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“Il sogno è un segno di comunicazione con il cielo” (Talmud)
Dalla biografia d iMasal Pas Bagdadi apprendiamo che è un’ebrea araba nata a Damasco nel 1938: a soli cinque anni fuggì dalla Siria per le persecuzioni antisemite ed entrò illegalmente in Palestina. Accolta in un kibbutz in Israele, imparò là a diventare adulta e ad affrontare la vita. Più tardi in Italia diventerà psicoterapeuta e scrittrice.
Bompiani ha pubblicato nel 2003 la sua autobiografia “A piedi scalzi nel kibbutz”. A Milano ha creato il “Centro giochi di Masal” ed interpretato i disegni dei bambini nella trasmissione “Chi sono io?” sul canale Sky 137. Presidente dell’associazione onlus “Chi sono io”, promuove iniziative psicopedagogiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza.
Nella presentazione del libro si legge quanto segue: -Dopo “A piedi scalzi nel kibbutz”, Masal Pas Bagdad torna a raccontare storie di amore e ricerca che spaziano tra realtà e sogno, ricordi e memoria, legati alla sua famiglia e al suo popolo. Il vecchio nonno appare nella notte alla protagonista, e le sue poche parole la spingono a interrogarsi sulla sua vita e sui suoi figli.
In questo viaggio straordinario fuori dal tempo, Masal visita il cimitero di Tel Aviv e anima i suoi abitanti come per magia, cammina per i vicoli del mercato dove nomi e lingue si mescolano tra i profughi scampati alla Shoa e alle persecuzioni. Con nostalgia torna a rievocare il ghetto di Damasco tra profumi e storie di altri tempi, dove Tune, la bambina di allora, assorbe quello che la circonda e inconsapevolmente si prepara ad affrontare gli eventi tragici della sua vita. ’Ho fatto un sogno’ è un viaggio tra passato e presente, verso un futuro pieno di amore per la vita-.
Trovo tale presentazione molto accurata e ad essa aggiungo le mie impressioni scaturite dalla lettura del libro. Secondo la sottoscritta, dalla storia di Masal emergono grande forza morale e saggezza, evidenziate da significative citazioni che aprono ogni capitolo.
L’autrice ha saputo unire nel libro la sua dimensione più intima e l’eredità della tradizione tramandata dagli anziani che narrano storie del passato ai giovani. Tra sogno e realtà, emergono la figura del nonno nel ghetto di Damasco, quella della madre Miriam, e tante altre. E così citando il Talmud, ella scrive: “Il sogno è un segno di comunicazione con il cielo”.
Non manca tuttavia nel libro l’aspetto più realistico, come il drammatico racconto dei sopravvissuti all’Olocausto e la condizione atavica dell’ebreo errante alla quale ella contrappone tuttavia con acume un’ennesima citazione avvalendosi di una frase di Seneca: “ E’ l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi.
Colpisce, inoltre, la sua condizione di ebrea araba, espressa anche attraverso il doppio nome di Tune-Masal, il suo trovarsi tra due mondi che ella cerca di unire dentro se stessa in pace e colpisce ancora la sua fede nel futuro unito all’amore per la vita che può aiutare a superare perfino dolorosi traumi sperimentati nella delicata fase dell’ infanzia.
In un’intervista ha affermato: -’Le mie vecchie angosce, mi sono servite a identificarmi con le sofferenze degli altri e la speranza e la voglia di vivere oltre a farmi sopravvivere da piccola, mi hanno fatto vivere pienamente quello che mi accadeva. Voglio mettere al servizio degli altri la mia esperienza e fare capire agli adulti come ragionano e sentono i bambini, e quali interventi adottare per aiutarli a crescere bene per diventare degli adulti solidi. Penso che occuparmi delle sofferenze degli altri sia “il mio destino”-.
Suggerisco come interessante il video qui sotto riportato in cui racconta la sua storia:
P.S.
Con Bompiani ha pubblicato oltre alla sua autobiografia, “A piedi scalzi nel kibbutz” (2003) anche “Mamma Miriam” (2013).
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