. Burns a Miss Chalmers, scritta nel 1793). In questa lettera spontanea e sincera a Miss Chalmers, Robert Burns, il grande bardo scozzese, ci offre una veritiera descrizione del suo carattere, ricco di contrastanti aspetti che suscitarono odio o amore nelle persone che lo conobbero. Nacque il 25 gennaio 1759 ad Alloway, in Ayrshire, Scozia, da una famiglia contadina, primo di sette figli. Nonostante le difficoltà economiche il padre cercò di assicurare un’istruzione ai figli. Quindi Burns era una persona colta, anche se fu considerato per lo più un autodidatta che fin dai primi anni non solo lavorava nei campi, ma studiava e scriveva poesie: a quindici anni compose “My Handsome Nell”, che evidenzia già grande senso del ritmo. Dopo la morte del padre, Robert si dimostrò sempre più interessato alla poesia, pur aiutando i familiari nella gestione della fattoria. Avendo avuto problemi a causa del figlio illegittimo avuto da Jean Armour (che in seguito sarebbe diventata sua moglie), pensò di fuggire all’estero, ma per fortuna nell’aprile del 1786 fu pubblicata la sua prima collezione di poesie, Poems - Chiefly in the Scottish Dialect (Kilmarnock Edition) che ebbe un notevole successo, attirando l’attenzione di ricchi e nobili e consentendogli di rimanere in Scozia. Nel 1781, all’età di 22 anni, Burns entrò nella ’St. David Lodge” della massoneria e poiché la sua fama cresceva in fretta, si recò ad Edimburgo per promuovere le sue opere. Nel 1787 entrò in contatto con i letterati dell’epoca, tra cui Henry Mackenzie, che lo definì “heaven taught ploughman” (contadino istruito dal Cielo). Era un giovane ardente, vivace e brillante, dalla parola pronta, ricco di pensieri e di sentimenti, avido di amicizie e sempre innamorato. Per aiutare la famiglia, il poeta cominciò ad esercitare la professione di gabelliere, continuando comunque a scrivere poesie e canzoni tradizionali. Tentò più volte di lavorare nei campi in varie fattorie scozzesi, ma non ebbe mai successo, anche se amava la natura e la società rurale. Forse la miseria e gli stenti patiti in giovinezza lo indussero spesso ad eccessi tra alcool e donne, eccessi che la moglie Jean fu davvero brava nel tollerare per amore. Gli diede, inoltre, otto figli, benché Robert ne avesse avuto già quattro da altre donne. I suoi ultimi anni furono dedicati alla composizione di My love is like a red, red rose e del poema fantastico Tam o’ Shanter, nonché a scritti in favore dei primi moti della Rivoluzione Francese che gli causarono seri problemi. La vita sregolata, le sbornie, peggiorarono la salute del poeta, già minata da disturbi cardiaci, e la sua situazione economica e sociale fu aggravata dalla reputazione in costante ribasso, nonché da debiti e difficoltà d’ogni genere. Nel gennaio 1796, purtroppo, tornando a casa, si addormentò sulla neve e prese un malanno che 6 mesi dopo, il 21 luglio, a Dunfries, lo condusse alla morte a soli 37 anni, mentre la moglie dava alla luce il suo ultimo figlio, Maxwell. In tutte le opere che includono poesie, ballate tradizionali, canzoni romantiche, satire ricche di humour, Robert Burns evidenzia un talento eccezionale per esprimere emozioni universali della vita, sia che egli parli di esseri umani, o di fiori, come una rosa, o di un piccolo animale, come un topo. Ogni sua esperienza viene espressa in versi che descrivono con spontaneità amore e amicizia, passando da canzoni bacchiche a liriche religiose, da leggende e racconti di streghe a alla vita degli animali, dalla bellezza della natura alle lodi della Scozia. Nelle sue satire sferzò ipocrisia e gretto puritanesimo, come in Death and Dr. Hornbook , The Holy Fair, Holy Willie’s Prayer. E malgrado gli errori commessi, conservò sempre un genuino senso religioso, nonché fede nella natura umana, perfino nelle satire che non cadono mai nel cinismo. Ecco alcuni esempi tratti dalle sue poesie e canzoni: Un topo descrive la distruzione del nido di un topo con l’aratro. Il dispiacere per la sorte dell’animaletto stimola riflessioni sul rapporto dell’uomo con il mondo naturale e persino sul futuro dell’umanità.
Ode all’haggis è dedicata all’umile pietanza popolare (haggis = stomaco di pecora ripieno di frattaglie) divenuta grazie a lui il piatto nazionale scozzese: Fiera è la tua onesta, faccia felice,
Il poemetto Tam o’ Shanter, invece, racconta con umorismo la storia di un uomo che dopo aver bevuto all’osteria fino a tarda notte, ritornando a casa assiste a visioni spaventose, come la danza delle streghe:
I versi semplici di A red, red rose, descrivono un amore appassionato e sincero:
Lasciò un’enorme raccolta di poesie e canzoni che senza dubbio hanno influenzato grandi letterati come Ralph Waldo Emerson, William Butler Yeats, Seamus Heaney. Robert Burns è pertanto considerato il ’Bardo Scozzese’ che viene ricordato ogni anno nell’anniversario della nascita, con le famose “Burns suppers”, le cene di Burns, durante le quali cibi tradizionali, recite, canzoni ricordano colui che ha esaltato l’identità di una nazione. Ed è proprio in suo onore che in occasione di Hogmanay (Capodanno), gli scozzesi cantano la canzone con i versi da lui scritti, Auld Lang Syne (nota in Italia come “Il Valzer delle candele”):
Eccola in italiano:
Ecco un video sulla canzone: https://www.youtube.com/watch?v=pWK1AP1Jpco Diritti di copyright riservati |